Sicurezza sul lavoro in Veneto: trend in calo degli infortuni, ma c’è ancora molto da fare

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Infortuni sul lavoro
Infortuni sul lavoro: in Veneto trend in calo, ma ancora molta strada da fare

Sono in lieve calo gli infortuni sul lavoro in Veneto e anche quelli con esito mortale, ma i dati sono ancora preoccupanti. Nell’anno appena passato, 3,15 lavoratori e lavoratrici ogni 100 hanno denunciato infortuni subiti nei luoghi di lavoro. Ad analizzare i dati regionali 2023 di Inail, rielaborandoli anche alla luce dei trend dell’ultimo decennio, è la ricerca di Fondazione Corazzin, centro studi di Cisl Veneto, presentata oggi in anteprima in conferenza stampa nella sede del sindacato a Mestre, nell’ambito della mobilitazione nazionale di Cisl per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto ha evidenziato come i dati facciano emergere un lento e progressivo calo degli infortuni in relazione al numero di occupati, segno che l’impegno del sindacato in questo campo ha dato risultati importanti, così come è un dato positivo l’aumento delle denunce di malattie professionali, che significa una maggiore consapevolezza dei lavoratori. In termini assoluti però il numero degli infortuni non scende in modo significativo e quello dei casi gravi e mortali è ancora troppo alto. Vuol dire che bisogna dare di più «È il momento di cambiare passo in modo deciso – ha affermato Refosco –, come si continua a chiedere con forza, per imprimere una reale e incisiva inversione di rotta che ancora non si vede». Dall’analisi dei dati emergono le aree di maggiore criticità, si comprende in quali settori è possibile agire, per esempio attraverso la formazione, senz’altro da potenziare, oltre ad evidenziarsi l’importanza della vigilanza e dallo spazio di partecipazione e codecisione dei rappresentanti dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro.

Scendendo nel dettaglio, nel 2023 sono stati 69.643 gli infortuni denunciati in Veneto, di cui 58.214 accaduti in occasione di lavoro. Il dato – che conferma un trend stabile intorno ai settantamila casi nell’ultimo decennio, a parte il periodo pandemico – segna un calo del 17,67% rispetto al 2022 (sebbene la diminuzione sia solo del 3,31% se si escludono gli “infortuni Covid”). Tende a calare, ma molto lentamente, anche l’andamento dell’incidenza degli infortuni rispetto agli occupati passando da 3,79% nel 2013 al 3,15% del 2023.

Gli infortuni con esito mortale, se escludiamo quelli in itinere, sono stati 72 nel 2023 con una contrazione del 12,2% rispetto al 2022 (82 casi), anche in questo caso la media si aggira intorno alle 80 vittime annue. Bisogna poi tener conto degli infortuni gravi, causa di importanti menomazioni che impattano pesantemente sull’autosufficienza della persona e sulla sua famiglia, oltre a comportare costi sociali e sanitari. Gli ultimi dati Inail disponibili, del 2022, dicono che i casi riconosciuti con una menomazione superiore al 26% – ovvero “con danno biologico permanente in grado di ridurre in modo definitivo e non recuperabile le funzionalità della persona lesa” – sono quasi il doppio rispetto a quelli con esiti mortali riconosciuti: ben 158 a fronte di 84.

Rispetto ai territori, è Verona la provincia più colpita da infortuni nel 2023 (14.132), seguita da Vicenza (13.457) e Padova (13.200); mentre riguardo gli infortuni con esito mortale nello specifico, Verona rimane sempre al primo posto (32 casi), poi Venezia (20) e Treviso (17).

I casi più frequenti

Il focus dell’indagine dedicato al profilo sociodemografico delle vittime (sempre secondo i dati Inail) evidenzia che è più soggetta a infortunio la fascia di età 45-54 anni che subisce ben il 23,14% del totale infortuni, seguita dagli under 25 (21,73%) e 25-34 anni (18,47%). Per gli infortuni mortali invece è la fascia tra i 55-64 anni a registrare il maggior numero di denunce pesando per il 36,63% sui totali, seguita dai 45-54enni (21,78%) e dai 35-44enni (14,85%).

Osservando la distribuzione per genere, risulta come gli infortuni accadano per la maggior parte a lavoratori uomini: sono denunciati da loro il 66,71% degli infortuni, percentuale che per gli infortuni mortali sale addirittura al 94,06%.

