Una delegazione di lavoratori di Poste Italiane che ha partecipato allo sciopero di questa mattina a Venezia è stata ricevuta dal Consiglio regionale del Veneto. L’incontro è avvenuto a Palazzo Ferro Fini tra il presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti, Nicola Atalmi, segretario generale Slc Cgil Veneto, Marco D’Auria, Segreteria regionale Slc Cgil Veneto e Luca Bof, referente per le specificità dell’area bellunese, in rappresentanza dei lavoratori di Poste Italiane. Presenti anche i Consiglieri regionali Jonatan Montanariello (Partito Democratico) e Enoch Soranzo (Fratelli d’Italia).
Tra i temi della protesta, che dura da circa due anni, la riduzione della precarietà, l’aumento delle stabilizzazioni, la questione del full time e la ricaduta in termini di disservizi sui cittadini-utenti.
“I sindacati ci hanno illustrato una situazione preoccupante – ha riferito il Presidente Ciambetti al termine dell’incontro – dal punto di vista della mancanza di organico e degli orari, una situazione che richiama ancora i tempi dell’emergenza pandemica, mentre il territorio del Veneto ha bisogno di uffici postali pienamente funzionanti che siano in grado di erogare servizi alle imprese, ai cittadini, a chi vede nell’ufficio postale un fondamentale punto di riferimento territoriale. Ci faremo carico di chiedere alla dirigenza veneta di Poste Italiane da dove derivino le carenze di organico e di servizi denunciate dai rappresentanti dei lavoratori: il Veneto dal punto di vista produttivo è una delle più performanti d’Italia, ed è quindi necessario che Poste Italiane ‘corra’ almeno alla pari del nostro territorio”.
“Siamo molto soddisfatti dell’incontro di oggi – ha affermato il Segretario Atalmi a margine dell’incontro – e per questo motivo ringraziamo il Presidente Ciambetti perché il Consiglio regionale si è assunto l’impegno di contattare Poste Italiane: riteniamo infatti che la presenza di questa azienda nel territorio sia importante per il tipo di servizio che viene fornito ai cittadini, ma per farlo serve personale adeguato almeno dal punto di vista della numerosità; attualmente non ci troviamo in queste condizioni, e ciò a fronte delle grandi sfide che Poste Italiane ha in questo momento, con particolare riferimento al ruolo di un’azienda che vuole diventare il luogo dove tutti i servizi ai cittadini vengono facilitati. Per perseguire questo obiettivo serve assumere i dipendenti, in Veneto siamo in una situazione di grave carenza: così non si può andare avanti”.
“Non posso che condividere la grande preoccupazione per un servizio reso sempre più difficile dalla carenza di sportelli sul territorio. Gli uffici di Poste Italiane dovrebbero garantire, a maggior ragione in un momento di transizione digitale come quello in cui stiamo vivendo, sostegno e aiuto alle persone più fragili, in particolare gli anziani. Inoltre, gli uffici dovrebbero rappresentare un presidio utile per i cittadini e le imprese del territorio veneto, parcellizzato in tante piccole comunità, non sempre territorialmente agevole. Certamente ci faremo quindi portavoce di questa esigenza presso i referenti nazionali perché possano riconsiderare un servizio indispensabile ed efficiente per il nostro territorio”, ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale Enoch Soranzo.
“Ho accolto con favore la protesta dei lavoratori di Poste Italiane S.p.A. che oggi, convocati da SLC – CGIL Veneto, hanno portato la loro protesta in Consiglio regionale del Veneto”. Così la consigliera Regionale Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che aggiunge: “Basta guardare i seguenti dati: dal 2016 al 2021 i dipendenti del Gruppo Poste Italiane sono passati da 141.246 a 108.465, una riduzione di circa il 25% in 5 anni, mentre nel medesimo periodo l’utile netto è passato da 622 a 1.580 milioni. Mi sembra chiaro che questi risultati economici sono stati raggiunti sulla pelle dei lavoratori, ma anche dei servizi, con la riduzione degli sportelli e dei tempi di apertura, come testimoniato dagli utenti”.
“Ho apprezzato – sottolinea la consigliera – l’intenzione di Poste Italiane di fare degli Uffici Postali nei Comuni al di sotto dei 15.000 abitanti, tra cui 500 Comuni del Veneto, un luogo che renda semplice e veloce l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione. L’azienda, che rimane a capitale prevalentemente pubblico, deve però affiancare a questo intento un piano di investimento sul personale, per formarlo e motivarlo in questa direzione. Auspico che il Consiglio regionale del Veneto, voglia fare proprie le istanze dei lavoratori delle Poste e delle loro rappresentanze sindacali”, conclude Ostanel.