“Volevamo conoscerlo a quattrocchi per verificare con lui l’esistenza di una strada comune evitando l’utilizzazione, a nostro parere, non sempre “ecumenica” del suo nome…” scrivevo solo il 16 agosto senza riferire di quanto ci eravamo detto, molto, di specifico sulla “questione banche e associazioni” se non accennandone solo nella parte finale quando scrivevo di avergli detto a fine incontro “se non serve lo scontro per risolvere le dispute e se è riunendosi che si fa la cosa migliore, ecco, don Torta, inviti tutti ad abbandonare lo scontro e a cercare insieme i punti di incontro…” per poi concludere così: “Ci sarà un seguito dell’8 agosto? Don Torta ci sta lavorando, ne sono intimamente sicuro, senza ascoltare voci che non siano quelle della sua sensibilità.“.
Mi fanno, però, dubitare fortemente (non voglio ancora dire di averne la certezza perché la speranza è l’ultima a morire in un giornalista folle come me che fa le battaglie in cui crede anche se gli costano e non poco…) che don Enrico abbia ascoltato (e continui a farsene ammaliare) voci ben diverse da quelle della sua sensibilità gli eventi successivi.
Questi erano culminati, pensavo, nel boicottaggio violento, che ho dovuto denunciare, promosso dal Coordinamento che usa il suo nome insieme ai seguaci di Luigi Ugone contro, inaudito, la conferenza stampa in cui il 20 agosto avrei finalmente fatto conoscere a tutti (per approvarlo, bocciarlo o emendarlo) la bozza del regolamento attuativo ma secretato della Legge n. 205, la legge di bilancio approvata per “ristorare” i soci da tutti i partiti e movimenti il 27 dicembre 2017 e confermata, per la procedura di emanazione del decreto del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, il 6 agosto scorso sempre all’unanimità da tutti i partiti e movimenti, pur in presenza della nuova maggioranza di governo.
Lui don Torta l’8 agosto mi aveva detto alcune cose (tutte da me documentabili) che rendo in parte pubbliche oggi dopo la nota a sua firma diffusa ieri, a noi inviata solo oggi e oggi stesso pubblicata di sotto e integralmente (pubblichiamo tutto di tutti, noi, don Enrico, noi nulla nascondiamo…) perché tutti, lui incluso, ricordino e sappiano.
Don Enrico mi aveva detto:
– “parlerò del tuo appello con Andrea Arman in cui credo da sempre e ti farò sapere”
– “non conosco la legge 205 (quella che istituisce il fondo per le vittime delle banche, ndr) ma Arman mi ha assicurato che esclude...” e lì l’elenco non vero, come dimostrato dal testo del decreto che il suo Coordinamento e Noi che credevamo nella BPVi non volevano che noi rendessimo noto, dei presunti esclusi: chi ha aderito alla transazione, chi ha sottoscritto o acquistato azioni prima di una certa data, gli scavalcati, chi ha azioni per importi superiori a una certa cifra…
– “caro Giovanni, manda alla mia mail personale parrocchia.nativitadimaria@gmail.com i documenti che non conosco e che leggerò di persona anche se mi fido di Arman…”
– “sì, è vero, l’esposto che Arman mi ha fatto firmare e depositare in procura di Treviso faceva riferimento a un dossier contro Vincenzo Consoli di cui non avevo controllato l’originalità…” (traduco così quello che ha detto sul falso dossier epr amor di… prete)…
Ora valutate voi se la sua fiducia in Arman e nel suo omologo di Vicenza sia ben riposta viste le minacce contro chi come noi vuole informare e visto che don Enrico firmava esposti con allegati, diciamo, dubbi e criticava contenuti che non conosceva ma leggete una frase di don Torta, prima e dopo aver letto la sua nota di seguito (titolo significativo “Banche, banchieri e gente truffata“) piena zeppa di
– errori (Intesa Sanpaolo ha ricevuto ben più di 3 miliardi ad esempio)
– imprecisioni (per Monte dei Paschi di Siena gli interventi miliardari mai hanno riguardato gli azionisti, ad esempio)
– nemici inutili a far recuperare i risparmi (condannare Banca d’Italia e Consob è giustissimo ma da lì non arriveranno mai soldi…,ad esempio)
– rimproveri che sono elogi (se qualcuno prima aveva dimenticato i fondi dormienti e ora sono lì per essere utilizzati con la legge 205 don Torta ringrazi chi li ha svegliati che non sono né Andrea, l’avvocato candidato 5 Stelle e con un curriculum zoppicante, né Luigino “Ugolone” noto per le sue attività all’epoca dei forconi di Montecchio e per la sua rapida “caduta” come assessore a Creazzo…
Qual è la frase di don Enrico Torta tra le mille che ha detto, mal consigliato o anche lui truffato sì, ma dai suoi consigliori, ma di cui ora lo chiamiamo a rispondere visto che lui non può più dire di non sapere dopo i documenti e le prove che gli ho dato di persona?
