Ci sono un milanese, un napoletano e un palermitano, proprio come cominciano certe barzellette fuori moda, ma stavolta, contrariamente a quanto pretendevano i revanchismi popolari, il furbo pare sia incredibilmente il milanese. La straordinaria ascesa del M5S e la sua irriducibile vocazione all’opposizione parlamentare, hanno spaventato tutto l’establishment nostrano, abituato a tenere lontani dai propri affari il popolo e le sue illusioni.Cinque anni di guerra aperta in cui i ragazzi del Movimento hanno dimostrato una tenacia e un’incorruttibilità verso il sistema non comuni, un quinquennio concluso con la legge Rosato – legge che ha tentato di arrestare definitivamente i loro successi appoggiandosi invece che ai difetti, alle loro prerogative di purezza. Non si alleano con nessuno? Bene, noi daremo un premio a chi si allea.
In ostaggio di un Berlusconi decadente, invece di fiorire alle spalle dei problemi del PD, il centrodestra accusava la propria mancanza di leadership, difettando di una guida credibile che potesse assicurare l’avvicendamento, dopo il declino di Renzi, nello scippo del voto conservatore. Il partito democratico, a sua volta, restava accartocciato nella sorda guerra di potere tra le anime che avevano conseguito il loro momento di gloria a cavallo delle due elezioni presidenziali. Quand’ecco la nuova legge elettorale giungere a risollevare le sorti dei partiti tradizionali. La Lega, in rovina dal 2008 e dai tempi della corruzione bossiana, traveste il simbolo territoriale e si prepara a fare incetta di voti, al riparo del premio di coalizione. Bersaglio di tutto il risentimento accumulato nel quinquennio, il PD si predispone all’inevitabile disfatta. La rivoluzione a 5 stelle, almeno nel sud, è cosa fatta: in alcuni centri è rivolta popolare.
La stampa, strumento di propaganda del potere, cane da caccia e vero organo dei partiti al governo, dimostra di essere uno dei più grossi problemi italiani e della democrazia. Difatti, negli anni precedenti, oltre ad aver cercato le contraddizioni del Movimento con l’impegno di un microbiologo, è stata straordinariamente indulgente con la Lega e le sbruffonate intemperanti del suo leader. La funzione emancipativa della vera destra populista in funzione anti 5 stelle, è stata un’azione costante di ogni apparato dominante, e alla fine questo lavoro ha dato i suoi frutti.
Sappiamo che, fuori dai premi di coalizione, il PD non sarebbe ridotto all’osso e la Lega non avrebbe avuto il suo successo, ma sappiamo anche che ormai in parlamento non c’è nessuna maggioranza per una riforma elettorale in senso definitivamente maggioritario. Dunque, il M5S è destinato a correre per il 40% se non per il 51. E’ destinato alla politica, al compromesso, all’altalena del favore popolare.
Dei tre soggetti che si sono cimentati nella formazione del governo, l’unico ad avere l’interesse ad appagare le speranze dei connazionali è un ragazzo di 30 anni che, quando si è visto distruggere la sua ambizione proprio sul traguardo, ha perso la lucidità. Certo, uno dei limiti dei pentastellati è quello di credere di volta in volta nell’indiscutibile probità di qualche partner (partito politico, figura istituzionale, autorità dello Stato), la giovane età dei protagonisti impedisce loro di diffidare definitivamente dei Salvini, dei Mattarella e come sarà, infine, anche della Magistratura, tanto celebrata tra i loro ranghi. Ed è proprio il profitto degli italiani dunque, promosso da Di Maio con la fiducia assertiva e tonante del suo entusiasmo giovanile, a procuragli la corda dell’inciampo. Difatti, il Presidente della Repubblica, smette per un attimo di reggere il secchiello dei pop corn a Renzi, e s’inventa un veto e delle ragioni inesistenti, assurde quanto il sistema di prepotere italico, al solo scopo di sabotare le intenzioni a 5 stelle e distruggere le sue fortune elettorali.
Sottovento alla reazione scomposta di Di Maio, Salvini, che aveva procurato tutti gli ingredienti del fuori misura presidenziale, emerge come uno statista equilibrato, premiato dai sondaggi che attestano un’erosione dei consensi non solo di FI, ma addirittura del M5S. La barzelletta è completa: il milanese cerca di tenere la faccia seriosa, quando dichiara che c’è un limite a tutto, che la dignità non vale 10 ministeri.
Eppure Grillo ha più volte avvertito i suoi che la strada della giustizia è ardua e irta di trabocchetti, avrebbe potuto dire: siate candidi come colombe e prudenti come serpenti. Avrebbe potuto avvisare Di Maio e gli altri che prima o poi qualcuno non si limiterà a mistificare le loro intenzioni, ma metterà una polverina bianca nelle loro tasche, un cadavere nei loro letti, farà arrivare le portaerei nel Golfo di Napoli (ci sono già), attenterà ai treni, bombarderà le città d’arte, etc… ma non consentirà di farsi fregare il potere dal popolo e dai suoi rappresentanti. Stasera è meglio mettere una bandiera listata di nero alla finestra.