Il nostro primo pensiero è di profonda solidarietà per le popolazioni dell’Emilia gravemente colpite dall’alluvione e per i familiari di coloro che hanno perso la vita in maniera così tragica.
Dopo un periodo siccitoso che ha messo in crisi la filiera agricola, in meno di due settimane sull’Appennino forlivese sono caduti dai 400 ai 500 mm di pioggia, quasi quanto un intero anno di precipitazioni. Segno evidente del cambiamento climatico in atto e della necessità ormai inderogabile di introdurre adeguate strategie di adattamento.
Da anni andiamo ripetendo che occorre mettere un freno al consumo di suolo, investire sull’ammodernamento della rete idrica e prevenire il dissesto idrogeologico. Paghiamo il prezzo di politiche dissennate che per decenni hanno generato un mare di cemento alimentato da fiumi d’asfalto.
In Veneto l’abusivismo è meno marcato che in altre parti d’Italia, ma solo perché i nostri Piani regolatori hanno reso legale la cementificazione di ampie zone del territorio che necessitavano di tutele particolari, com’è accaduto ad esempio per le aree golenali. La VAS elaborata per il PAT di Vicenza, osserva che vi sono ampie zone dell’espansione edilizia che interessano le aree della pianura alluvionale e che la primitiva morfologia di queste aree non è più interamente visibile a causa di “interventi antropici di notevole portata che ne hanno profondamente modificato l’aspetto originario”.
Augurandoci che non sia troppo tardi, la cosa più urgente per la prossima amministrazione è aumentare l’indice di funzionalità fluviale dei nostri corsi d’acqua (attualmente mediocre per il 55% e scandente per 42% dei percorsi cittadini), ammodernare la rete idrica e fognaria, progettare un parco urbano per il trattamento e il riuso dell’acqua piovana (come a Trento), riadattare gli strumenti di pianificazione urbanistica.
Ciro Asproso
Qui tutta o quasi la storia in divenire delle elezioni amministrative Vicenza 2023