A oggi, sono quasi quattro milioni gli ucraini costretti a fuggire dal proprio Paese e in cerca di sistemazione lontano dai bombardamenti. In Italia se ne contano già 112.000, ma, con il protrarsi della guerra, i numeri sono destinati ad aumentare e di molto.
La nuova emergenza impone un serio impegno in termini di accoglienza, assistenza e inclusione.
Sul fronte governativo, sono già state fornite indicazioni sul modello di accoglienza dei profughi ucraini. Tra le altre cose, sono previste misure di potenziamento della rete del Cas e del Sai.
Non va dimenticato, però, che il sistema pubblico di accoglienza versa già da tempo in forti difficoltà. Con il taglio dei fondi sancito dai decreti sicurezza, i servizi Cas e Sai sono quasi azzerati.
Per questo, la differenza può farla soltanto la fattiva collaborazione dell’intera cittadinanza. E in effetti la macchina della solidarietà italiana si è attivata immediatamente in diverse forme, con il supporto delle associazioni e delle amministrazioni locali, attraverso relazioni familiari, con impiego di hotel e abitazioni private, da Nord a Sud.
È impensabile, però, che, specialmente in questo momento di affanno economico, i cittadini, pure pronti ad accogliere, mettendo a disposizione abitazioni e vitto, possano riuscire a sopportare interamente i costi dell’ospitalità, compresi quelli sanitari e di rimpatrio, come richiesto in sede di firma dei moduli predisposti.
Anche considerato che il problema non riguarda soltanto i profughi ucraini e la recente emergenza bellica, Meritocrazia Italia sollecita con decisione la progettazione di un sistema di accoglienza pianificato, organico e permanente, che superi la logica emergenziale e vada oltre i grandi centri di accoglienza appaltati ai privati, senza alcun legame con i territori e senza prospettiva di reale integrazione delle persone accolte.
In questa direzione, propone di:
– puntare maggiormente sul contributo organizzativo degli enti locali, per dare effettività ai percorsi di aiuto ed integrazione;
– istituire coordinamenti regionali dedicati all’emergenza profughi, con la possibilità di censire le disponibilità sia degli alloggi che delle famiglie pronte ad ospitare;
– estendere la copertura sanitaria ai profughi di guerra, equiparandoli ai richiedenti asilo, con pari dignità rispetto ai cittadini italiani;
– promuovere, in caso di dubbi sul reale status di profugo di guerra, la stipula di una polizza sanitaria a spesa pubblica, con caratteristiche idonee a garantire le eventuali prestazioni necessarie;
– favorire, in subordine, la detraibilità fiscale delle spese sostenute da chi presta asilo per ragioni sanitarie;
– destinare i beni confiscati alle mafie per l’accoglienza dei profughi;
– prevedere un abbonamento gratuito ai trasporti pubblici per minori e studenti.
Stop war.
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Fonte: SERVONO PIANI DI ACCOGLIENZA ORGANICI E PERMANENTI – COMUNICATO 06.06.22