Per cambiare le cose, è essenziale allargare la prospettiva, trovare il coraggio di guardare oltre. Il Pianeta vive una fase delicatissima. Surriscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, desertificazione, a tacer d’altro, non sono fenomeni ciclici, fisiologici.
Durante il periodo di lockdown, tanti equilibri erano tornati a ripristino e la situazione ambientale era sensibilmente migliorata. Si riscontrava addirittura una riduzione del buco dell’ozono.
Purtroppo molto di ciò che oggi non va è dovuto anche allo scarso impegno profuso dalle Istituzioni. Uno degli effetti della scarsa competenza di chi dovrebbe far meglio la propria parte, della corruzione della politica, della grave disinformazione. Si vuol far credere che tutto quello che accade sia normale, inevitabile, dal covid al disagio climatico.
È il momento di aprire il sipario che ci divide dalla verità.
Tornando indietro alla rivoluzione francese, il noto reazionario Nicolas de Condorcet, condotto alla ghigliottina, diceva: «Al perfezionamento delle facoltà umane non è stato posto alcun termine. La perfettibilità dell’Uomo è realmente indefinita. I progressi di questa perfettibilità, ormai indipendenti da ogni potenza che potesse arrestarli, non hanno altro termine se non la natura del globo dove la natura ci ha gettati». Anticipava ciò che sarebbe accaduto, passando dall’età del progresso a quello della resilienza.
Ci convinciamo che vada tutto bene, che sia normale che, con la riduzione del numero dei parlamentari, a comandare davvero siano in pochissimi, disinteressati al dialogo con le realtà locali, e i territori non siano valorizzati e rappresentati adeguatamente.
Se il futuro è rimesso a questa politica, che si affida a logiche di affermazione di partito, allora è sul piano culturale che va combattuta la battaglia. Senza armi. Solo con umiltà e garbo. Con la forza della coesione e dello spirito di squadra.
Quanto possa essere decisiva la politica, lo si scopre semplicemente leggendo, ad esempio, una interessante proposta del 1994, presentata da un parlamentare illuminato e di grande spessore umano e scientifico, che, in un discorso al senato, proponeva il recupero di un patrimonio culturale di inestimabile valore, quello del borgo di Sant’Agata de’ Goti, sottolineando l’importanza di riportare alla luce la storia millenaria di città sannitiche e romane, con virtù che hanno tracciato un solco indelebile.
Oggi si è persa questa sapienza.
Non è più avvertito il legame con il territorio, fintamente distratti dai grandi tempi, dagli equilibri internazionali a emergenze sanitarie mondiali.
Forse perché, a monte, s’è persa ogni forma di vera democrazia.
Non serve una formale dittatura per mortificare la partecipazione popolare. La democrazia è sconfitta anche con uno sbarramento al 3% e con una legge elettorale che consente ai leader di compilare le liste. La democrazia è sconfitta anche con il disinteresse comune.
Possiamo riconquistare la libertà, vivendo una partecipazione diversa e smettendo di essere, con la sfiducia e il disfattismo, il limite di se stessi.
L’augurio per il nuovo anno non può che essere quello di riscoprire la passione, aprendo il sipario su ciò che conta davvero: la famiglia, gli affetti, la natura. Tutto quello che ha dato all’Uomo l’energia per esprimersi al meglio nei secoli. Quando si è dedicato all’economia, alla speculazione finanziaria, ha dato solo il peggio di sé, con città pattumiera, guerre, sopraffazione.
L’augurio per il nuovo anno è di tornare a crederci.