Il Ministro dell’Istruzione firma l’atto di indirizzo per il 2022, per «potenziare il sistema di valutazione delle scuole, dei dirigenti scolastici e del personale docente» e introducendo meccanismi sistematici per la valutazione del lavoro nelle singole istituzioni scolastiche».
Arriva anche la reazione degli insegnanti: secondo le statistiche, 7 su 10 sono contrari alla valutazione del corpo docenti.
Il Sistema di Valutazione Nazionale (SVN) si sviluppa su tre dimensioni: la valutazione delle istituzioni scolastiche, la valutazione della dirigenza scolastica, e la valorizzazione del merito professionale dei docenti. In particolare, il comitato di valutazione, insieme al dirigente scolastico, sceglie se confermare oppure no in ruolo un insegnante neoassunto al termine dell’anno di prova.
Non esiste, però, una vera e propria modalità di giudizio dell’attività dell’insegnante nel corso della sua carriera.
Esistono graduatorie interne per i docenti a tempo indeterminato, mentre per gli insegnanti precari quelle provinciali e d’istituto permettono di avere priorità nella scelta della sede scolastica. In entrambi i casi, il requisito principale per salire nella graduatoria è l’anzianità, criterio sicuramente discutibile dal momento che non considera in alcun modo la qualità dell’apporto del docente.
Non c’è dubbio che sia indispensabile verificare che coloro che intraprendono il percorso per diventare insegnante abbiano le giuste competenze e la giusta motivazione, specie in considerazione della complessità del ruolo.
Insegnare è una missione complessa.
Il docente deve essere capace di empatia, di imparzialità nei giudizi, deve saper ascoltare, educare, correggere senza umiliare, deve avere abilità di immedesimazione e di comprensione della incredibile varietà delle sensibilità.
La responsabilità è altissima.
Il difficile quadro sociale accresce il disagio e rende i giovani più fragili. Notevole è, nell’ultimo anno, la percentuale di suicidi in età scolare. Ci sono anche situazioni critiche meno accentuate, che pure meriterebbero attenzione.
La questione è delicata.
Ora, il meccanismo di valutazione ipotizzato di recente appare certamente un passo avanti nel verso di garantire un sistema scolastico innovativo ed equilibrato, in adeguamento alle strategie già attivate in molti altri Paesi europei.
I profili che devono venire in considerazione sono, però, essenzialmente due: da un lato, la necessità di assicurare la rispondenza delle scuole e del loro personale a canoni di efficienza e adeguatezza; dall’altro, quella di evitare che la valutazione si traduca in controllo lesivo dell’autonomia dell’istituzione e, soprattutto, della libertà scientifica e culturale del soggetto investito di funzioni educative.
Con riguardi agli insegnanti in formazione, serve attenzione per le capacità professionali, ma anche per quelle relazionali, per l’attitudine a valorizzare le specificità culturali degli studenti e le peculiarità caratteriali degli stessi. Ai fini di un giudizio il più possibile ragionato occorre altresì porre sotto la lente d’ingrandimento la capacità di interazione del docente in itinere con i colleghi di comprovata esperienza, l’idoneità a ricoprire ruoli al servizio del buon funzionamento dell’istituzione scolastica, la volontà di portare avanti un percorso educativo senza battute d’arresto, la partecipazione assidua agli organi collegiali, la spinta a promuovere attività innovative, pur nel rispetto della tradizione più virtuosa della scuola italiana.
Sarebbe altresì opportuno:
– provvedere all’istituzione di commissioni con il compito di valutare i profili psicologico e motivazionale dei docenti, individuando previamente le modalità più adatte sia per evitare che la valutazione sia ingabbiata da strettoie formalistiche, con pregiudizio di ogni flessibilità e con eccessivi irrigidimenti;
– garantire imparzialità e oggettività della valutazione, assicurando che la composizione delle commissioni riguardi insegnanti esterni a quello dell’istituto di appartenenza dell’esaminato, da genitori e studenti scelti mediante sorteggio;
– favorire il dialogo tra insegnanti e genitori, anche considerato il profondo cambiamento delle relazioni tra genitori, alunni e docenti negli ultimi anni;
– responsabilizzare e stimolare gli studenti all’autocritica e alla riflessione attraverso la pratica della valutazione e dell’autovalutazione, e incoraggiare il confronto in classe tra studenti e docenti, al fine di valorizzare le eccellenze ed evidenziare le mancanze.
Al centro di ogni percorso formativo c’è il discente, protagonista di un progetto nel quale non può mai essere oggetto di indottrinamento, ma soggetto sollecitato a valorizzare una personalità di per sè articolata e composita. Se così è, il principale interlocutore, ai fini di una corretta valutazione, è proprio il destinatario degli insegnamenti impartiti dal soggetto in prova. Da questo punto di vista, sarebbe auspicabile incrementare i sistemi informatici di valutazione anonima dell’insegnamento e del responsabile delle attività didattiche.
Non dovrebbe trattarsi di un sistema inquisitorio, ma di uno strumento utile a meglio indirizzare l’offerta formativa e promuovere la formazione continua, oltre ogni rischio di aziendalizzazione della Scuola.
Una nuova opportunità di crescita e consapevolezza, dunque.
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Fonte: Sì alla valutazione dell’attività docenti, ma senza il rischio di aziendalizzazione della Scuola