Con una lettera unitaria ai ministri delle imprese, dell’economia, del lavoro e dell’ambiente, gli artigiani della moda si sono mobilitati nelle scorse ore per portare all’attenzione del governo la difficoltà che sta attraversando il sistema del fashion italiano. Una situazione che a partire da metà dello scorso anno, sta coinvolgendo sempre più i produttori in tutti i comparti. Di questo passo si rischia di compromettere definitivamente le filiere produttive del tessile abbigliamento, pelle, cuoio e calzature, oggi vanto e fondamentale valore aggiunto del Made in Italy.
«Il governo e il parlamento – sottolinea Cinzia Fabris, presidente CNA Veneto Ovest – nel corso delle diverse legislature si sono adoperati per sostenere tanti settori. Non possiamo dire altrettanto per la moda, nonostante questa spesso venga utilizzata come vanto della Nazione e ambasciatrice dell’Italia nel mondo.”
Ricordiamo che in Veneto il sistema moda, forte delle sue circa 1800 imprese nel Vicentino e quasi altrettante nel Veronese, esprime una forza lavoro di 36.000 addetti rappresentando un valore economico e sociale di primaria rilevanza. Un settore che fino ad oggi ha garantito coesione sociale e saldi commerciali utili a pagare la bolletta energetica nazionale. Gli ultimi anni sono stati complessi. Il periodo pandemico, dal quale con forte resilienza il settore era uscito, è stato seguito da uno scenario internazionale tormentato, prima con l’avvio della guerra russo-ucraina, poi il conflitto in corso a Gaza e più recentemente le problematiche legate al Mar Rosso.
A livello nazionale il settore vive importanti fermi produttivi, crescente ricorso agli ammortizzatori sociali, mancanza di segnali che possano far presagire una ripresa in tempi brevi e comunque tesi a trasmettere grande incertezza.
Gli artigiani però non si limitano a chiedere, continua Cinzia Fabris, preferiscono dialogare con il governo proponendo già possibili strumenti per superare il momento così difficile. “Coinvolgendo in prima battuta gli operatori di settore del territorio – spiega infatti Fabris – siamo arrivati alla redazione di un’ipotesi di piano straordinario che discuteremo prossimamente con le istituzioni di tutti i livelli».
Gli operatori hanno sottolineato come sia vitale la necessità di supporto alle imprese del sistema moda italiano che preveda l’attivazione di strumenti immediati quali: moratoria su finanziamenti garantiti ottenuti dalle imprese del settore a partire dal 2020; finanziamenti per anticipi su titoli di credito, scadenze di prestiti a breve e rate di prestiti e canoni in scadenza a cui le aziende hanno avuto accesso a seguito della pandemia COVID 19; estensione straordinaria della possibilità di ricorrere alla cassa integrazione e definizione di ammortizzatori sociali ad hoc per le imprese artigiane e PMI del settore; contributo a copertura totale per un primo modulo espositivo per la partecipazione a manifestazioni in Italia ed all’estero con qualifica di fiera internazionale a favore delle imprese artigiane e PMI del settore moda almeno per tutto l’anno 2024 e per il primo semestre 2025.
Inoltre suggeriscono la realizzazione di un impianto dedicato allo sviluppo che preveda tra le altre azioni: definizione di una misura che agevoli l’inserimento nel settore di nuova tecnologia, sostegno per investimenti nella realizzazione dei campionari e promozione anche tramite strumenti digitali; progettare azioni di supporto alle filiere presenti nei distretti moda, partendo dalla messa a disposizione di strumenti finanziari tesi ad agevolare le aggregazioni d’imprese in forme varie; azioni di comunicazione verso le giovani generazioni per stimolare l’acquisto di prodotti Made in Italy favorendo anche le produzioni attente a sviluppare percorsi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale e agevolazioni per l’acquisto di prodotti italiani.