Il Covid ha creato una nuova sessualità? Diversi punti di vista sul sesso in un libro e una campagna promozionale

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Sesso, coppie e tradimenti ai tempi del Covid

È uscito in questi giorni un e-book della casa editrice NEO edizioni, “L’ultimo sesso al tempo della peste”, che raccoglie una serie di racconti su sesso e sessualità: com’è cambiata , se lo è, durante il lockdown? E dopo? Si può paragonare questa situazione a quella dell’AIDS negli anni ’80 e ’90? In quel caso si parlava di una malattia esplicitamente a trasmissione sessuale. In questo caso si parla di un’influenza. Quando mai essa ha influenzato (si perdoni il calembour) l’attività sessuale? Eppure da 3 mesi e oltre siamo ossessionati dall’igiene, dall’amuchina, dal disinfettante, dai guanti, dalle mascherine. E allora il sesso cambia, a livello visivo, perché si fa l’amore con guanti e mascherina? Cambia perché non ci si bacia più e allora diventa più selvaggio, animale, pornografico? Il libro, che sta già avendo un ottimo successo e i cui proventi andranno in beneficenza, prova a rispondere a queste domande. E chissà che David Cronenberg, autore del film “Crash”, per cui si parlò di nuova sessualità, non faccia un pensierino su questo tema.

Intanto Durex ha lanciato una campagna promozionale ed educativa “Safe is the new normal”: un progetto, come spiega un comunicato dell’azienda, di ampio respiro che si inserisce all’interno di numerosi programmi di sensibilizzazione del brand, volto a promuovere comportamenti consapevoli in ambito sessuale in un periodo, come quello attuale, estremamente delicato. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con Anlaids, la prima associazione italiana nata nel 1985 per fermare la diffusione del virus HIV e dell’AIDS, permetterà la creazione di una Task Force di esperti in ambito medico-scientifico che avranno il compito di trasmettere un messaggio di rottura rispetto alla normalità in fatto di abitudini sessuali tipiche del periodo precedente al lockdown, sensibilizzando la popolazione sul ruolo cruciale che gioca la prevenzione anche in questa sfera.

La situazione prima dello scoppio della pandemia Covid-19 non era affatto rosea: le conoscenze su rischi e pericoli per la salute in tema di malattie sessualmente trasmissibili erano spesso sommarie, vissute con noncuranza circa il loro potente impatto sulla vita, soprattutto da parte dei giovani. A questo si aggiungeva una scarsa informazione sulle modalità di trasmissione e di conseguenza su quali comportamenti adottare per la prevenzione, con i tabù che giocavano ancora un ruolo importante. Una normalità, quindi, non abbastanza corretta e che, oggi ancora di più, richiede maggiore impegno in termini di prevenzione e salute pubblica.

La Task Force multidisciplinare è costituita dal Professore e infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, riconosciuto come uno dei principali punti di riferimento della comunità scientifica per il suo impegno nella ricerca sull’HIV e oggi anche sul Covid-19, la Dott.ssa Sonia De Balzo, Sessuologa specialista in psicologia clinica e dello sviluppo dell’Ospedale D. Cotugno di Napoli, il Dott. Alberto Venturini, Psicologo psicoterapeuta cognitivo comportamentale presso la Struttura Complessa Malattie infettive Ospedale Galliera di Genova e la Dott.ssa Alessandra Scarabello, Dermatologa presso l’INMI L. Spallanzani di Roma.

Durante il recente periodo di lockdown ogni italiano ha vissuto un inatteso processo di trasposizione da una precedente dimensione di libertà e di interconnessione ad una nuova realtà, governata dall’isolamento e dal distanziamento sociale. L’aspetto maggiormente colpito, in uno scenario di questo tipo, è stato senza dubbio quello della sessualità. Migliaia di coppie si sono infatti ritrovate da un giorno all’altro rinchiuse in convivenze forzate o a vivere inaspettati momenti di lontananza dal partner. Discorso ugualmente valido per i single, che hanno invece visto interrompersi improvvisamente le opportunità di frequentazioni occasionali e di ricerca di partner.