Infine, rispetto alla nazionalità, nel 2023 le denunce di infortuni da parte di lavoratori stranieri sono state il 26,19% del totale, a fronte del 22,52% dell’anno prima, mentre gli infortuni mortali denunciati costituiscono il 31,68%, attestandosi a 32 vittime nel 2023: numero che registra un rilevante aumento del 6,67% rispetto all’anno precedente, a fronte del calo del 30,3% per i lavoratori italiani. Ancor più è aumentata l’incidenza delle denunce di infortuni da parte di lavoratori stranieri rispetto al numero degli occupati, guardando al 2022, ultima annualità disponibile: pari al 7,47%, ossia più del doppio di quella calcolata per i lavoratori italiani (3,47%).

I settori e gli ambiti di attività più fragili

Sono per l’82,79% del totale relative ai lavoratori della macrocategoria dell’industria e dei servizi le denunce di infortuni 2023 (57.654), per il 14,0% di dipendenti delle pubbliche amministrazioni (9.756) e per il 3,21% di lavoratori del settore agricolo (2.233). Sui 101 totali, ben 90 i casi mortali di industria e servizi, 8 in agricoltura e 3 nella pubblica amministrazione. È la fabbricazione di prodotti in metallo a vedere il maggior numero di infortuni denunciati da parte di lavoratori di nazionalità straniera, pari all’8,71% del totale denunce infortuni da parte di questi dipendenti, seguita dalle attività di magazzinaggio e di supporto ai trasporti (pari al 5,05%) e i lavori di costruzione specializzati (4,87%), tutti settori che di fatto vedono una maggiore occupazione da parte di lavoratori stranieri.

Le malattie professionali

Le denunce per malattie professionali, sono passate da 3.919 nel 2022 a 4.633 nel 2023, ossia 2,1 lavoratori e lavoratrici ogni mille, con un aumento del 18,22%: dato che fa ipotizzare in positivo una crescente sensibilità e consapevolezza sul tema, dovuta anche a una maggiore attenzione da parte dei patronati sindacali.

Commenti

Si può e si deve fare di più, ha commentato Francesco Orrù, segretario generale di Filca (Federazione italiana Lavoratori Costruzioni e affini) Cisl Veneto: «Il settore da noi rappresentato – ha aggiunto – figura da sempre tra i più colpiti. Proponiamo l’introduzione di una certificazione delle imprese che premi le “buone” ed estrometta le “cattive”, ossia quelle che non rispettano le regole, l’applicazione esclusiva del contratto collettivo nazionale dell’edilizia per tutti i lavoratori presenti nei cantieri edili, l’estensione delle normative degli appalti pubblici anche ai lavori privati, il rilancio delle figure dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale (rlst), e infine senz’altro più controlli e pene più severe per chi mette a rischio la vita dei lavoratori».

Giovanni Battista Comiati, segretario generale di Fisascat (Federazione italiana sindacati Addetti servizi commerciali affini e Turismo) Cisl Veneto, ha espresso apprezzamento par il lavoro di ricerca che conferma la necessità di percorsi di formazione e consapevolezza per imprese e lavoratori, anche in settori che non sono percepiti come pericolosi: «Questo vale in particolare per il settore in espansione del “terziario di mercato”, comprendente molti codici Ateco del commercio e dei servizi ma anche aziende del macrogruppo del turismo, che possono rappresentare sia aziende grandi e strutturate che piccole o piccolissime. Rilanciare l’azione dei comitati misti paritetici e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, anche territoriali, sarà una prerogativa della nostra azione».

Infine Marj Pallaro, segretaria generale di Fp (Federazione della Funzione pubblica) Cisl Veneto ha rilevato l’incidenza dei casi Covid sull’aumento degli infortuni nella sanità negli anni 2020-2022, ma ha aggiunto anche che «In generale l’ambito sociosanitario soffre l’età media avanzata dei suoi addetti e la continua fatica fisica richiesta nell’attività di assistenza, aggravata da un appesantimento dei carichi di lavoro dovuto alla nota carenza di personale, da lungo tempo evidenziata. Questo comporta casi frequenti e in aumento di problemi muscolo-scheletrici che si traducono in infortunio».