Nel terzo appuntamento organizzato dall’associazione “Per una Grande Vicenza“, di cui pubblichiamo la nota, la scrittrice Mariapia Veladiano ha tracciato le difficoltà del mondo scolastico, ma anche il suo imprescindibile ruolo di baluardo della democrazia e della convivenza sociale.
Le opportunità del PNNR a Vicenza
Il mondo della scuola si incontra, si confronta, si interroga. E progetta. Sul tavolo un manuale di saggezza quotidiana applicato al mondo dell’educazione: “Oggi c’è scuola. Un pensiero per tornare, ricostruire, cambiare”, l’ultimo prezioso lavoro di Mariapia Veladiano (edito da Solferino) ospite del terzo appuntamento intitolato “Il presente futuro e il passato che non passa”, promosso dall’associazione “Per una Grande Vicenza” venerdì pomeriggio 10 giugno, alle Missioni estere di viale Trento.
Mariapia Veladiano parlava di cose che conosce e che ha visto da insegnante e da preside, incalzata dal suo collega Raffaele Colombara, docente al Montagna, che ha posto il tema della serata chiedendole come la scuola possa diventare un centro di comunità nelle nostre città sempre più private di luoghi di incontro, di aggregazione e identità.
In quasi due ore di riflessioni dei relatori e di dibattito schietto e appassionato con i molti docenti presenti, è emerso come sia importante difendere la nostra scuola pubblica, seppur piena di magagne, in quanto bene comune della collettività, alla stregua dell’acqua e della salute.
“La scuola – ha ripetuto Mariapia Veladiano – è un insostituibile presidio di democrazia, l’unico serio laboratorio di convivenza perché moltiplica le occasioni di integrazione. Se noi non alleniamo fin da piccole le giovani generazioni a conoscersi, a considerare l’altro più simile che diverso, il mondo è destinato inesorabilmente ad esplodere”.
Sebbene, poi, la scuola sia da anni usata per fini demagogici, in quanto i precari che non entrano di ruolo sono facilmente ricattabili, tuttavia ci dobbiamo tenere stretto questo modello di istruzione pubblica perché è qui che tutti hanno accesso, ed è qui che i cittadini di domani sperimentano in anticipo quanto troveranno da adulti nella società.
Come fare per la formazione professionale, considerato che il mondo del lavoro cambia statisticamente ogni 5 anni, mentre i nostri programmi arrancano nel tenere il passo dell’innovazione, chiede Colombara.
Il problema, replica Veladiano, è che noi adulti non abbiamo fede, abbiamo più paura che speranza. E così i genitori ci chiedono di proteggere i loro figli, mentre dovremmo prepararli ad ogni evenienza, perché il nuovo lavoro non va cercato ma creato. E gli abbandoni scolastici sono un dramma per almeno tre motivi: il ragazzo si sentirà perso, infelice e incubatore di tensioni. Di fatto, un costo sociale, anche se non necessariamente economico. Ecco perché la scuola è anche un presidio insostituibile di legalità e serenità sociale.
E come ridisegnare le nostre città, ora che arriva l’ondata di risorse portate dal PNNR?
È senza dubbio un’occasione privilegiata, che va giocata bene, dice Veladiano, che presuppone la capacità, nonché il coraggio e la fatica, di ascoltare tutti, ma partendo dai ragazzi, dai loro genitori, e guardando alle mille necessità e risvolti legati alla quotidianità dell’esperienza scolastica. Non è possibile, giusto per fare un esempio, che la cittadella degli studi di via Baden Powel sia stata realizzata mirando a creare solo cubature e aule, senza preoccuparsi di altro. E si è finiti col dimenticarsi di come far arrivare e far ritornare a casa i ragazzi con i mezzi pubblici, di come e di dove accoglierli nei momenti di pausa offrendo loro un minimo di comfort e di ristoro, addirittura ignorando la necessità di dare un riparo alle biciclette. Questo della Cittadella degli studi, ha rimarcato l’ex preside del Boscardin, è un esempio paradigmatico di come gli adulti, e in definitiva le istituzioni, ascoltino sì i ragazzi, ma non li vedano, perché propongono loro progetti e contesti pensati e realizzati senza tenere conto delle loro reali esigenze.
Nel denso dibattito che ne seguito, si è parlato anche del tempo che si dovrebbe riservare alle relazioni con gli alunni che hanno nella scuola l’unica superstite agenzia di socializzazione; del peso insopportabile delle incombenze burocratiche che sottraggono risorse e tempo privilegiati alla preparazione dell’insegnamento; di criteri di valutazione degli alunni ma anche degli insegnanti, per i quali non si fanno concorsi da anni e sono immessi in ruolo secondo criteri di anzianità di servizio e null’altro. Con il grosso limite che, poi, chi si rivela non all’altezza, è inamovibile.
Ciononostante, ha ribadito Mariapia Veladiano, la scuola italiana gode di un gradimento che va oltre il 50%, dopo il papa e Mattarella, e prima dei politici, relegati ad un 8%. Ciò significa che è una realtà fondamentalmente sana, positiva, di grande qualità.
Nelle loro conclusioni, la presidente dell’associazione “Per una Grande Vicenza” Monica De Bortoli e del consigliere Otello Dalla Rosa, i ringraziamenti per il qualificato e numeroso pubblico, per l’appassionata e puntuale testimonianza della relatrice, ma anche per la convinzione, ribadita anche in questa occasione, che la scuola sia un motore di comunità, un elemento cardine nella costruzione di un nuovo progetto di città fondato sui precisi valori dell’inclusione e la qualità del servizio pubblico, elementi che stanno alla base della nascita dell’Associazione stessa.
(info@grandevicenza.it)