Gentili, il primo marzo si è svolto, presso il Complesso “VEGA” di Venezia, un convegno (sulla sicurezza sul lavoro, ndr) organizzato da Confindustria Veneto al quale hanno partecipato diverse autorità, tra cui i vertici del Dipartimento VVF. I lavori sono stati introdotti da Silvia Paparella, consigliere delegato Ferrara EXPO e da Michele Viglianisi vicepresidente di Confindustria Veneto Est con delega all’ambiente e alla sicurezza e che ha moderato assieme ad Elena Bonafé responsabile Area Ambiente Sicurezza Veneto Nord Est.
Dopo i rituali saluti iniziali del presidente di Confindustria Veneto Est Leopoldo Destro e di Massimiliano De Martin assessore del Comune di Venezia con delega all’ambiente, edilizia privata e urbanistica, è stato letto un messaggio da parte del Presidente del Veneto Luca Zaia e del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone.
In seguito ha preso la parola il Sottosegretario all’Interno on. Emanuele Prisco sottolineando la necessità di fare squadra. Imprese e la Pubblica Amministrazione che si occupa di fare controlli, con la collaborazione delle Organizzazioni Sindacali, tutti insieme per organizzare una cultura della sicurezza che parte dall’importante ruolo della formazione della sicurezza di tutte le parti.
I lavori sono poi proseguiti con il tema “ La collaborazione tra gli attori della sicurezza come nuovo paradigma della sicurezza” a cui sono intervenuti il Direttore Interregionale dei vigili del Fuoco del Veneto e Trentino Alto Adige Loris Munaro, la responsabile dello Spisal 3 Nicoletta Ballarin, Enza Scarpa della direzione INAIL del Veneto e i segretari del Veneto di CGIL-CISL e UIL.
Si è lasciato spazio poi alle aziende del territorio rappresentate dai dirigenti di Edison, De Longhi, Fidia, Fresenius Kabi, Carron e Umana.
Un convegno che ha messo in auge le problematiche che la nostra Nazione ha nei confronti della sicurezza sui luoghi di lavoro e dell’inaccettabile sequela di infortuni, spesso anche mortali.
Sotto questo aspetto ci preme sottolineare che la nostra Organizzazione Sindacale è tra i promotori della raccolta firme per l’istituzione del reato di “omicidio sul lavoro” che è propedeutico a penalizzare e segnalare quelle aziende che non si adoperano nella tutela dei lavoratori, isolandole dalle realtà lavorative serie, che hanno un occhio di riguardo sul tema lavoro e si attengono alle regole. Concordiamo infatti che un lavoro di squadra sia obbligato e costante.
SI coglie l’occasione del convegno organizzato da Confindustria Veneto per evidenziare che la nostra Organizzazione Sindacale avrebbe potuto dare un contributo “diverso” e alquanto rispondente alle azioni che sono state illustrate.
Siamo certi che la presenza dei vertici del Dipartimento sia legata ad una sorta di contributo per tutte le aziende private ma vorremmo comunque portare alla Vostra attenzione alcuni punti significativi.
Visto e considerato che rappresentiamo uno degli attori che devono sorvegliare e prevenire, in quanto Vigili del Fuoco, teniamo ad evidenziare che nessuno controlla però la situazione in cui lavorano gli operatori del soccorso.
Per prima cosa la necessità di essere incorporati come categoria all’INAIL dovrebbe essere la priorità in quanto non esistono studi e statistiche sulle malattie professionali nella nostra categoria, o meglio, per vedersi riconosciuta un’ infermità dovuta al lavoro si deve transitare attraverso una Commissione burocratica che ostacola i riconoscimenti. L’Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro, invece, darebbe una svolta epocale ad una categoria che viene abbandonata a se stessa. Sono notevolmente aumentati i casi di colleghi che, raggiunti i requisiti per il congedo pensionistico, si ammalano di tumori, mesoteliomi e molte altre malattie altamente invalidanti e che portano quasi sempre alla morte. L’INAIL ci darebbe la possibilità, attraverso gli errori del passato, di migliorare. Senza uno storico non è possibile progredire.
E’ noto a tutti che i Vigili del Fuoco sono a contatto con molteplici sostanze cancerogene e mutàgene e che, sebbene sia disposto attraverso procedure operative, spesso non siano in grado di seguire i processi di igienizzazione post intervento per gravi carenze di personale e di equipaggiamenti (DPI e automezzi adibiti a tali scopi).
Risulta quindi che sebbene la nostra Amministrazione abbia emanato disposizioni che regolamentino il dispositivo di soccorso, nella realtà non siano applicabili. A tutto ciò si somma la mancanza di formazione su specifici argomenti, T.U. 81/08 in primis. Non a caso in moltissime realtà lavorative VF mancano le figure degli RLS che vengono rappresentati dalle Organizzazioni Sindacali ma che non hanno la dovuta formazione come previsto dal citato D.lgs.
Nella nostra categoria persiste una non volontà a tutelare i lavoratori che è alquanto imbarazzate ed esprimiamo disapprovazione dinanzi le parole del Sottosegretario on. Prisco che, durante il convegno, ha affermato che “la formazione della sicurezza, noi lo diciamo ai nostri Vigili del Fuoco, è il primo dispositivo di soccorso e protezione individuale”. Sebbene le procedure operative ci impongano degli obblighi in materia di sicurezza dovuti e condivisibili, la realtà dei fatti è rappresentata da molti fattori negativi che influiscono sulla possibilità di infortuni.
Primo su tutti è la composizione minima della squadra di soccorso, la mancata turnazione del personale impiegato, l’assenza di igienizzazione post intervento a seguito di incendi, il sovraccarico lavorativo in termini di ore di lavoro , la mancanza di sistemi di processo certificati, le analisi degli incidenti, i controlli dei DPI, l’attuale sistema di addestramento e mantenimento per ridurre errori e tempi operativi, sono alcuni esempi che portano il personale a condizioni di stress e con più probabilità di incorrere in incidenti lavorativi. La cultura della sicurezza presso il nostro Dipartimento spesso viene ignorata e ne dimostrano diversi questioni irrisolte: la questione PFAS, rappresentata da anni e che non ha ancora visto la composizione, presso il Dipartimento, di un gruppo di lavoro per studiare i danni causati dagli schiumogeni impiegati dal personale per molti anni; degli indumenti di protezione; la concomitante presenza di amianto negli incendi di fabbricati etc.
Concludiamo rafforzando la tesi che se le realtà private debbano fare uno sforzo ulteriore per migliorare la sicurezza sul lavoro e il Governo debba adottare misure più incisive di controllo con pene esemplari, anche nel pubblico impiego e in particolare nella nostra Amministrazione, gli enti preposti, debbano essere presenti a vigilare su tutte le situazioni di criticità evitando inutili organismi ispettivi interni ai quali non è possibile illustrare e denunciare le difficoltà in quanto imparziali e non terzi. A tutto ciò è imprescindibile un intervento del Governo perché la sicurezza lavorativa diventi un caposaldo fondamentale.
Per il Coordinamento Veneto USB Vigili del Fuoco
Enrico Marchetto