(Adnkronos) – “La verità è venuta a galla, Jannik non ha avuto colpe o negligenze, e spero che possa superare questa situazione, giocare e migliorare, mettendosi alle spalle questa sfortunata vicenda”. Così l’allenatore di Jannik Sinner, Darren Cahill, in un’intervista a ‘Espn’ sul caso di doping che ha coinvolto il 23enne altoatesino, trovato positivo al clostebol ma scagionato perché l’inchiesta ha appurato che la positività è stata prodotta da una contaminazione accidentale: niente dolo né negligenza da parte del tennista. “Sapevamo di tutto questo da qualche mese e sapevamo che si trattava di una vicenda molto seria -sottolinea il tecnico australiano-. A marzo, durante il torneo di Indian Wells, Giacomo Naldi, il fisioterapista di Sinner, ha messo la mano nella sua borsa e si è tagliato un dito con un tronchesino che usava per trattare i calli ai piedi di Jannik. Si è trattato di una ferita fastidiosa. Io non ho visto nulla: l’unica persona che era nella stanza con lui in quel momento era Umberto Ferrara, il preparatore atletico di Jannik. Neanche Jannik sapeva. Io sono entrato nella stanza e ho visto che si stava fasciando il dito. Gli ho chiesto che cosa fosse successo e lui mi ha risposto che si era tagliato su un dito. Gli ho domandato se potessi aiutarlo in qualche modo ma mi ha risposto che la ferita non era un problema”. “È stata l’ultima volta in cui ho pensato a questo episodio. In seguito Jannik ha visto Giacomo e ha notato il taglio -prosegue Cahill-. Gli ha chiesto cosa fosse successo e se stava usando pomate o creme per curare il dito e lui gli ha risposto di no, il che era vero in quel momento. Quello che è successo dopo lo sanno Ferrara e Naldi. Ferrara aveva con sé uno spray, molto comune in Italia ma che io non avevo mai visto né sentito prima. Ferrara ha offerto a Naldi lo spray che si portava dietro per ragioni personali. Dentro lo spray c’era una sostanza comune in Italia, tanto che ci sono già stati casi di tennisti italiani che sono risultati positivi dopo aver usato questo spray”. “Durante la settimana, Giacomo ha usato lo spray per curarsi il dito, senza che noi lo sapessimo. Nel frattempo ha continuato a trattare Sinner e così la sostanza è passata da lui a Jannik. Non sapevamo nulla del test fino a Miami -spiega l’ex coach di Andre Agassi-. Jannik è stato avvisato dopo aver vinto Miami di essere risultato positivo a un controllo anti-doping a Indian Wells e abbiamo immediatamente capito che doveva essere colpa di quello spray che poi ho visto e che apparteneva al preparatore atletico”. “È stato possibile rintracciare subito la fonte della contaminazione, ma la sospensione era già scattata. Per cui l’obiettivo era lavorare per cancellarla. Il team di Sinner si è riunito con urgenza e la storia è stata chiarita così come è avvenuta. La spiegazione è stata accettata e si è capito che Sinner non aveva colpe, quindi gli è stato permesso di continuare a giocare. Jannik è un ragazzo fantastico, molto professionale. Forse è addirittura il ragazzo più professionale con cui io abbia mai lavorato in carriera. Non avrebbe mai imbrogliato intenzionalmente”. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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