Speleologa bloccata, il racconto dei soccorritori: “Nelle ultime ore ha tenuto duro”

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(Adnkronos) – Erano le 2.59 quando la barella con Ottavia Piana, la speleologa rimasta bloccata dallo scorso sabato nell'Abisso Bueno Fonteno, è uscita dalla grotta. "E' stato un intervento molto complesso, è durato quattro giorni, e sono state coinvolte complessivamente 130 persone", hanno detto i soccorritori del Soccorso alpino e speleologico in un punto stampa sull'operazione di salvataggio. "Avevamo sempre una squadra in grotta che lavorava sul ferito – spiegano – i tecnici che si occupavano della movimentazione della barella: in totale 10-12 persone. Poi c'è sempre un medico e un infermiere sul paziente e in questo caso dovevamo allargare dei passaggi stretti, nella parte vicino al punto in cui è successo l'incidente, e abbiamo coinvolto anche la disostruzione: sempre tecnici del Cnss formati nell'utilizzo di micro-cariche e altri dispositivi meccanici per aprire e allargare il passaggio della grotta".  "Siamo sempre stati in contatto con il ferito – ha sottolineato uno dei rappresentanti del Soccorso alpino – in grotta le radio normali non funzionano, quindi come Cnss abbiamo sviluppato un sistema di comunicazione interno e un sistema esterno che permette, dal campo base al punto dove si trova il ferito, un collegamento audio 24h su 24h". "Una delle caratteristiche di questo intervento è stata la sinergia. Il Comune che ci ha supportato con le sue strutture, grandissima disponibilità, la Protezione civile, gli abitanti veramente accoglienti", hanno sottolineato.   ''Pensavamo -ha detto a Non Stop News su RTL 102.5 Federico Catania, uno dei soccorritori del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico- che l’intervento sarebbe terminato domani mattina, ma l’ultimo tratto della grotta, grazie anche al lavoro svolto dagli operatori specializzati che noi definiamo "disostruttori" (specializzati nell’aprire i varchi più stretti all’interno delle grotte), si è rivelato più agevole del previsto", racconta Catania'. ''Anche la speleologa ha fatto la sua parte, dimostrando grande resistenza. In precedenza ci eravamo spesso fermati per delle pause sanitarie, per permetterle di riposare, ma nelle ultime ore ha saputo tenere duro. Grazie a uno sforzo collettivo, l’operazione si è conclusa positivamente", continua.  "È stata un'operazione molto complessa perché ha richiesto più giorni. In questo caso, rispetto a un intervento in montagna, dove si può intervenire con un elicottero o con una squadra che arriva con gli sci o a piedi, le tempistiche di un intervento in grotta sono completamente diverse rispetto a qualsiasi altro tipo di incidente. Quando parliamo di incidenti in grotta, tutte le tempistiche standard vengono stravolte, perché percorrere i cunicoli delle grotte è un’attività che richiede tempi e modalità di esecuzione completamente differenti'', dichiara il soccorritore. ''Noi non giudichiamo le persone che aiutiamo: sappiamo solo che c’è una persona in difficoltà e interveniamo. Possiamo magari giudicare alcuni atteggiamenti sprovveduti, ma non era questo il caso. Si trattava di una speleologa esperta, con tanta esperienza alle spalle, ed era correttamente attrezzata. Posso dire che è stata una circostanza sfortunata. Quando ci chiedono perché è tornata in grotta, è un po’ come chiedersi perché una persona torna ad andare in bicicletta anche dopo una caduta, o perché uno sciatore, uno sportivo, o un appassionato qualunque continui a praticare la sua passione nonostante i rischi. Non me la sento di giudicare quanto accaduto. Adesso è stata elitrasportata all’ospedale di Bergamo, e speriamo che guarisca presto. All’uscita dalla grotta erano presenti il medico e il fidanzato, e il loro incontro, dopo quattro giorni passati a distanza, è stato davvero emozionante'', conclude Catania.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)