Da Spinoza a John Lennon: sul potere dell’immaginazione per generare amore e pace

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Da Spinoza a Lennon, immaginare la pace
Da Spinoza a Lennon, immaginare la pace

L’amore – dice il filosofo Spinoza nella sua Etica – è un modo del pensare che è sempre accompagnato dall’idea della cosa amata (E2,ax3). Non c’è cioè amore senza l’idea o l’immagine della cosa che si ama; e lo stesso vale per l’odio, che è l’opposto dell’amore. Questo perché l’uomo pensa (E2, ax2). La mente dell’uomo, per quanto può, si sforza di immaginare ciò che aumenta o favorisce la potenza del Corpo (E3,12) perché, di tutto ciò che aumenta o diminuisce, favorisce o impedisce la potenza di agire del nostro Corpo, l’idea stessa aumenta o diminuisce, favorisce o impedisce la potenza di pensare della nostra Mente (E3, 11). Quanto più immaginiamo il nostro corpo attivo e senza impedimenti ad agire, tanto più la nostra mente penserà meglio.

Quindi l’immaginazione per Spinoza è funzionale al nostro benessere psicofisico. Ne consegue che la Mente rifugge dall’immaginare cose che diminuiscano o blocchino la potenza sua e del corpo: quando la mente passa ad una perfezione maggiore proveremo gioia e in caso contrario tristezza. Da questo capiamo meglio che cosa siano l’Amore e l’Odio.

L’Amore non è altro che Gioia accompagnata dall’idea di una causa esterna, e l’Odio non è che Tristezza accompagnata dall’idea di una causa esterna. Vediamo, inoltre, che chi ama si sforza necessariamente di avere presente e di conservare la cosa che ama, e, al contrario, chi odia si sforza di allontanare e distruggere la cosa che odia. (E3, 13 cor e sc). Quando amiamo, infatti, facciamo di tutto per proteggere e tutelare la cosa amata e che ci dà gioia, mentre vorremmo vedere cancellato dalla faccia della terra l’oggetto del nostro odio e della nostra depressione.

Se l’amore è una passione per la quale la mente passa ad una perfezione maggiore, quindi ad un perfezionamento del nostro stato mentale e l’odio produce l’opposto, ameremo o odieremo una cosa per il solo fatto d’immaginare che essa abbia qualcosa di simile a un oggetto che è solito suscitare nella mente Gioia o Tristezza, benché ciò in cui la cosa è simile all’oggetto non sia la causa efficiente di questi affetti (E3, 16).

Basta solo che una volta nella nostra vita abbiamo considerato qualcosa come causa di gioia che, nell’incontrare qualcosa di simile, subito la nostra immaginazione ci spingerà ad interpretarla come motivo di gioia e quindi di amore. Si ama e si odia quindi per pura immaginazione.

Se poi uno è stato affetto – cioè ha avuto un incontro che lo ha modificato – da un altro di una nazione diversa dalla sua, ed ha provato una Gioia o una Tristezza accompagnate dall’idea di questo altro, considerato sotto il nome universale della nazione come causa della sua modificazioni, non solo odierà o amerà lui, ma tutti quelli della stessa classe o nazione (E3, 46). Se l’incontro con un individuo di una nazione diversa dalla mia, quindi, diventa uno scontro, allora sono portato a generalizzare la cosa e ad estendere l’interpretazione di quello che è avvenuto come un pregiudizio su un intero gruppo di individui della stessa nazione.

Spinoza così ci ha spiegato l’origine dell’odio nazionalista come una generalizzazione impropria basata sull’immaginazione.

Fino a questo punto è dunque potente l’immaginazione: possiamo odiare e amare interi popoli e nazioni a causa sua. Per comprendere un uomo e una donna, ma anche i popoli, allora forse è necessario comprendere la loro immaginazione, perché apre scorci inediti e profondi.

Forse che oggi la pace ha bisogno di persone e popoli con un’immaginazione differente? Non lo cantava anche Lennon nella sua Imagine?

Cfr. B. Spinoza, Etica, Bollati Boringhieri, Torino 2021.


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a cura di Michele Lucivero

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