Si è concluso da qualche giorno il 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, il secondo della direzione artistica di Giancarlo Marinelli: una scommessa vinta, dall’amministrazione comunale di Vicenza che in questo progetto artistico ha sempre creduto, dalla Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza che dal 2012 si occupa della gestione operativa dei Classici all’Olimpico, dai numerosi partner artistici e dai sostenitori che hanno contribuito alla sua realizzazione, da Giancarlo Marinelli che ha riportato in porto, con sicurezza, l’imbarcazione dopo una navigazione perigliosa, tra i flutti dell’incertezza e della paura generata dalla situazione in cui ci siamo trovati a vivere, dagli artisti in scena, da tutti i lavoratori del teatro, ma soprattutto dal pubblico, che non ha mai avuto paura ed è accorso con generosità (con i numeri consentiti dalle disposizioni), facendo registrare il tutto esaurito in tutti gli appuntamenti.
E se l’idea di fondo dell’edizione 2020 dei Classici è stata plasmata sul concetto del Nostos, il ritorno a casa, della struggente malinconia dell’Olimpico, del Teatro che lì vive con tutti i suoi attori, autori, tecnici, ma soprattutto con il pubblico, mai fu tanto vero il motto scolpito sulla scena scamozziana: “Hoc opus, hic labor est” qui sta il difficile, qui è la vera fatica; un percorso duro e accidentato, ma condiviso con passione dai protagonisti per permettere a questo viaggio di concludersi felicemente. II 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, promosso dal Comune di Vicenza, assessorato alla cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e l’Accademia Olimpica è stato realizzato con il sostegno della Regione del Veneto, Confindustria Vicenza e Gruppo AIM; si è avvalso della collaborazione di Arteven Circuito Regionale Multidisciplinare, Biblioteca Civica Bertoliana, La Milanesiana, Teatro Nazionale della Toscana.
“Oggi – afferma il sindaco Francesco Rucco – dopo l’ultimo decreto governativo, con la sospensione delle attività di spettacolo dal vivo alla presenza di pubblico, lo possiamo dire con duplice certezza: sono proprio contento di non aver mai avuto dubbi sul fatto che l’edizione 2020 dei Classici all’Olimpico non dovesse essere cancellata. Andare avanti era un segno alla città, al territorio ma soprattutto all’intero panorama italiano della cultura. E manco l’avessimo fatto apposta, il destino, o come dicevano gli antichi “il fato”, ha atteso che si chiudesse il Ciclo dei Classici, che la nostra piccola Odissea tornasse a casa, perché calasse il sipario, sulle scene non solo di Scamozzi ma di tutti i teatri Italia. Sono proprio contento che i Classici non si siano fermati perché sono convinto che, con il loro messaggio nel cuore e nella memoria, potremo guardare avanti con maggiore fiducia e persino con un filo di serenità”.
“Posso solo dire grazie: a Vicenza, al Veneto, all’Italia – prosegue il direttore artistico, Giancarlo Marinelli -.In un mondo in cui tutto si ritrae e si chiude, siamo riusciti ad espandere, ad ampliare il nostro orizzonte: siamo riusciti a portare in scena, impresa non facile, 8 attori contemporaneamente; e gli attori, tutti, indistintamente, si sono messi ‘a servizio’ dell’Olimpico. Abbiamo visto gli scrittori, come Giorgio Montefoschi e Pietrangelo Buttafuoco, diventare interpreti, applauditissimi, e le attrici, come Ivana Monti, Anna Galiena e Anna Zago, diventare autrici, apprezzatissime. I luoghi dello spettacolo si sono moltiplicati e oltre, naturalmente, al palcoscenico dell’Olimpico e all’Odeo, abbiamo scoperto il Giardino del Teatro Olimpico ma anche Palazzo Cordellina, grazie alla collaborazione con la Biblioteca Bertoliana che ha organizzato incontri inconsueti, di grande spessore. Abbiamo visto il pubblico di tutte le età, partecipare: sono tornati a teatro i bambini e le famiglie, grazie a Carlo Presotto ed è diventata una guida che guarda al futuro, con il suo titolo Prospettive 2020, il diario dei Classici curato da Cesare Galla con il contributo dell’Accademia Olimpica. Se è stato un miracolo, realizzare completamente questa edizione dei Classici nell’era del covid, è stato un miracolo fatto dagli uomini”
Per quanto riguarda i dati, sono stati otto i titoli della 73° edizione dei Classici al Teatro Olimpico di Vicenza – in programma dal 25 settembre al 23 ottobre 2020 – di cui sei in prima nazionale, per un totale di 19 repliche; 4 gli aperitivi olimpici curati da Antonio Stefani, memoria sagace del teatro palladiano e della tradizione drammaturgica nazionale, e non solo; 4 gli incontri e approfondimenti con gli autori a Palazzo Cordellina, più una mostra di preziosi manoscritti su “I volti sconosciuti di Ester” regina rivoluzionaria dell’Ebraismo e protagonista nella drammaturgia teatrale, sempre nella sede della Biblioteca civica. Ad avvicendarsi sulla scena, 23 artisti, accolti da un pubblico sempre al completo, per un totale di oltre 2.500 spettatori per gli appuntamenti teatrali e oltre 360 partecipanti agli eventi di approfondimento della Biblioteca Bertoliana, ovviamente in piena sicurezza e nel rispetto dei protocolli anticovid, numeri di tutto rilievo in una stagione in cui l’accesso alle sale, teatrali e non, è stato ridotto a 1/3 circa delle capienze effettive.
