Il consiglio di amministrazione di Banca del Veneto Centrale, il 28 luglio scorso, ha approvato una semestrale da incorniciare, che registra un forte incremento della redditività, unitamente alla crescita costante dei volumi intermediati che portano le masse amministrate a quasi 5 miliardi, con un aumento del 3,2% sui dati di giugno 2021.
“Già con la chiusura di marzo – commenta il neodirettore Claudio Bertollo – si evidenziavano gli importanti risultati attesi per il 2022 concretizzatesi ora con l’approvazione della semestrale. Valori economici e patrimoniali che registrano il miglior risultato di sempre dell’istituto con un utile semestrale netto più alto rispetto alla chiusura di dicembre 2021″.
“Il dato atteso per il 2022 – prosegue Bertollo – porterà un’ulteriore potenziale crescita, sulla spinta attesa dall’aumento dei tassi di interesse, dalla puntuale gestione dei costi e dalla costante riduzione, con elevate coperture, del credito deteriorato”.
Il tutto ovviamente da confermarsi in un particolare momento che vede il rincaro delle materie prime, la forte crescita dell’inflazione, l’incertezza sull’aumento del PIL e, in generale, l’instabilità dello scenario macro economico a causa del conflitto Russo/Ucraino, unitamente al contesto di assoluta indeterminatezza in attesa dei risultati delle elezioni del prossimo 25 settembre, che andranno a determinare la nuova guida del Paese. Le previsioni infatti per l’anno in corso sono cambiate radicalmente alla luce della situazione geopolitica mondiale con riflessi sullo scenario macro economico nazionale e quindi sull’intera industria bancaria e tale difficoltà viene già rimarcata dalle società di rating internazionali.
La banca, forte di una rete capillare di 48 filiali (distribuite nelle Province di Vicenza, Padova, Treviso, Rovigo e Ferrara) e di uno staff di 377 collaboratori, nei primi sei mesi dell’anno registra infatti il miglioramento non solo economico, ma anche di tutti gli altri indicatori gestionali.
La raccolta complessiva si attesta a 3,163 miliardi di euro, contro i 3,103 miliardi del 30 giugno 2021, mentre la raccolta gestita ammonta a 932 milioni contro i 924 milioni di giugno dello scorso anno.
Su tali dati pesa indubbiamente la valorizzazione del mercato che ha registrato nei primi 6 mesi dell’anno una flessione del 23,21% sulla componente azionaria e del 16,9% sui governativi decennali Italia.
Gli impieghi lordi per complessivi euro 1,673 miliardi, crescono di 96 milioni pari al 6,1%, mentre i crediti deteriorati che ammontano a 93,5 milioni flettono di ben 9,8 punti percentuali.
Dati che confermano la fiducia degli oltre 14.000 soci e 92.000 clienti che apprezzano la presenza, la solidità, l’attività di sviluppo e consulenza dell’istituto sul territorio.
Crescono dunque le masse intermediate complessive che superano i 4,716 miliardi di euro, in aumento del 3,2%, grazie a un modello di business basato su un approccio consulenziale e di segmentazione della clientela, integrato con le migliori tecnologie offerte dal Gruppo Cassa Centrale di cui la Banca fa parte.
Rispetto a giugno dello scorso anno, il margine di interesse passa da 21,5 milioni a 30,6 milioni, trainato dal rendimento cedolare del portafoglio titoli di proprietà per la componente legata all’andamento dell’inflazione.
Conseguentemente il margine di intermediazione cresce del 4,4% a riprova della validità dell’attività caratteristica della Banca.
Il rapporto deteriorato lordo su impieghi lordi si attesta al 5,59%, rispetto al 6,6% di giugno 2021, ma con l’indice di copertura del credito deteriorato medio che raggiunge la significativa quota del 95,18%, contro un 90,6% del giugno 2021, uno tra i migliori dati nell’intero panorama bancario nazionale, tanto da avere un deteriorato netto totale pari allo 0,29%.
Scende così anche il rapporto sofferenze nette su impieghi netti allo 0,04%, contro lo 0,10% di giugno 2021.
L’istituto continua a perseguire la politica della crescita di valore al netto dei rischi con adeguate coperture.
I fondi propri salgono dai 171 milioni del giugno 2021 ai 210 milioni del giugno 22 con un incremento netto del 22,8%.
Per quanto concerne gli indicatori patrimoniali il CET 1 Ratio cresce ancora e si attesta al 22,2% rispetto al 21,51%, con un patrimonio netto di 193 milioni.
Banca del Veneto Centrale rappresenta un effettivo sostegno dell’economia reale del territorio Veneto tanto da deliberare nel primo semestre del 2022 quasi 1.500 finanziamenti per 180 milioni a favore di famiglie e imprese. Buona parte di dette operazioni riguardano l’accesso al credito con le garanzie e le agevolazioni pubbliche MCC, SACE, SABATINI e VENETO SVILUPPO, dove l’istituto è leader, con i propri uffici, nel gruppo di appartenenza.
Il direttore generale Bertollo mostra soddisfazione e così commenta: “Devo ringraziare in modo particolare il mio predecessore Mariano Bonatto che mi consegna una semestrale brillante. Questi numeri confermano la validità del modello e del percorso intrapreso. Sono particolarmente orgoglioso di tutti i collaboratori per i risultati che la Banca sta esprimendo. L’istituto dovrà continuare nel tempo a creare valore e adeguata dotazione patrimoniale a presidio dei rischi. Proseguiremo in questa direzione mantenendo da una parte il forte radicamento nel territorio e dall’altro un approccio competitivo che sappia privilegiare la consulenza e l’informazione finanziaria, oltre all’innovazione tecnologica, per poter affrontare con determinazione le nuove sfide del mercato”.
A Bertollo fa eco il presidente Marangoni, il quale, visibilmente contento, commenta: “All’interno del gruppo di Cassa Centrale la banca si posiziona nei primi posti per volumi intermediati, dimensione e solidità. Le famiglie e le imprese del territorio possono contare sulla loro banca locale, tanto più oggi che la ripresa economica appare più incerta. In questo contesto – continua il Presidente – andremo a definire entro fine anno, con prudenza e attente valutazioni, la nuova politica di crescita della banca con nuove aperture di sportelli, ancorché l’intera industria bancaria oggi stia riscrivendo i propri piani industriali con nuove chiusure piuttosto che aperture di filiali”.