Gentile direttore, l’arte del governare, il cui oggetto è l’organizzazione e l’amministrazione dello Stato, delle Regioni, dei Comuni. In quanto tale, essa ha il compito primario di fornire un indirizzo coordinato alle attività economiche, industriali e commerciali le quali, alla fine, sono quelle che producono il reddito del Paese.
Il compito di produrre idee e formare il personale politico è affidato ai partiti, i quali dovrebbero dedicarsi a questo importante ruolo selezionando al proprio interno i dirigenti più preparati e adatti a dirigere.
Invece, da oltre un ventennio i “partiti” sembrano vagare nel buio, cambiando idee in continuazione, sempre alla ricerca di una identità che varia a seconda del leader e dei gruppi dirigenti che in essi operano.
Prendiamo ad esempio il PD: dopo dieci anni dal suo battesimo, a Vicenza, non ha un punto di riferimento organizzativo e propositivo che si rispetti, si muove solo ed esclusivamente come comitato elettorale. Basta osservare i “santini pubblicitari” per constatare tutto sia lasciato al singolo candidato, alle disponibilità finanziarie, sue o di altri, su cui può contare.
Riunioni, assemblee, tavole rotonde sono volte a individuare i candidati ma senza mettere sul piatto proposte realistiche per portare a casa risultati concreti per i Cittadini. Così, dopo anni non si sa cosa resti del loro lavoro nelle istituzioni nazionali, regionali o locali. E quindi mi chiedo, perché io c’ero, dove sono andati a finire Federico Ginato, la Filippini, Peroni e qualche altro “onorevole” di nome o di fatto scomparso senza lasciare nessun segno in Città.
In questi ultimi due lustri, il PD berico, non ha certo presentato un progetto unico di società ma si è diviso su tutto: sulle liste da formare in campagna elettorale, sulle quote rosa, sull’alternanza di genere, sulle cosiddette liste arcobaleno, reclamando diritti per tutti, doveri per pochi, bandiere arcobaleno, quella arancione. Nei loro volantini, tutti i candidati reclamano l’appartenenza al volontariato (?), ma a nessuno è chiesta qualche minima competenza, su temi amministrativi, per essere candidato.
Così, se uno vuole votare PD non capisce cosa vota, per quale programma economico-industriale, ecc. Così, dopo anni, siamo al punto di partenza, eppure insistono trattandoci come analfabeti. Qui non servono volontari a Km 0; ma donne e uomini che siano in grado di concludere programmi concreti, facendo gli interessi della Città e non i desiderata della corrente di partito.
Le esigenze dei cittadini sono molto semplici: aggiustare un marciapiede, illuminare meglio una strada, mettere a disposizione un parco ripulito dai tossici e dagli spacciatori, da vagabondi poco rassicuranti, insomma muoversi in sicurezza.
In questo quadro caotico ogni candidato, fa quello che vuole. E’ accertato che molti esponenti della Sinistra ce la stanno mettendo tutta per distruggere le basi su cui si regge una società sana. La continua insistenza di alcuni dirigenti PD per parificare le unioni omosessuali alla famiglia naturale non è volta a riconoscere dei diritti (che ormai sono pacifici) a chi ha diversi orientamenti, ma a distruggere il concetto naturale di famiglia, che è la prima cellula della società antica e moderna.
Infine, la tolleranza all’ingresso di organizzatori del fondamentalismo islamista, che puntano ad imporre le proprie pratiche arcaiche e oltraggiose del nostro diritto, senza che le nostre autorità di governo intervengano a salvaguardia dei valori impressi nelle nostre radici cristiane, mina alla base le conquiste civili del nostro stato di diritto. L’umiliazione continua delle nostre Forze dell’Ordine, anche di fronte a bulli e delinquenti, spesso ospiti irregolari che diffondono comportamenti aggressivi e incivili, ci rende sempre più indifesi. Se l’arcipelago politico che ruota attorno al PD non riflette su questo, per noi non c’è speranza.
Insomma io c’ero, sono per l’autonomia. Voterò NO al taglio dei parlamentari ma solo perché sono contro questo Governo di incapaci.
Non ci resta che piangere.
Luciano Parolin