“Sono trascorsi sette anni esatti dal giorno in cui Giulio Regeni sparì nelle mani dei carcerieri egiziani di Al Sisi, per essere ritrovato una settimana dopo orribilmente ucciso”.
Inizia così una nota di Stefano Galieni, responsabile dell’immigrazione del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, sul ricercatore italiano dell’Università di Cambridge rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.
“Sette anni – prosegue Galieni – di dolore, di inchieste, di tentativi di avere almeno verità e giustizia in cui i genitori, la legale, gli amici, hanno fatto quanto era nelle loro possibilità per giungere a conoscere il nome dei colpevoli del suo omicidio.
Anni in cui i governi, di diverso colore, hanno balbettato con il governo egiziano incrementando contemporaneamente le relazioni economiche e le commesse militari con uno dei peggiori dittatori dell’area. Sono almeno 60 mila le persone detenute in Egitto in ragione delle loro opinioni politiche.
I nomi degli esecutori materiali sono noti, il mandante altrettanto. Ciò nonostante, ancora oggi si sentono ministri italiani che pomposamente comunicano disponibilità del governo egiziano a far luce sul delitto. Noi di Rifondazione Comunista non ci crediamo e ci schieriamo al fianco delle forze democratiche egiziane che si oppongono al regime”, conclude Stefano Galieni.