“L’ennesimo atto di antigiudaismo commesso da colui che ha lasciato un commento vigliaccamente anonimo nella bacheca del comune di Schio forse non meriterebbe attenzione mediatica. Ma spendere poche parole sul tema ritengo sia tuttavia necessario” afferma Emanuel Segre Amar (Federazione Sionista), di cui abbiamo raccolto un commento a proposito dell’episodio qui raccontato avvenuto a Schio. “Senza entrare nel merito dell’evidente ignoranza grammaticale e, di conseguenza storica, e della realtà della quale scrive, di colui che ha scritto su questo pezzo di carta: “LA SENATRICE EBREA CHE SI DOMANDA DOVERA (sic) DIO ERA LA DOVE LAI (sic) MESSO TU L’EBREO A (sic) LA MEMORIA CORTA DIO NO” con accanto una croce, ritengo che sia necessario interrogarsi sull’utilità di tanto parlare di Shoah nel modo fino ad oggi seguito se, poi, l’antisemitismo più becero continua tale e quale“.
“Qui si ritorna sull’accusa di deicidio che perdura da due millenni, e, di sicuro, non possono bastare pochi anni per annientarla. Ma se in Italia, ed in Europa, nonostante le manifestazioni che ogni anno si ripetono il 27 gennaio, poco più del 20% sa che cosa fu la Shoah, dobbiamo ripensare a come combattere in modo differente questo virus. E non nascondiamoci che anche i media, con tanta mala-informazione che compiono quando si parla di Israele, hanno la loro responsabilità che poi si proietta nelle scuole e nelle università“.
Abbiamo sentito anche il parere di Roberto Israel (Associazioni figli della Shoah): “intanto si nota una profonda ignoranza della lingua italiana, quindi mancando la cultura scolastica di base chi ha scritto questo cartello è sfortunato, è da biasimare più che da condannare. Se lo incontrassi gli direi ‘raccolgo soldi per farti studiare l’italiano, la storia, la geografia’. Per quanto riguarda l’attacco alla senatrice Segre, penso che i media esasperino la sua figura. C’è troppa altezza mediatica, spropositata, ma anche lei infatti ha detto che non interverrà in più pubblico. Ce ne sono altri testimoni delle persecuzioni ma non vanno strumentalizzati. Più gravi del cartello sono semmai certe posizioni di certi personaggi pubblici, a favore o contro le persecuzioni, le discriminazioni, penso per esempio al dibattito sulla cosiddetta legge Fiano: non ci doveva nemmeno essere il dibattito. La Germania ha fatto i conti con la propria responsabilità e ha preso posizione, non tanto con il processo di Norimberga ma soprattutto con quello di Francoforte negli anni ’60, il primo processo celebrato in Germania di fronte ad una corte di giustizia tedesca per i crimini nazisti nei confronti degli ebrei e delle altre popolazioni perseguitate. 20 persone che avevano commesso crimini ad Auschwitz e poi dopo la guerra avevano ripreso una vita normale, sono state rinviate a giudizio. L’Italia ancora non ha preso una netta posizione di condanna per i crimini del fascismo, tranne per il presidente della Repubblica Mattarella che è l’unico che nei suoi discorsi rimarca sempre questa responsabilità”.
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