Eccola e la traiamo dal verbale del MEF sempre da noi pubblicato in esclusiva con “il resoconto ufficiale del MEF sulla riunione del 24 luglio su BPVi, Veneto Banca e banche risolte in attesa del decreto attuativo della legge 205 sul fondo per le loro vittime”:
Don Torta: Rimborsare tutti i risparmiatori in base alle percentuali che si decideranno, ma rimborsare tutti.
Don Enrico, che come lui scrive ha partecipato a tante riunioni, anche con le forze politiche dei vari governi, ha pronunciato questo suo auspicio nell’ultimo incontro, sempre da verbale, in cui, però, i rappresentanti di Governo, i sottosegretari Massimo Bitonci e Stefano Villarosa, a cui si rivolgeva fiducioso il prete ex Pd (uno dei tanti che abbandonano la barca che lodavano…), illustravano “come l’attuale decreto ha già dei paletti che permettono di individuare una platea di beneficiari, ora il Governo intende ampliare questa platea. Si tratta di individuare fino a quale eventuale ulteriore limite“.
Eppure don Torta a loro ha chiesto non di applicare al massimo la legge 205 estendendone, come si impegnavano a fare i due sottosegretari, la platea dei beneficiari, ma si accontentava di far assegnare, evangelicamente, a tutti qualcosa, non tutto, ma anche una percentuale purché a tutti…
C’è tanta confusione in don Enrico come c’è confusione tra chi usa il suo nome?
Risponda lui e i suoi seguaci (di due dei quali è lui, però, ad apparire seguace) ma quel che è certo è che questa confusione fa solo il gioco di chi non vuole applicare SUBITO la legge già approvata, che bisognerebbe sostenere compattamente per ottenerne il massimo e anche di più, per lasciare spazio alla sola promessa di una nuova legge che, proprio per le “tante collusioni e interessi” che don Enrico denuncia in un sistema che rende servi tutti i partiti, gialloverdi inclusi, mai vedrà la luce e, se mai dovesse vederla, darà domani al massimo quello che oggi già c’è.
A meno che altri non impongano altre priorità per nuove tragedie e nuovi bisogni che a quei fondi dormienti si ricorderanno ora di puntare.
Se la sente don Enrico di prendersi questa responsabilità, di non lavorare insieme per migliorare l’esistente piuttosto che demagogicamente, come dice lui, spaccare i soci? Se la sente senza sentire altri che non, ripeto, la sua coscienza?
P.S. Prof. Giuseppe Conte, sottosegretario Bitonci e sottosegretario Villarosa, vi prendere voi la responsabilità di far approvare una nuova legge, veramente migliore della 205, che passi anche le forche caudine dell’Europa, entro il 31 ottobre 2018, data in cui il parlamento all’unanimità vi ha impegnato a emanare il decreto attuativo di quella esistente?
E sempre entro il 31 ottobre 2018 approverete la nuova legge emanando contestualmente i decreti attuativi?
Sì? Bravi!
No? La responsabilità sarà vostra anche perché il 65% dei soci truffati ha oltre 65 anni e il tempo non gioca certo a loro favore ma solo a favore della lobby del sistema finanziario e bancario a cui dite di opporvi!
Non deluda, comunque, soprattutto lei, signor presidente del Consiglio, le 208.000 famiglie in totale delle due ex popolari venete a parte quelle delle 4 banche risolte, a cui pure interessa la legge 205 o quella nuova, da sogno, che lei avrebbe in mente con i tanti miliardi che il Governo può mettere in campo mentre discute il DEF con l’amica Europa…
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