Con l’arrivo dei primi freddi, dallo scorso mese di novembre, il Corpo Italiano del Soccorso dell’Ordine di Malta (CISOM) e la Sezione di Vicenza dell’Associazione Nazionale Alpini sono scesi in campo in favore dei senzatetto in citta’. L’attivita’ e’ stata coordinata con l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune e autorizzata dalla Giunta comunale.
Organizzatori del servizio il Capo Gruppo di Vicenza del Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta, Antonio Quaglia e, da parte dell’ Associazione Nazionale Alpini Mariano Fincato, il Capo Gruppo del Gruppo Alpini “Antonio Giarolo” dei Ferrovieri a Vicenza. Sempre presenti anche due Volontari della comunita’ statunitense di Vicenza e il Dott. Carlo Basso dell’Associazione “Salute Solidale” di Vicenza. Il percorso tracciato dai Volontari e’ Piazza dei Signori, il Duomo, Porta Castello, Campo Marzo, scalette di Monte Berico, Stazione ferroviaria, Eretenia, Corso Palladio, Araceli e Santa Lucia.
Gli Alpini sono nati per essere al servizio della comunita’ con innumerevoli interventi sul territorio e sempre presenti come Protezione Civile e i baschi rossi del CISOM operano seguendo la missione del Sovrano Militare Ordine di Malta a cui appartengono che e’ riassunta nel suo motto “Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum”: testimoniare la fede (tuitio fidei) e servire i poveri e gli ammalati (obsequium pauperum).
La lettera da un volontario dopo avere svolto il servizio per la prima volta
Ieri sera ho vissuto la mia prima esperienza di assistenza alle persone senza fissa dimora presenti nel centro di Vicenza. Il servizio si e’ svolto con Volontari del CISOM della Sezione di Vicenza, dell’Associazione Nazionale Alpini, della comunita’ statunitense di Vicenza e di un Medico impegnato con la ONLUS “Salute Solidale”.
Non nascondo le mie iniziali perplessità nell’accostarmi a quest’area della convivenza tra persone che, pur condividendo spazi della medesima città, vivono il loro quotidiano in modo così diverso dalla cittadinanza.
Altre associazioni, da me conosciute e frequentate, si spendono nell’educazione dei ragazzi e delle ragazze oppure assistono famiglie con problemi di disabilità. In qualche modo gravitano in un’area che mira a fornire un aiuto a chi condivide una visione pressoche’ comune della convivenza civica.
In questa nuova esperienza ci siamo mossi alla ricerca di chi per scelta, per condizione economica, per problemi di integrazione o per dipendenza da sostanze vive ai margini, spesso rifiutando le basilari regole di convivenza.
Nonostante l’Amministrazione Comunale e varie Associazioni locali abbiano reso disponibili posti letto a favore dei senza tetto, con lo scopo di fornire adeguata assistenza in questa stagione fredda, continuano ad esserci persone che vivono in strada e che troviamo sdraiate a terra, coperte da cartoni, che si espongono alle rigide temperature notturne.
E’ decisamente complesso giustificare tali scelte e credo di non aver titolo alcuno per giudicare le decisioni altrui. Chissà quali vicissitudini ciascuna di queste persone ha incontrato nella propria vita tanto da averne orientato lo stile, i percorsi o l’interesse. O chissà quali problemi sono stati ereditati da genitori “particolari” (nessuno di noi si è scelto i propri genitori e questo aspetto è determinante nell’impostazione del futuro di ogni figlio/a) oppure cosa li ha spinti nel tunnel della dipendenza.
Ci siamo dati appuntamento alle 20,30 in Contra’ Burci, da dove siamo partiti per esplorare in gruppo la zona del centro storico, l’area adiacente alla stazione ferroviaria, Campo Marzio, le scalette di Monte Berico, Santa Caterina e Araceli. Ho avuto modo di conoscere Antonio, Mariano, Carlo, Anna, Frank, Mason, Lucas, Giuseppe e Giorgio, persone che già altre volte avevano dedicato parte del loro tempo a questo servizio o che, come me, erano alla loro prima esperienza. L’aspetto che fin da subito mi ha colpito è la forte motivazione che ciascuno di loro ha espresso. Tra coloro che avevano partecipato alle uscite precedenti nessuno ha mai riscontrato atteggiamenti di rifiuto da parte delle persone incontrate le quali invece hanno volentieri scambiato qualche parola e accettato il te’ caldo, viveri o coperte che gli sono state offerte.
