Non capita tutti i giorni di poter fare il bagno in un museo archeologico a cielo aperto. A Sperlonga è possibile. La spiaggia della grotta di Tiberio è piccola, quasi nascosta, ma è meta di molti curiosi che non vedono l’ora di potersi immergere in acqua guardando ai resti di quella imponente villa che, oramai quasi duemila anni fa, ha accolto un imperatore.
La villa di Tiberio – La villa di Tiberio era molto più di una semplice dimora imperiale: estesa per ben 300 metri, si componeva di vari edifici costruiti su terrazze rivolte verso il mare, includendo un impianto termale, caserme e stalle per le truppe, residenze per l’intera corte e, appunto, una maestosa grotta che era stata appositamente decorata e ospitava giochi d’acqua, simposi, peschiere… e addirittura una piscina circolare e un’isola artificiale per i banchetti estivi (caenatio).
Tiberio è stato il secondo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia, e ha regnato fino alla sua morte (dal 14 al 37 d.C.): la costruzione della villa, probabilmente un ampliamento di una struttura preesistente appartenuta al nonno, risale più o meno al periodo dei lavori per la Via Flacca, momento storico in cui molti Romani facoltosi cominciarono a prendere in considerazione i territori dell’attuale Riviera di Ulisse – a quel punto meglio collegati con Roma – per le vacanze estive. Sulla scia di questa “moda” sorse anche la villa di Tiberio che, nonostante la sua imponenza, venne abbandonata molto presto, nel 26 d.C., probabilmente a causa di un crollo nella grotta che, durante un banchetto, aveva ucciso tre schiavi. Da quel momento in poi, l’imperatore stanziò nelle sue ville di Nola e Capri, ma i resti di questa testimonianza storica, architettonica e identitaria sono riusciti ad arrivare fino a noi e a regalarci degli scorci veramente unici al mondo.
Quello che resta – Sono tante le strutture romane che sono giunte fino ai giorni nostri, in qualche caso anche in più che discrete condizioni. Se della villa di Tiberio resta poco, però esistono dei probabili colpevoli da identificare: l’edificio, infatti, fu a lungo frequentato e abitato da monaci (si pensa più o meno fino al VI secolo), che ne avrebbero ridotto in frantumi le statue e i gruppi marmorei che la decoravano (in prevalenza dedicate alla leggenda di Ulisse), sotterrando tutto nella grotta per cancellare le tracce del paganesimo. Inoltre, nel corso dei secoli non sono mancati i saccheggi e i danneggiamenti che ne hanno eroso sempre di più la superficie visibile.
La villa è stata scoperta piuttosto recentemente grazie agli scavi che, nel 1957, si stavano conducendo per costruire la litoranea Terracina-Gaeta: fino ad allora, a parlare di quell’immensa dimora c’erano state soltanto delle testimonianze storiche che, però, non avevano ancora trovato riscontro fisico. Alcuni dei gruppi scultorei trovati fatti a pezzi vennero sottoposti ad una delicata opera di ricostruzione, salvando il salvabile e, nel 1963, si incorporò tutto nel Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga.
L’area rappresenta un vero e proprio viaggio nella natura, nella storia, nel mito e persino nella letteratura: si può camminare dove, un tempo, ha vissuto Tiberio e si possono arrivare a immaginare i capolavori che erano custoditi nella grotta e che è stato, purtroppo, impossibile riportare alla luce.
La spiaggia della grotta di Tiberio – Il panorama offerto dalla grotta di Tiberio spazia dal Monte Circeo alle isole pontine, riportando alla mente il viaggio di Ulisse e tutto il carico di leggende che si porta dietro. I resti della villa, oltretutto, affiorano anche in spiagge limitrofi: l’intero tratto di costa – incluso il mare che la bagna – è stato dichiarato riserva marina protetta e sono, perciò, vietati il transito delle barche a motore e la pesca. A gestire, invece, la parte di mare antistante la villa di Tiberio c’è il WWF con la sua Oasi Blu.
Oggi la grotta appare schermata, oltre che dalle onde del mare, da strutture moderne che impediscono l’accesso ad eventuali vandali e malintenzionati, ma la spiaggia viene spesso visitata da curiosi e appassionati che non vedono l’ora di rivivere, con i propri occhi, il mito. D’altronde, con quei frammenti che emergono da qualunque parte del sito, persino dalle acque, andare lontano con la mente nel tempo e nello spazio è quasi automatico…
Qui gli orari di accesso all’area archeologica-museo.