L’amministrazione – scrive Raffaele Colombara Consigliere comunale Lista “Quartieri al centro” – sbandiera un aumento dei verbali contro il degrado: ma quali risultati concreti ha ottenuto finora? E quanto costa tutto questo ai cittadini? Quante risorse sottratte alle tante altre necessità della città?
Il sindaco Rucco, novello Rudolph Giuliani vicentino, ci comunica che oggi sotto la sua giurisdizione nella nostra città non c’è più spazio per il crimine e il tanto vituperato degrado.
Affida questo concetto ad una tabellina Excel che, nel sintetizzare alcuni dati sull’aumento dei verbali staccati, ci racconta di un incremento percentuale a doppia cifra delle attività contro il degrado; a nostro modesto parere, non fa altro che certificare con le sue stesse mani l’inconcludenza e l’insuccesso della propria azione repressiva.
Il confronto è da giugno 2018 a giugno 2019: un tentativo neanche troppo nascosto di confrontare l’amministrazione Rucco con quella Variati.
Cominciamo. Il primo dato è quello degli oltre 4000 verbali staccati per “violazioni del regolamento di polizia urbana”; a seguire specifica quelli sullo spaccio, sul bivacco, sul consumo di bevande alcoliche, sulla mendicità, sul decoro e sulla prostituzione: i simboli del degrado vicentino, l’obiettivo centrale sul quale si sono concentrate tutte le promesse della campagna elettorale e le risorse dell’attuale amministrazione.
Ebbene un aumento considerevole dei verbali, rispetto all’anno precedente.
Bene, si dirà. La domanda che subito dopo tutti i cittadini si pongono è: ma tutto questo lavoro a quali azioni e risultati concreti ha portato? E quanto ci costa?
La prima serie di osservazioni è sull’aspetto economico e patrimoniale della questione: Quanti ne sono stati incassati? E tra quelli non incassati, quali sono state le spese del procedimento (registrazione, pratica di messa a ruolo e spese postali considerando che molti di questi sono verso paesi esteri)?
Ebbene, consideriamo che questi 4000 e passa verbali richiedono pattuglie e uomini dedicate per la loro produzione per non dire il rischio di reazioni anche violente dei sanzionati . In cosa si traduce ciò dal punto di vista pratico? Questo vuol dire che dalla più piccola sanzione (€ 50) a quella maggiore (€ 500) viene messa in moto una complessa macchina organizzativa ; e questo prevede anche un costo per la sua operatività che qualcuno quantifica in centinaia di migliaia di euro per le spese del procedimento.
Tutto ciò è comunque giustificabile se porta a dei risultati: vediamo ora se questi ci sono. Quale effetto deterrente ottiene tutto ciò? E a fronte di quali incassi? Sappiamo che l’effetto di deterrenza non è dato dal verbale, ma dal fatto di dover pagare. Ebbene, questi verbali sono tutti staccati a tossicodipendenti, senza tetto, a tutta una fascia di persone indigenti che non pagherà mai.
A parte il fatto di spendere cifre enormi e non incassare nulla, quindi, non si ottiene alcun effetto deterrente. A questo punto, meglio allora l’Amministrazione precedente che era più attenta a staccare verbali dai risultati e nei settori dove vi era maggiore efficacia.
Ma, ci viene raccontato, questi provvedimenti, una volta accumulati, servono per la segnalazione alla Questura dei soggetti al fine di ottenere il DASPO urbano.
Bene. Allora, una seconda serie di domande può essere questa: quanti tra quelli segnalati alla Questura sono diventati effettivi? Quanti sono, insomma, i DASPO urbani generati da questo imponente numero di verbali? Molto, molto, molto pochi, stando alle cronache. Tutto questo sforzo, poi, per ottenere che a una persona sia proibito di stare in un quartiere della città … ma possa trasferirsi in un altro.
Una terza serie di quesiti sono relativi a quanto ci costa tutto questo in termini di risorse di tempo e personale. Ebbene, per giungere a questi numeri bisogna (oppure, basta) decidere di dedicare più tempo e concentrare uomini su questa azione. Ciò vuol dire che se noi diamo l’indirizzo di fare un certo tipo di multe, non avremo il tempo per farne altre: quelli sono gli operatori e le pattuglie a disposizione, peraltro sempre di meno.
Questo dato è confermato dalla stessa tabella che indica come al crescere di determinati controlli se sono dovuti abbandonare altri, come quello sulla prostituzione: non ci sembra che il fenomeno della prostituzione sia diminuito perché si sono staccati meno verbali, ma piuttosto che l’attività sia, purtroppo, ancora fiorente come raccontano le cronache. Per inciso, verbali con decisamente ben più alte probabilità di pagamento se vengono sanzionati i clienti.
Infine, una quarta ed ultima serie di questioni legate alle risorse e al loro distribuzione sul territorio ed ai tempi. Sarebbe interessante capire dove sono fatti tutti questi verbali.
Le indicazioni dicono che per la maggior parte sono concentrati in centro storico. Siamo però curiosi di avere i dati concreti. Di fatto, il presidio nei quartieri è carente anche per questo. Oggi tutte queste risorse e agenti destinati alla produzione di una tale mole di verbali lasciano pesantemente senza controlli i nostri quartieri. Meno controlli per infrazioni al codice della strada compresa la guida in stato di ebbrezza. Ricordo la vera emergenza di morti/feriti gravi sulla strada. Se importante è diminuire la sensazione di insicurezza percepita altrettanto, se non maggiore, deve essere l’attenzione di una amministrazione concentrata verso la sicurezza reale.
Inoltre, manca qui un’analisi dei tempi e dell’andamento delle sanzioni, se cioè ci siano incrementi o decrementi in determinate fasce dell’anno. In particolare una rilevazione mese per mese consentirebbe una più seria, precisa e non superficiale analisi dei dati e una rimodulazione delle azioni in base ad essa al fine delle politiche attive di prevenzione: c’è solo la fregola di fare numeri per dimostrare un attivismo che non sta’ però portando a risultati concreti.
In definitiva, un grande (e costosa) produzione di carte, ma nessuna azione strutturale concreta; non si incide veramente sui fenomeni di degrado, che sono ben sotto gli occhi dei vicentini, anzi, oggi diffusi nella città. Una produzione continua di dati , quasi isterica, quasi a voler giustificare il proprio operato più che a dare il segno di un’azione che abbia portato risultati concreti.
Ci sono i problemi; ci sono le parole i dati che li descrivono; ci sono le azioni concrete per provare a risolverli.
Non è che aumentando le parole si risolvono i problemi; piuttosto, anzi, si sottrae tempo alle azioni concrete.