Gli amanti della natura selvaggia e delle coste frastagliate sanno di poter contare sulle spiagge del basso Lazio per appagare i loro sensi. Il contrasto tra dolce e feroce, tra mare e collina qui si ritrova sempre incredibilmente rappresentato e fuso in un’unica disomogenea identità. Soprattutto in alcuni litorali, come la spiaggia di Sabaudia.
Se da un lato, infatti, in Riviera di Ulisse molti lidi hanno fatto tabula rasa delle dune che disegnavano lo skyline costiero, il Comune di Sabaudia ha saputo fare di questa caratteristica il proprio tratto identificativo: il perimetro della sua spiaggia è descritto proprio dalla grande Duna Litoranea del Parco Nazionale del Circeo. Ben 23 chilometri di cordone dunale, alto fino a 27 metri sul livello del mare, che lo rendono il più lungo a livello europeo. Tanto che tutti gli accessi all’arenile sono stati realizzati con scalette e passerelle in legno per evitare il calpestio diretto che, soprattutto in alta stagione, potrebbe trasformarsi in un serio problema.
Sabbia e vegetazione – L’area ricade nel territorio del Circeo protetto dal 1934 e si distingue a colpo d’occhio per una peculiarità: la sabbia sottile e dorata della spiaggia si mescola al verde lussureggiante della vegetazione che ricopre la duna, creando alternanze di lidi privati e litorali liberi e offrendo persino diversi spunti per gli sportivi (trekking, surf, kitesurf etc). Un territorio così particolare da rappresentare uno dei cinque habitat naturali dell’area protetta: si è osservato, infatti, come la flora attualmente presente sia il risultato di un adattamento semi-forzato a condizioni ambientali piuttosto estreme, tra alte temperature, episodi di siccità ma soprattutto venti forti e “salati” dalla presenza del mare.
Una combinazione che dà vita a fioriture “di sabbia” molto colorate in primavera (giglio marino, camomilla di mare) e che è all’origine della rigogliosa macchia mediterranea che impera sul versante interno della duna. Spostandosi in direzione dei laghi costieri (di Paola, di Caprolace, dei Monaci e di Fogliano), infine, il terriccio si inumidisce e riesce ad ospitare persino specie da palude. Una ricchezza di verde che attira anche tantissimi animali che letteralmente colonizzano il circondario ad ogni ora del giorno e della notte; uccelli acquatici inclusi, che vengono spesso immortalati con bellissimi panorami al tramonto sullo sfondo.
D’altronde, è proprio grazie alla duna che qui acque dolci e salate – e i relativi “abitanti” – si incontrano e si mescolano.
La “California del Lazio” – La spiaggia di Sabaudia, insomma, appare quasi come un unicum accanto ai vicini scenari della Riviera di Ulisse. E forse è proprio questa asprezza che la rende incredibilmente attraente anche agli occhi di personaggi importanti e VIP che, come i Romani tanti secoli fa, hanno costruito in zona le proprie ville di vacanza. Ecco perché alcuni parlano di “California del Lazio”!
Questo è stato possibile nonostante l’area protetta perché alcuni terreni vennero in passato venduti dal Comune di Terracina (a cui inizialmente appartenevano) a una società immobiliare che seppe sfruttare le potenzialità del litorale costruendo sontuose ville con affaccio sul mare. Negli anni ’60, così, il circondario divenne famoso tra artisti e intellettuali: luogo di ritrovo era lo stabilimento Saporetti, fondato nel 1958, i cui tavolini ospitarono, tra gli altri, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, innamorati del posto al punto di aggiudicarsi proprio una delle prime ville costruite.
Impossibile, poi, non citare Villa Volpi, commissionata negli stessi anni dalla contessa Nathalie Volpi di Misurata, moglie del conte Giuseppe Volpi (fondatore del Festival del Cinema di Venezia) e messa in piedi dall’architetto milanese Tomaso Buzzi. Maestosa, lussuosa, troneggia all’interno di un parco di 10 ettari in uno stile neoclassico che fonde ispirazioni greco-antiche a contaminazioni venete palladiane e che è stata spesso scelta come set cinematografico.
In ogni caso, non mancano anche le proposte per i più solitari e amanti del relax: spostandosi in direzione Lago dei Monaci, attraverso una stradina percorribile solo a piedi o in bici, ci si può inoltrare sulla sommità della duna per godersi il panorama (lago da un lato, mare dall’altro), spingendosi verso la spiaggia della Bufalara, selvaggia, aspra e deserta anche in alta stagione!