In questo contesto, e mossa dalla convinzione circa l’importanza di continuare a parlare di questi temi con campagne di comunicazione mirate, Durex ha realizzato una ricerca, che ha coinvolto in Italia 500 persone comprese tra i 16 e i 55 anni, con l’obiettivo di misurare il reale impatto che l’esperienza della quarantena forzata ha determinato sulle abitudini sessuali delle persone.

La ricerca è parte della campagna globale “Let’s not get back to normal” ed è incentrata sulla trasmissione di messaggi positivi di cambiamento e superamento di una precedente, e non sempre corretta, normalità in ambito sessuale.

La ricerca realizzata da Durex ha pertanto permesso di fotografare in maniera chiara i cambiamenti che hanno interessato la sfera sessuale in diversi paesi nel mondo. Gli italiani in quarantena hanno fatto meno sesso: è questo il primo, importante dato emerso dalla ricerca presentata da Durex. L’83% degli intervistati, infatti, ha confessato un generale calo del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo di lockdown, con solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena. Tra le principali motivazioni espresse a giustificazione di questo importante decremento sono emerse: ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa, interruzione dei movimenti e obbligo di distanziamento sociale.

Dopo una prima analisi generale, la ricerca si è poi concentrata sull’effettivo impatto che il distanziamento sociale ha avuto su alcune specifiche categorie di persone, ovvero single, partner conviventi e partner non conviventi.

È comunque importante fare una distinzione tra i single che non hanno alcuna frequentazione e quelli che, invece, hanno un rapporto saltuario che non può però essere definito come relazione. Infatti, mentre per i primi vi è stato un drastico crollo dell’attività sessuale, addirittura per il 98% degli intervistati, i secondi hanno lamentato qualche difficoltà in meno, con un calo dell’attività sessuale che ha toccato il 93%. Questi dati sono poi confermati dal confronto delle abitudini sessuali pre e durante la quarantena. Nella fase di lockdown si sono infatti mantenute stabili le attività sessuali praticabili in autonomia, come la masturbazione (62% prima, 60% durante) e la visione di materiale pornografico (38% prima, 37% durante), mentre sono drasticamente crollate quelle che prevedono il contatto fisico e che invece svettavano nella fase pre-quarantena, tra queste: i baci (63% prima, 8% durante), il sesso vaginale (59% prima, 8% durante), il sesso orale (48% prima, 4% durante) e il sesso anale (21% prima, 4% durante). Altri due dati molto importanti emersi dalla ricerca Durex, in grado di fotografare al meglio l’impatto della quarantena sulle abitudini sessuali dei single, sono quelli relativi ai rapporti occasionali, crollati dal 34% al 3%, e all’utilizzo di app di incontri, scesi invece dal 21% pre-lockdown al 6% durante la quarantena.

Un’altra categoria che ha subito un importante impatto nella sfera sessuale in questo periodo così delicato è quella dei partner non conviventi. Secondo quanto emerso dalla ricerca Durex, infatti, ben il 95% degli intervistati ha dovuto rinunciare all’attività sessuale nel periodo della quarantena. Lo scenario è invece sicuramente molto diverso per quanto riguarda i partner conviventi, che solamente nel 65% dei casi hanno visto ridurre la propria attività sessuale. In questo caso, però, a differenza delle categorie precedenti dove la diminuzione dell’attività sessuale era legata all’impossibilità di contatto, il calo si è verificato in seguito ad una progressiva diminuzione del desiderio sessuale, come dichiarato dal 62% degli intervistati. Inoltre, il periodo di quarantena forzata ha avuto, sulle coppie conviventi, un forte impatto sui livelli di soddisfazione sessuale. Nello specifico, dalla ricerca Durex è emerso che la percentuale di soddisfatti della propria attività sessuale è diminuita dal 73% al 58%, mentre gli insoddisfatti sono aumentati dal 17% al 22%, con un restante 10% che è andato ad incrementare il gruppo dei neutrali, passato dal 10% al 20%.

In generale, infine, in previsione della ripresa e della totale riapertura è poi molto significativo il dato per cui più della metà degli intervistati ha dichiarato che l’isolamento da Covid-19 non ha cambiato le abitudini e le attenzioni legate alla propria igiene sessuale e che prima del Covid-19 solo 1 italiano 2 era solito utilizzare il preservativo come contraccettivo.


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