Non nascondo di aver vissuto con leggera apprensione questo evento ma ero presente per mia scelta e quindi determinato a cogliere ogni sfumatura che potesse aiutarmi a modificare certi miei pregiudizi.
Ieri sera faceva proprio freddo !!!! Il cielo era sereno, la temperatura di qualche grado sotto lo zero e per fortuna si era alzata la nebbia.
La prima persona senza dimora che abbiamo incontrato ha trovato rifugio sotto il porticato della stazione ferroviaria, luogo che offriva un minimo di riparo dall’umidità. . E’ un uomo italiano di circa 50 anni ma ne dimostrava tanti di più. Si è costruito un giaciglio con cartoni e stracci dove si è steso con addosso tutti i vestiti di cui disponeva, sia per ripararsi dal freddo ma anche per evitarne il furto. Sicuramente aveva bevuto molto più di ciò che aveva mangiato ma non ha rifiutato di incontrarci. Nella nostra breve conversazione, sorseggiando un bicchiere di te caldo, ci diceva che durante la notte non può permettersi di dormire troppo a lungo e che deve rimanere vigile a difesa della sua incolumità. Di tanto in tanto passano persone a suo dire poco raccomandabili e l’imprevisto è sempre in agguato. Non ha trovato posto nelle strutture per passare la notte perché ci dice di averle trovate già occupate.
Così dopo avergli offerto un po’ di te’, qualcosa da mangiare ed aver scambiato qualche parola con lui, procediamo nel nostro giro.
Ieri sera, alcuni dei posti solitamente occupati risultavano vuoti. La nostra speranza era che gli assenti avessero trovato posto presso le strutture predisposte per l’accoglienza.
Proseguendo in Campo Marzio incontriamo un giovane che si muove con poco equilibrio. Non gli sembra vero di poter ricevere una brioche, qualche biscotto e qualcosa da bere di caldo. Dà l’impressione di essere a digiuno da parecchio. Sicuramente la dipendenza da sostanze lo sta indebolendo molto ma ci parla con un’aria così sorpresa che fa molta tenerezza. Non credo avesse più di vent’anni. Il nostro Medico sa parlargli, sa interessarlo con il suo modo gentile ed accogliente e forse si rincontreranno. Chissà che possa nascere una opportunità di ripensare alle scelte di vita che questo ragazzo ha fatto fino ad ora.
Il centro città dopo le 22 è quasi deserto, incontriamo qualche persona che barcolla e che accetta volentieri del cioccolato, fino ad ora nessuno ci ha allontanato anzi sembrano contenti di scambiare qualche parola.
La presenza del Dott. Carlo è provvidenziale anche per un altro ragazzo, questa volta si tratta di un extracomunitario ben rannicchiato sotto le coperte che però lamenta di non riuscire a riposare per la forte tosse che lo disturba durante la notte. Carlo non ha farmaci specifici e lo vediamo telefonare ad una persona amica che abita in zona Aracieli. In pochi minuti una Signora vestita con una giacca pesante che indossava sopra gli abiti di casa, gli corre incontro e gli consegna il farmaco che il Medico cercava. Al giovane viene spiegato come assumere lo sciroppo e si accordano per incontrarsi nuovamente la sera successiva, per una ulteriore visita ed una terapia più mirata. Il cuore del nostro Carlo e della sua conoscente sono certamente di una dimensione superiore a quella di noi Volontari e mi sento arricchito da questa esperienza.
Sono da poco passate le 23 ed è il momento di salutarci, abbiamo fatto 12 interventi e nell’accomiatarsi abbiamo tutti la sensazione di conoscerci meglio. Tornerò certamente a far parte di questo gruppo di volontari perché in questi incontri, di per se semplici, ho trovato un significato profondo di umanità.