Silvia Benedetti (Misto): si distingua caccia da gestione fauna. Maria Cristina Caretta (FdI): chi contesta la caccia non la conosce

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Maria Cristina Caretta, presidente nazionale della Confederazione delle associazioni venatorie italiane e da qualche mese eletta deputata con Fratelli d’Italia, fa una distinzione dell’ovvio, fra caccia e bracconaggio, ma le suggerirei di fare un’ulteriore evoluzione; la distinzione fra caccia e gestione faunistica”. Così la deputata Silvia Benedetti in merito alle affermazioni di Caretta apparse ieri, 12 luglio, su Il Giornale di Vicenza.

“Caretta manca l’opportunità di centrare il vero problema, ovvero la gestione faunistica. Affermare che “i cacciatori contribuiscono a difendere la cultura rurale, l’ambiente, il territorio e gli animali” non è sufficiente: occorrono censimenti e studi sulla fauna selvatica in modo da intervenire in maniera mirata” continua Benedetti che conclude: “Spero che finalmente si possa approcciare il tema in modo più organico e responsabile e che anche chi come Caretta ha un suo particolare interesse a difendere l’attività venatoria, possa farlo senza strumentalizzare l’argomento a fini elettorali”.

Si capisce dal suo intervento – non si fa attendere la replica della vicentina Maria Cristna Caretta – che la collega Silvia Benedetti non conosce minimamente l’importanza che ricopre la caccia ai fini del mantenimento di un equilibrio nell’ecosistema. Mi permetto di informare la collega che studi e censimenti vengono effettuati proprio dai cacciatori in collaborazione con gli istituti scientifici e con le istituzioni.
Grazie a questi studi e censimenti – prosegue la parlamentare di Fratelli d’Italia -, vengono effettuati prelievi mirati per accrescere le specie sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo. Grazie a tecniche di gestione, basate su dati di natura tecnico scientifica, oggi l’Italia può vantare un patrimonio faunistico di tutto rispetto, sia per quanto riguarda la fauna selvatica stanziale che quella migratoria. Esempio ne sia lo straordinario patrimonio degli ungulati e quello degli uccelli migratori acquatici, patrimoni in continua crescita soprattutto per merito di azioni di ripristino o di creazione di habitat naturali ad opera dei cacciatori.
Questi – conclude Maria Cristina Caretta – sono solo piccoli esempi di concreta gestione faunistica garantita quotidianamente e gratuitamente dai cacciatori, mentre l’intervento della collega parlamentare conferma la tesi secondo la quale chi più contesta la caccia, meno la conosce!