La “merce” sulla Sea Watch 3 e il pugno duro del “ministro della paura” Matteo Salvini

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Leggo che la “Sea Watch 3” con 42 persone (profughi, clandestini, immigrati, naufraghi … come vogliamo chiamarli? … comunque sono persone) è entrata nelle acque territoriali italiane dopo due settimane di “stallo”. Abbiamo forse la misura di questo fatto?

Quarantadue persone non possono rappresentare un pericolo per l’Italia e tanto meno per l’Europa che su questi fatti chiude entrambi gli occhi dimostrando una incapacità e mancanza di volontà imbarazzanti. Tanto meno si tratta di “invasione di clandestini” (ah, nel frattempo sono sbarcate in Italia 200 persone … profughi, clandestini, immigrati, naufraghi … come vogliamo chiamarli? … comunque sono persone). Ma il “ministro della paura”, Matteo Salvini, ha annunciato il pugno duro. E, al solito, ha emesso dichiarazioni propagandistiche prive di alcun senso né logico né di umanità.

Alcune sue dichiarazioni riportate da ANSA sono : “Chi se ne frega delle regole ne risponde, lo dico anche a quella sbruffoncella della comandante della Sea Watch che fa politica sulla pelle degli immigrati pagata non si sa da chi”. .. “Se qualcuno pensa che le leggi siano barzellette pagherà fino in fondo” … “L’immigrazione non può essere gestita da navi fuorilegge: siamo pronti a bloccare qualunque tipo di illegalità. Chi sbaglia, paga. L’Europa? Assente, come sempre”… “Io non do autorizzazione allo sbarco a nessuno, non la do e non la darò mai, nessuno pensi di poter fare i porci comodi suoi sfruttando decine di disgraziati e fregandosene delle leggi di uno Stato. I governi di Olanda e Germania ne risponderanno, sono stufo”.

Sono frasi che prese una alla volta e fuori dal contesto possono anche sembrare “severe ma giuste”, ma se si tiene conto della realtà marciscono presto. Non dare l’autorizzazione dello sbarco a nessuno è qualcosa di inumano, ma quando uno come Salvini (capo della Lega) affronta la questione legalità la cosa diventa francamente incredibile. Dice che le leggi non sono barzellette (e accusa qualcuno di pensarlo), dice che nessuno può fare i suoi porci comodi fregandosene delle leggi … Ma, come la mettiamo con i 49 milioni che la Lega deve ridare allo Stato? Li deve ridare perché palesemente ha fatto i “suoi porci comodi fregandosene delle leggi. Ma li ridarà in oltre 70 comode rate annuali (forse, vedremo, tanto tra 70 anni saremo tutti impossibilitati di verificare per ovvie ragione).

E, allora, spiegatemi di cosa si sta parlando? Qua si tratta in primo luogo di salvare 42 persone. La Sea Watch 3, il suo comandante, l’equipaggio, violano qualche legge? Saranno sanzionati e condannati (del resto la comandante della nave ne è cosciente). Ma le 42 persone che sono sulla nave non sono “merce“, sono persone e hanno tutto il diritto di vivere ed essere accolti.

Ne va della civiltà e lo dicono le leggi internazionali e quella dichiarazione universale dei diritti umani che, forse, è più importante e che sicuramente è scritta meglio di qualsiasi legge del ministro (sic) Salvini.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.