Silver start upper, l’identikit su Il Sole 24 Ore dei nuovi imprenditori “over 50”. Un caso rilevante a Vicenza

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Silver start upper
Susanna Martucci

Tra i silver start upper dello Stivale, innovatori dai capelli d’argento, c’è un caso che conduce a Vicenza. Ovvero l’imprenditrice veronese Susanna Martucci, classe 1958, che è riuscita a creare a Vicenza un’azienda, Alisea, in grado di trasformare i rifiuti da materiale di scarto prodotto dalle imprese in matite di design.

In un’intervista di qualche anno fa su Economiacircolare, l’imprenditrice ricorda come tutto sia nato ragionando sulla frase riportata su un quaderno realizzato da un artigiano vicentino circa la produzione dell’oggetto senza abbattere un solo albero. Da lì sono nati anche i contatti con il territorio ed è partito il lavoro fatto da un team quasi esclusivamente femminile: “Siamo andate alla ricerca di tutti i materiali che i nostri clienti volevano buttare via per capire come riportarli in vita. Il materiale di scarto costava meno di quello vergine e i produttori iniziarono a capire che poteva essere conveniente anche per loro starci a sentire”, ha detto.

Ma chi sono questi Silver start upper di cui si occupa oggi Il Sole 24 Ore in edicola, rilanciando dati e concetti contenuti nel rapporto “The Longevity Economy” realizzato dall’Aarp and Oxford Economics?

Tra gli oltre 1,5 milioni di imprenditori nel mondo, quelli sopra i 50 anni hanno maggiori probabilità di avere successo rispetto alle controparti più giovani. Oggi negli Stati Uniti un’impresa su tre è avviata da qualcuno di 50 o più anni. Ma c’è di più. Se solo il 28% delle start up create dai giovani durano più di tre anni, per quelle accese da over 60 il tasso di successo è del 70 per cento“.

Il quotidiano economico riporta anche il punto di vista ben informato di Nicola Palmarini, direttore National Innovation Center for Ageing del governo inglese e uno dei massimi esperti di analisi delle generazioni, autore del libro “Immortali” per Egea.

Su cosa ci sia alla base di questo fenomeno imprenditoriale ha detto: “La vita è larga e lunga e c’è tempo per essere quello che avremmo voluto e forse non sapevamo nemmeno di volere. D’altronde stiamo vivendo una transizione da una società della vecchiaia a una società della longevità di cui siamo contemporaneamente testimoni e protagonisti. Più che la semplice disponibilità di tempo e soldi, credo sia la presa di coscienza del proprio ruolo in questa nuova traiettoria di aspettativa di vita ad aprire scenari inesplorati e inaspettati.

Oggi sappiamo benissimo di aver bisogno di sentirci utili, attivi, parte del contesto. Dare un senso alla nostra vita, avere un ruolo e un senso nella società, esserne parte integrata. Un fattore così importante e riconosciuto da far sì che le valutazioni della significatività della vita siano state adottate come uno dei parametri chiave dagli osservatori sulla salute pubblica del National Health System britannico. Siamo sempre alla ricerca di quel qualcosa che non morirà mai, indipendentemente dal nostro corpo”, ha detto.

Fonte: Il Sole 24 Ore e Economiacircolare.com