Seconda udienza a Palermo contro Angelo Di Natale, il collega già nel Vicentino e ora collaboratore di VicenzaPiù: “è colpevole” di aver accusato la Rai di “pubblicità occulta”

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Avremmo voluto documentare con immagini e con la registrazione originale del dibattimento l’udienza del 29 settembre 2017 del processo che, dinanzi al tribunale di Palermo, vede imputato il giornalista Angelo Di Natale (nella foto), che ora fa parte della nostra squadra soprattutto per le questioni processuali di BPVi e Veneto Banca (clicca qui) e che era molto noto nel Vicentino già nei primi anni duemila. Il collega, ora nostro collaboratore, è accusato di calunnia in relazione alla presunta falsità di alcune affermazioni contenute in un esposto da lui firmato contro il fenomeno della pubblicità occulta nell’informazione di Tgr Sicilia della Rai, contro il prodotto informativo viziato a suo avviso da interessi privati e da non pochi casi di “parentopoli” e contro la gestione discriminatoria della redazione.


La video registrazione non ci fu permessa nella prima udienza del 29 settembre ma domani, giorno, della nuova udienza del processo al tribunale di Palermo, è, si spera, un altro giorno per cui VicenzaPiù seguirà l’udienza e conta di poterla documentare sia in audio che in video, a differenza di quella precedente.

In quel caso, nonostante il Tribunale avesse giustamente autorizzato le riprese, subordinatamente al consenso delle parti e nonostante tale consenso fosse da esse stato prestato, la nostra troupe rimase bloccata all’interno dell’aula per la mancanza del nulla osta da parte della Procura generale. Nulla osta che viene sempre dato, attenendo solo ad un profilo di sicurezza generale che in questo caso non veniva in alcun modo in rilievo. Infatti la procura generale non lo negò: semplicemente, nonostante la totale disponibilità del giudice Salvatore Flaccovio a farsi parte attiva nella ricerca di un magistrato, uno qualunque in servizio che potesse dare l’autorizzazione, ciò non fu possibile. Durante un’apposita non breve sospensione dell’udienza, non si trovò alcun magistrato libero per poter vagliare la richiesta. Lo stesso giudice si disse dispiaciuto, invitandoci a tornare in occasione delle udienze successive, considerato l’interesse da noi attribuito ai temi oggetto di dibattimento. E domani ci saremo nuovamente.
Il procedimento scaturisce da una querela promossa dall’allora caporedattore Vincenzo Morgante, oggi direttore della Tgr, “promosso” all’alta carica dopo il licenziamento di Di Natale, avvenuto non già per l’infondatezza di quelle gravissime accuse, ma per presunta violazione del dovere di esclusiva.
Ci siamo già occupati di questo caso non solo per l’esperienza vicentina del giornalista che negli anni 2003-2004 ha realizzato importanti inchieste nel Veneto di forte impatto sulla realtà civile e sociale nel territorio, ma anche per l’importanza dei temi oggetto del processo e, in particolare, della diffusione del fenomeno della pubblicità occulta e quindi delle risposte che, anche su un piano generale, dovrà dare il procedimento: quali sono i confini tra informazione e pubblicità, fino a che punto al lettore, ascoltatore o telespettatore si possa negare trasparenza.
Nell’udienza del 29 settembre scorso – e, in prosecuzione, anche in quella di domani – è la volta dell’imputato il quale ha confermato e confermerà puntualmente il contenuto dell’esposto, dicendo di “indossarlo” come una medaglia per la verità delle affermazioni in esso contenute la quale avrebbe dovuto essere un contributo all’Azienda del Servizio pubblico perché facesse pulizia al suo interno. Invece finora il risultato è stato di segno opposto in quanto è stato punito e rimosso chi denunciava il malaffare, anziché coloro che lo praticavano.
Dure come pietre le accuse rilanciate dall’imputato dinanzi al giudice Salvatore Flaccovio, al pubblico ministero e alla parte civile, ovvero Morgante che si trova nella singolare posizione di rappresentare tecnicamente la parte offesa in questo processo (a suo dire sarebbe stato calunniato dall’esposto di Di Natale) ma anche una sorta di “imputato di pietra”, di accusato extra processuale per via della gravità dei fatti che riconducono, almeno secondo quanto ribadito anche in dibattimento da Di Natale, alla sua possibile responsabilità.
Un j’accuse durissimo, in risposta alle domande a raffica ascoltate in silenzio nell’aula della quinta sezione penale. Contro la Rai per “l’Auditing-farsa imbastito non per accertare la verità ma per coprire le malefatte e quindi incoraggiare chi voglia commetterle, il tutto in danno dei cittadini-contribuenti”, contro Morgante che – ha scandito Di Natale, citando dati e documenti – ha svenduto la funzione di capo redattore ad interessi privati legati ai suoi rapporti e alle sue frequentazioni in servizio e fuori servizio con imprenditori che poi beneficiavano di decine di “marchette” commerciali spacciate per “informazione”.
In proposito il giornalista ha citato il caso della rassegna alimentare Cibus di Parma del 2008 nel corso della quale Morgante avrebbe moderato, nella veste di capo redattore Tgr Sicilia, la conferenza sul panettone al radicchio rosso dell’azienda Fiasconaro alla quale Tgr Sicilia, sotto la gestione Morgante, ha dedicato, perfino secondo quell’Auditing farsa, ben 24 servizi di “informazione” con 53 citazioni di marchio. Ma, ovviamente – ha osservato Di Natale – poichè appunto si trattava di un Auditing-farsa, la Rai concluse che non si trattava di pubblicità occulta!
Parole durissime da parte dell’imputato anche verso il tentativo operato dalla Rai di coprire questo gravissimo asservimento dei superiori interessi generali propri del Servizio pubblico a quelli particolari e privati di qualcuno attraverso il travisamento di dati documentali e il ribaltamento della realtà.
In risposta ad alcune domande, Di Natale ha poi fissato paletti rigidissimi di distinzione tra un certo malcostume, diffuso in settori dell’editoria privata, di opacità della linea di separazione tra informazione e pubblicità (di cui è vittima la lealtà che si deve ai lettori) e la ben maggiore gravità di tali pratiche nell’Azienda concessionaria del Servizio pubblico. Quando si stava addentrando nell’analisi specifica dei fattori di tale radicale diversità, il tempo è scaduto. Il seguito, con il controesame di Di Natale, domani quando, questa volta, saranno i difensori di parte civile a porre le prime domande all’imputato.
E noi speriamo che questa volta non ci sarà negato, dopo aver seguito tutta la trafila di autorizzazioni richieste, il diritto di offrire a chi ci segue la documentazione audiovisiva di un processo che lascerà certamente un’impronta sulla storia dell’eterna lotta, da una parte, tra idealisti alfieri della trasparenza e del principio di responsabilità, soprattutto di chiunque disponga di beni pubblici, e, dall’altra, collaudatissime pratiche opache messe in atto da chi ha in mano le leve del potere.