“Le buone intenzioni sono rimaste lettera morta e con la legge di contenimento del consumo di suolo, da qui al 2050, si potrà ancora asfaltare un’area vasta come i comuni di Padova, Vicenza e Treviso. Questo potrà avvenire in Veneto, una delle regioni, già ora, più cementificate d’Europa. Avevamo fortemente criticato la legge, contestando le troppe deroghe ed esprimendo di conseguenza voto contrario. Adesso che è arrivata la delibera della Giunta relativa al tetto massimo di consumo ammesso per i singoli comuni e la definizione degli Ambiti Sovracomunali Omogenei (ASO) non possiamo che rimarcare le troppe cose che non vanno“.
È quanto hanno sottolineato questo pomeriggio 14 febbraio Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Andrea Zanoni, vicepresidente della Commissione territorio e Bruno Pigozzo relatore di minoranza della legge.
“Per ammissione della Giunta stessa, emerge una disomogeneità dei dati inviati dai Comuni, che hanno compilato la scheda in modo discrezionale, senza un metodo univoco e condiviso con la Regione. Ne risulta un quadro opinabile che potrebbe portare a scelte fuorvianti. Per questo chiediamo ulteriori verifiche e correttivi puntuali.“
Dalle rilevazioni complessive effettuate dalle amministrazioni locali risulta una previsione di 21.323 ettari di suolo ancora da “consumare”. Di questi la Giunta ha deciso di ?congelare’ il 40%, pari a 8.530, mentre i rimanenti 12.793 andrebbero assegnati da subito ai Comuni.
“Ma le criticità e le carenze di questa delibera sono davvero numerose. Mentre la Regione, dopo la sforbiciata lineare del 40%, si limita a fare le riassegnazioni con un mero calcolo ragionieristico, senza una verifica degli effettivi fabbisogni, noi vogliamo analizzare e ?far parlare’ questi numeri che, se opportunamente elaborati, possono offrire spunti interessanti per governare il futuro sviluppo del Veneto. Abbiamo abbinato alle superfici assegnate a ogni Comune il rispettivo numero di abitanti ottenendo il parametro mq/abitante. Questo dato evidenzia una distribuzione anomala e sproporzionata, non coerente rispetto ai reali fabbisogni: si va da 0 mq/ab per Noventa Padovana a 863 mq/ab per Canda (RO). Inoltre, analizzando le superfici assegnate ai 31 ASO, emerge una forte disparità tra gli Ambiti delle città capoluogo (comprendenti i Comuni di cintura) con una media di 17,38 mq/ab e gli Ambiti ?periferici’ con 31,39 mq/ab), mentre non viene considerata come dovrebbe la presenza di aree dismesse da recuperare. Di questo passo continueremo ad avere uno sviluppo urbanistico senza indirizzo, paradossale, insostenibile, dove le aree meno urbanizzate saranno quelle in cui nei prossimi 30 anni si concentrerà maggiormente il consumo di suolo. Così facendo – insistono i consiglieri – la Giunta tradisce lo spirito della legge e persiste nella sua cecità andando in direzione diametralmente opposta rispetto agli obiettivi dichiarati, aumentando il consumo diffuso a scapito del recupero delle aree dismesse e della loro rinaturalizzazione.“
“Non siamo poi d’accordo sull’esclusione dal calcolo di consumo futuro delle nuove aree, stimate in circa 2.000 ettari, destinate a infrastrutture, servizi (ospedali, scuole, centri sportivi ecc.), Accordi di programma, aree di cava: questo sarà tutto consumo di suolo aggiuntivo e l’azzeramento al 2050 resterà un miraggio.”
I dubbi del Partito Democratico riguardano anche le assegnazioni ai Comuni fatte in blocco, senza essere scaglionate nel tempo: un’amministrazione potrebbe decidere di usare tutti gli ettari a sua disposizione nel giro di pochi anni, vincolando quindi pesantemente la programmazione futura. Infine, l’eventuale ri-assegnazione dei restanti 8.529 ettari ?congelati’ è lasciata alla totale discrezionalità della Giunta, senza specificarne i criteri”.
Da qui le proposte del PD per modificare radicalmente la delibera regionale: “Occorrono incentivi veri per rendere più conveniente il recupero delle aree dismesse rispetto al consumo ex-novo, con operazioni di riqualificazione, ristrutturazione, rigenerazione sostenute da aiuti economici (Fondi FESR), credito edilizio, perequazione urbanistica. Dalla quota da riassegnare ai Comuni va esclusa la superficie prevista per infrastrutture, cave e Accordi di programma, stimate in circa 2.000 ettari. Inoltre chiediamo che i rimanenti 10.000 ettari siano suddivisi riservando il 30% a interventi strategici concordati a livello dei 31 ASO e il restante 70% ripartito ai Comuni sulla base del parametro mq per abitante, subordinato al recupero dell’edificato esistente, tenendo conto della velocità di consumo di suolo dei singoli comuni negli ultimi dieci anni, con modulazione decennale da verificare tramite monitoraggio biennale.”
“Oltre a queste misure – concludono i consiglieri PD – perché si arrivi davvero all’azzeramento del consumo di suolo entro il 2050 è necessaria la revisione del PTRC(Piano Territoriale Regionale di Coordinamento) quale strumento di governo dello sviluppo urbanistico e della tutela del paesaggio, rendendolo effettivamente adeguato a questo obiettivo. Infine, considerata l’evoluzione dei fenomeni meteorologici degli ultimi anni, proponiamo l’adozione di un Piano Regionale di contrasto ai cambiamenti climatici per coordinare tutti gli interventi necessari, compreso il recupero della permeabilità del suolo.”
Stefano Fracasso, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto