Dopo tanti anni di presidi in piazza per questa maledetta giornata – scrive in una nota sul presidio antifascista Roberto Fogagnoli di Rifondazione Comunista (sopra un video dei fatti) – ieri sono stato diretto testimone di cose che non avrei pensato mai: come spudoratamente la polizia abbia mentito, abbia coperto il corteo dei fascisti, abbia riso in faccia agli antifascisti. Sì, hanno riso, i poliziotti, schierati davanti alla biblioteca di Schio a difesa di Alex Cioni, dei fascisti convenuti a Schio e dei “famigliari” che, finalmente hanno gettato la maschera ed hanno fatto una chiara scelta di campo.
Sono passati da coloro che volevano ricordare a coloro che reggono bordone alle ideologie nazi-fasciste. Da ieri, il Patto di conciliazione, che chiunque volesse impugnare a giustificazione di una “pace” mai raggiunta, non esiste più, è stato disconosciuto da una parte che lo aveva a suo tempo firmato, truffaldinamente aggiungo io, e noi contrari da sempre a quella firma su quel pezzo di carta ne siamo ben felici, perché quel patto ha prodotto frutti marci, era la foglia di fico per sdoganare vecchi arnesi.
Ma torniamo ai fatti.
Io, qualche giorno fa, come rappresentante di Rifondazione Comunista, a nome di Schio Antifascista, e poi altri, sempre a nome di Schio Antifascista, abbiamo informato la Questura che il 7 luglio sera saremmo stati in Piazza. Ci è stato risposto con un’ordinanza in cui si vietavano piazze e movimenti, sostenuta da palesi motivazioni a carattere anticostituzionale e da ragioni legate all’emergenza sanitaria. Gli antifascisti sono stati relegati in una piazza, controllati a vista da decine di poliziotti e con l’ordine di muoverci solo in tre persone per recarci alle lapidi dei fratelli Bogotto per questioni di sicurezza sanitaria: le manifestazioni dovevano essere statiche e quindi quello era il numero previsto, per tutti.
Cito frasi dalla notifica che mi è stata consegnata: “…anche quest’anno sono ipotizzabili manifestazioni di contrapposto orientamento ideologico…”, “…potrà essere consentito uno spostamento (non in corteo) di una rappresentanza di manifestanti (in numero non superiore a 3…”, “…RITENUTO di dover…garantire l’espressione del pensiero, la libertà di manifestare…”, “…il DPCM 11.06.2020 prevede lo svolgimento di manifestazioni pubbliche solo in forma statica…”.
Ebbene, così non è stato o meglio tutto ciò che riguardava gli antifascisti è stato mantenuto, anche a suon di manganellate mentre la marmaglia fascista, perché ormai non ci sono più distinzioni tra i cattivi nazi-fascisti e i “buoni” famigliari, ha potuto fare il corteo, coperti dalla polizia, in 50 persone. Quindi non manifestazione statica ma corteo e non 3 bensì 53 persone (che alcuni funzionari di Polizia hanno giustificato con fastidiosa disonestà intellettuale, con la necessità di tornare alle auto che, guarda caso erano parcheggiate tutte nei dintorni di Via Baratto), guidate in marcia da Cioni, consigliere comunale convertito, da buon voltagabbana, a leghista dell’ultima ora.
Quanto è avvenuto lo sappiamo per certo perché nostri compagni stazionavano al Bar Roma, all’angolo di Via Baratto, e perché un poliziotto messo a fare il guardiano, a mia precisa domanda, quando tutto era concluso, ha risposto sghignazzando e mi ha chiesto perché glielo domandassi visto che già lo sapevo. Peggio, gli sghignazzi di uomini e donne in divisa sono diventati generali quando io ho ricordato loro che in Italia c’è la Costituzione e loro dovrebbero conoscerla a memoria e farla rispettare impedendo marce fasciste e quant’altro.
Dal lato opposto dura repressione; quando il corteo antifascista ha fatto solo cenno di muoversi, movimento che, se i funzionari di polizia avessero letto nella loro giusta dimensione, poteva essere consentito come spostamento fin davanti al Duomo, per poi permettere ad un numero uguale di manifestanti di recarsi in via Baratto è partita la carica.
Il passo in avanti, mezzo metro non di più (io c’ero e ho visto) è stato caricato da una fila di polizia che ha duramente picchiato; non c’è stata richiesta di convenire ad un accordo da parte della questura. Di più, le mie richieste di andare con un altro paio di compagni dell’ANPI, accompagnati da funzionari, a vedere ciò che stavano permettendo in Via Baratto non è stato nemmeno ascoltato. Ci siamo rivolti ad uno di loro e questi non ci ha nemmeno guardati in faccia, l’ordine chiaro era: fare sfilare i fascisti, permettere loro ogni cosa e reprimere violentemente gli antifascisti.
Ripeto, ieri in piazza la costituzione e le leggi dello stato sono state stracciate dalle forze in divisa. Io sono fermamente propenso a presentare denuncia contro ignoti per questi fatti: ignoti perché non conosciamo i loro nomi ma noti perché tutti parte di quei corpi che dovrebbero difendere e mantenere la legalità democratica e antifascista.
1) E’ stata calpestata la Costituzione. La XII disposizione finale recita: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. E questo divieto deve concretizzarsi nell’impedimento a chi è portatore di ideologie di morte sconfitte dalla storia a dimostrarle. Invece ieri è avvenuto tutto il contrario.
2) E’ stata vilipesa la Costituzione: cosa sono se non vilipendio alla Carta gli sghignazzi dei poliziotti che hanno sottolineato il mio richiamo ad ottemperare al dettato costituzionale e al rimprovero di aver difeso i fasci? Io voglio che questi personaggi vengano perseguiti. A questa gente non va più bene nemmeno uno stato liberale come è ora il nostro, figuriamoci uno stato antifascista.
3) E’ stata violata la legge Anti-covid, legge dello stato, imposta agli antifascisti ma non al corteo nostalgico repubblichino. Chi eleverà ammende a carico di tutti i funzionari della Questura che hanno permesso questo?
La misura è colma. Pretendiamo i filmati del corteo ed i nomi di chi ha gestito la piazza a senso unico, a favore dei fascisti.
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