La Sclerosi Multipla (SM) può esordire ad ogni età, ma è più comunemente diagnosticata tra i 20 e i 40 anni. Ci sono circa 2,5-3 milioni di persone con SM nel mondo, di cui 1,2 milioni in Europa e circa 130.000 in Italia. Il numero di donne con SM è doppio rispetto a quello degli uomini, assumendo così le caratteristiche non solo di malattia giovanile ma anche di malattia di genere. Esistono varie forme di malattia, ma la pratica clinica ha evidenziato come iniziare la terapia il più precocemente possibile porti ad un rallentamento della progressione della disabilità, ricordando che ogni individuo richiede un programma di cura personalizzato. Al fine di sensibilizzare le istituzioni verso un trattamento precoce ed efficace, Motore Sanità ha organizzato il 5° di 10 appuntamenti regionali dal titolo ‘Focus Veneto: #MULTIPLAYER – La Sclerosi Multipla si combatte in squadra’, realizzato grazie al contributo incondizionato di Celgene | Bristol Myers Squibb Company.
“La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia infiammatoria e neurodegenerativa del sistema nervoso centrale, che in Italia affligge più di 120.000 persone, di cui circa 10.000 nella Regione Veneto. La SM è il paradigma delle malattie croniche ad alta complessità assistenziale. Nella maggioranza dei casi, infatti, la malattia esordisce nel giovane adulto (con un picco di incidenza tra i 20 e i 40 anni) e progressivamente evolve nell’arco della vita determinando gradi diversi di disabilità e quadri clinici poli sintomatici complessi. Sebbene la SM sia una malattia neurologica e quindi diagnosticata e trattata dal neurologo, nell’evoluzione della malattia sono diversi i settings assistenziali che si vengono a configurare e che necessitano di un approccio multidisciplinare disciplinare. Va sottolineato che la disabilità fisica e cognitiva prodotta dalla SM determina una importante perdita dei determinanti sociali e una riduzione della qualità della vita, con altissimi costi socio-sanitari (0.25% del PIL italiano). Oltre 15 farmaci immunomodulatori o immunosoppressori sono attualmente approvati e prescrivibili per il trattamento della SM e altri sono in fase di sperimentazione clinica. Numerosi studi hanno dimostrato che il trattamento precoce, i.e., al momento della diagnosi, può significativamente ridurre l’accumulo di disabilità, che si ritiene sia espressione dei processi neurodegenerativi avviati dall’infiammazione cerebrale. È oggi possibile, sulla base di indicatori prognostici clinici e neuroradiologici, personalizzare il percorso terapeutico del singolo paziente, avviando, quando necessario, precoci terapie di seconda linea. Tuttavia, solo una migliore collaborazione e integrazione tra il setting terapeutico Ospedaliero e il setting assistenziale territoriale, in tutte le sue componenti, può consentire la corretta gestione di tutte le fasi evolutive di questa malattia, riducendo i costi diretti e indiretti, e migliorando la qualità della vita dei pazienti e dei familiari/cargivers”, ha spiegato Paolo Gallo, Professore Associato di Neurologia Dipartimento di Neuroscienze Università degli Studi Di Padova