Scuola, Fantò (Psi): “altro che didattica a distanza, investire sul trasporto pubblico!”

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Non è saggio pensare – scrive in una nota Luca Fantò, resp. naz. PSI scuola, università e ricerca – di economizzare sull’educazione dei nostri giovani sacrificandola sull’altare del risparmio. Non è giusto sostituire la didattica in presenza con quella a distanza. Non è possibile accettare passivamente l’inadeguatezza dei servizi di trasporto pubblico di alcuni territori.

Alcuni Presidenti di Regione, nei giorni scorsi hanno proposto al Governo la “dad” (didattica a distanza) per tutte le scuole superiori.

Ben ha fatto il Governo a non ascoltare tale richiesta.

Di fronte all’inattesa emergenza dello scorso anno scolastico, la nostra classe docente ha saputo dimostrare le proprie capacità di adattamento, la propria professionalità, la propria coscienza civile convertendo rapidamente le attività di didattica in presenza in didattica a distanza. I mesi di didattica a distanza hanno però dimostrato come non si tratti di uno strumento efficace.

Non è casuale che, dall’inizio dell’attuale anno scolastico, archiviando la “dad”, nelle scuole si siano proposte azioni di didattica digitale integrata (“ddi”), non come sostituto della didattica in presenza ma come utile supporto.

Se la “dad” può giovare ad alcuni studenti dotati di strumenti efficaci e già chiaramente indirizzati nel loro percorso di studi, negli altri casi, la maggioranza dei casi, si trasforma in un insuperabile ostacolo all’apprendimento. In questo senso la “dad” è strumento di discriminazione sociale.

Ecco quindi che i Presidenti di Regione, invece di proporre soluzioni che condizionerebbero fortemente la didattica, potrebbero cercare di reperire, anche in vista dei finanziamenti che arriveranno dall’Europa, più fondi per potenziare il parco mezzi e assumere personale per il trasporto pubblico rendendolo più sicuro ed efficace per l’intera popolazione dei loro rispettivi territori. Esattamente ciò che noi socialisti da tempo stiamo chiedendo.

Forse, se qualcuno aveva qualche dubbio sull’eventuale drammaticità di una regionalizzazione dell’Istruzione pubblica, è giunto il momento di riflettere su cosa l’episodio di ieri ci ha insegnato, sul senso delle richieste di alcune Regioni..

Forse i fautori della regionalizzazione dell’Istruzione potrebbero chiedersi cosa accadrebbe se una materia così delicata dovesse divenire competenza di ogni singola Regione italiana.

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