Screening per la popolazione in “zona arancione Pfas”. Guarda (EV): “ora necessario informare correttamente”

430
Pericolo Pfas
Pericolo Pfas

Un segnale positivo che giunge dopo la visita della delegazione ONU. Ora corsa contro il tempo per ridurre l’esposizione ai Pfas. Sui Pfas semaforo verde dalla Regione del Veneto allo screening per la popolazione residente nella zona arancione”.

Cristina Guarda (Europa Verde Veneto)
Cristina Guarda (Europa Verde Veneto)

A Commentare l’importante novità è la consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda che aggiunge: “Ammetto di aver perso il conto di quante interrogazioni ho presentato in Consiglio regionale del Veneto relativamente ai Pfas e, in particolare modo, sulla necessità di estendere gli esami a tutta la popolazione delle aree interessate dalla presenza di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate”.

“Si tratta di un passo in avanti importante, ma attenzione: non ci risulta che ad oggi tutti i residenti in zona rossa siano stati ancora sottoposti allo screening. Assicuriamoci -prosegue la consigliera – che questa falla organizzativa non si ripeta anche per quanto riguarda la zona arancione. Basterà lo screening per andare incontro alle richieste avanzate da Mamme No Pfas e altri?”.

“Lo screening – sottolinea Guarda – è solo un tassello di una strategia ad ampio raggio che da tempo indichiamo, senza però trovare riscontro. Il problema è che con i Pfas non si scherza, esitare può significare mettere in pericolo altre vite. Per questo continuo a ribadire la necessità di una campagna informativa a tappeto, molti cittadini ancora non hanno compreso a pieno i rischi che derivano dalla esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche. Va inoltre riferito, come fosse un mantra che la principale fonte di esposizione per la popolazione è l’ingestione di acqua potabile e di cibi contaminati, motivi per i quali, insisto da tempo sulla rilevanza della gestione tecnica agronomica e sulla importanza di assicurarsi che le produzioni alimentari delle zone coinvolte siano prive di Pfas. Il rischio – conclude Guarda – è che a causa dell’acqua utilizzata nei campi o dai privati, finisca nelle tavole degli italiani cibo contaminato”.