Se 44 anni vi sembrano pochi… Libertà per Leonard Peltier

204

Il 6 febbraio 2020 sono 44 anni (16.070 giorni) da quando un uomo innocente è stato rinchiuso in un carcere statunitense. Il nome di questa persona è Leonard Peltier, nativo americano e attivista politico del movimento per i diritti del suo popolo, ingiustamente accusato dell’omicidio di due agenti del FBI e condannato a due ergastoli.

Una condanna “già scritta” arrivata dopo un processo pieno di irregolarità, pressioni verso testimoni, minacce e prove costruite e palesemente inconsistente se non false. A Leonard Peltier, in tutti questi lunghi anni di prigionia e nonostante che fossero emerse ulteriori prove e testimonianze che dimostravano la sua innocenza, è stato sempre negato il diritto di ottenere una revisione del processo.

Così come, da parte dei vari presidenti che si sono succeduti alla Casa Bianca, è stato rifiutato qualsiasi gesto di giustizia che ne permettesse la scarcerazione. Leonard Peltier è stato ingiustamente condannato ed è ancora in carcere perché è un uomo che non si è mai arreso né sottomesso alla discriminazione e alla brutalità con le quali il suo popolo viene trattato nei “tanto democratici” Stati Uniti d’America. Un uomo scomodo per un potere che non ammette nessuna opposizione al modello di società imperante. Leonard Peltier è la dimostrazione che negli Stati Uniti esistono prigionieri politici e che, in quel paese la giustizia non sia uguale per tutti ma venga applicata tenendo conto del colore della pelle, della ricchezza dell’imputato, dei suoi ideali politici. Una giustizia discriminatoria e per nulla equa.

Dopo 44 anni di carcere, dopo tanti anni di isolamento Leonard Peltier è ancora e per sempre un uomo libero perché non ha mai smesso di pensare, non è mai sceso a compromessi né ha mai abiurato i suoi ideali e alla lotta. Leonard Peltier ha pieno diritto di uscire dalla prigione, respirare l’aria che respirano gli uomini liberi e camminare nel mondo senza catene. È tempo che il mondo riconosca come contro Leonard Peltier sia stata commessa, da parte degli Stati Uniti, la più odiosa delle ingiustizie.

Un’ingiustizia che può colpire chiunque non sia omologato al sistema perché, come dice Peltier: “la mia colpa è essere nativo americano, e la tua?” . Facciamo un appello a chi non si arrende di fronte alle ingiustizie, a chi non gira la testa dall’altra parte, a chi lotta per un mondo migliore e più giusto rifiutando qualsiasi discriminazione: ricordatevi di Leonard Peltier e dite a tutti, anche a chi è indifferente, a chi non conosce la storia di quest’uomo, a chi preferisce non sapere, che nessuno può dirsi assolto se non fa qualcosa perché Leonard Peltier possa tornare libero.

Articolo precedenteCarnevale 2020: sabato 8 febbraio la “Festa veneziana sull’acqua – prima parte” sul rio di Cannaregio
Articolo successivoMobilità, quasi 1 veneto su 3 si sposta a piedi o in bicicletta: in aumento rispetto a dieci anni fa
Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.