Se il 2019 può essere considerato l’anno dei record per presenze e incassi, il 2020 è stato l’anno del tutto è possibile per i Classici all’Olimpico, a partire dai continui cambiamenti nella programmazione e nelle scelte artistiche ed organizzative, dovuti alla pandemia. I risultati confermano però la capacità di mantenere una qualità altissima anche con budget ridotti e superando problematiche che si pensavano irrisolvibili, insistendo nell’idea di presentare creazioni nuove e originali. Ma l’indicatore più confortante è stato senza dubbio il desiderio e l’esigenza del pubblico di tornare a teatro, un dato di fatto che ha premiato tutto e tutti, con spettacoli già in sold-out nelle prime settimane di vendita dei biglietti (gli incassi complessivi del Ciclo dei Classici 2020 hanno comunque superato i 45.000 euro).
“Nostos. Se tu non torni” ha segnato in modo indelebile il ritorno ai Classici con una visione originale nella narrazione dei personaggi, alla ricerca del loro essere interiore ma in grado di analizzare il mondo che li circonda in modo lucido, spietato, sempre fascinosissimo, così come la scelta dei titoli ha saputo mostrare fortissima la sua contemporaneità. Partenza sotto il segno del monologo interiore per il 73° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, con La signora Dalloway in versione teatrale, da Virginia Woof – una prima assoluta in Italia – testo e regia di Giancarlo Marinelli, videoproiezioni di Francesco Lopergolo, con un cast d’eccezione formato da Anna Galiena, Ivana Monti, Romina Mondello, Fabio Sartor, Ruben Rigillo, Fabrizio Bordignon, Andrea Cavatorta e Giulia Pelliciari, uno spettacolo di grande fascinazione con riconoscimenti dalla critica e dal pubblico, attualissimo nelle sua ambientazione post pandemia negli anni Venti del secolo scorso.
A seguire Elena e Penelope, di e con Giorgio Montefoschi e con Romina Mondello, una lectio olimpica, in prima nazionale, di uno degli autori più celebrati della narrativa contemporanea, critico letterario e traduttore (in Biblioteca Bertoliana); e ancora, un potente monologo al femminile, per il terzo appuntamento con Ecuba e le streghe. Castracagna la strega del Po, di e con Ivana Monti, e il caleidoscopico omaggio a Shakespeare e ai suoi personaggi con Noi. Dialoghi shakespeariani di e con Anna Galiena che dello spettacolo firmava anche la traduzione e la drammaturgia.
Dedicato alle famiglie e ai più piccoli il quinto titolo, ancora una prima nazionale, con Palladio magico di Carlo Presotto e Davide Venturini, seguito dalla fascinazione senza tempo de Il lupo e la luna di e con Pietrangelo Buttafuoco, una ripresa teatrale del “cuntu” che lo scrittore e giornalista ha pubblicato nel 2011, una prima assoluta a teatro.
Ancora un mito rivisitato in modo rivoluzionario, è stato al centro del penultimo titolo del programma, Clitennestra. I morsi della rabbia di e con Anna Zago, una grande interpretazione dell’attrice e autrice vicentina sull’eroina che incarna dalla notte dei tempi l’infamia femminile; ultimo titolo, ancora una prima, con Una Piccola Odissea di e con Andrea Pennacchi, con le musiche di Giorgio Gobbo, poetico incontro tra l’epica classica e le incursioni personalissime nella tradizione veneta, dell’autore narrante, e di tutti noi.
“Noi, di questo Nostos, di questo viaggio sulla cresta del male e del mare, siamo stati i remi, i polmoni, la chiglia, il cane Argo tormentato dalle zecche e legato all’albero maestro, Nausicaa che sveglia il guerriero. Qualunque cosa che dice però di una assoluta fedeltà, dedizione per Ulisse che voleva e doveva tornare. Lui ora è pronto a toccare la terraferma, la terra amata, la donna ferma, il regno infermo, la patria amata. (…) Se qualcuno guarderà a questo nostro viaggio riconoscendosi anche solo un poco, sarà il massimo. Sarà spettacolo, sarà la felicità. O qualcosa del genere” (Giancarlo Marinelli).