Il professor Romano Pesavento, presidente del CNDDU, Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, proprio nella giornata dedicata ai docenti, riflette in un comunicato sulle difficoltà in cui si trovano ad operare gli educatori nell’avvio dell’anno scolastico in corso: “è inutile, quanto irrispettoso della verità, sostenere che la scuola non sia in difficoltà; indipendentemente dai banchi con le rotelle, ancora in molti casi non consegnati e sulla cui utilità ci sarebbe da discutere, dalle soluzioni igienizzanti e dalle mascherine più o meno messe a disposizioni dalle famiglie, a seconda delle disponibilità delle singole scuole, sarebbero altri i fattori cruciali su cui si potrebbe / dovrebbe operare per garantire reali condizioni di sicurezza. Basti pensare alle classi pollaio, che continuano a sussistere, alle quali si cerca occasionalmente di rimediare, proponendo la Dad, ma che continuano a costituire uno strascico pesante della Riforma Gelmini, su cui non si è intervenuti neanche in seguito. Per non parlare del distanziamento sociale; anche laddove il famoso metro tra le rime buccali venga garantito, rimangono tutti i problemi connessi alla esuberanza e superficialità dei giovani, poco inclini alla disciplina e alle nuove regole, soprattutto negli istituti “meno blasonati””.
“Apprendiamo dal CTS che sarebbe ammesso lo scambio di materiale scolastico, nonostante il World Health Organitation continui a sostenere che “Si può contrarre l’infezione respirando il virus se ci si trova nelle immediate vicinanze di una persona affetta da COVID-19, oppure toccando una superficie contaminata e poi toccandosi gli occhi, il naso o la bocca.” L’igienizzazione delle mani rimane un presidio determinante, ma tra bambini piccoli e adolescenti distratti, può non essere osservata come sarebbe necessario. Intanto sono 154 scuole chiuse e oltre 1.150 con contagi (Sky tg24). Chiediamo che all’interno del CTS vengano inseriti alcuni rappresentanti della classe docente – prosegue la nota – in quanto perfettamente consapevoli delle problematiche esistenti nei vari contesti e dei limiti strutturali di tanti istituti scolastici. Con 835mila unità il corpo insegnante è una comunità vastissima; se aggiungiamo gli 8 milioni di studenti, ci rendiamo conto che la partita contro il Covid si gioca proprio a scuola. Attualmente si percepisce tanta delusione per la scarsa considerazione riservata a una categoria che sia per numero che per ruolo dovrebbe avere maggiori garanzie – conclude la nota – rappresentanza e tutele”.