Spirito Artigiano: i dialoghi a Verona per le piccole imprese con Confartigianato Imprese Veneto

604
Spirito Artigiano

Tappa veronese per i “I Dialoghi di Spirito Artigiano”, percorso di approfondimento promosso dalla piattaforma digitale della Fondazione Manlio Germozzi e dedicato ai temi dell’attualità economica di interesse e con protagonisti gli artigiani e le piccole imprese.

Il terzo appuntamento di questo tour – organizzato da Confartigianato, in collaborazione con Confartigianato Imprese Veneto e Confartigianato Verona, con il patrocinio dell’Università di Verona, Dipartimento di Management, IVL Istituto Veneto per il Lavoro e Fondazione Germozzi – tenuto a Verona, ha ospitato la presentazione del Quaderno edito dalla Fondazione Germozzi sul tema della crisi demografica, scritto da Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale alla facoltà di Economia dell’università Cattolica di Milano.

Dopo l’introduzione e i saluti del Direttore di Confartigianato Verona, Valeria Bosco, e di Roberto Iraci Sareri, in qualità di Vicepresidente regionale e presidente provinciale di Confartigianato, a confrontarsi con l’autore, sono stati il Presidente della Fondazione Germozzi Giulio Sapelli, Mauro Magatti, Professore ordinario di Sociologia alla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Massimiliano Valerii, Direttore generale del Censis. Il Presidente di Confartigianato Imprese, Marco Granelli, invece, ha inviato un videomessaggio, perché trattenuto in Emilia Romagna per portare sostegno e solidarietà alle popolazioni e alle imprese colpite dall’alluvione. L’incontro è stato moderato da Federico Testa, Professore ordinario di Economia e Gestione delle imprese all’Università di Verona.

Il professor Rosina ha messo in evidenza la gravità del fenomeno della crisi demografica, uno dei temi cruciali per il futuro dell’Italia: il progressivo invecchiamento della popolazione unito alla costante denatalità rappresentano un fenomeno che vede il nostro Paese con la popolazione meno giovane in tutta l’Unione europea. La prospettiva è che nel 2050 ci si trovi ad avere un rapporto ‘uno a uno’ tra lavoratori e pensionati. E così, di questo passo, si arrivi a minare la stabilità economica e sociale dell’Italia e la capacità di competere alla pari con gli altri Paesi, occidentali e non. Rosina ha invitato dunque ad “un cambio di strategia, a puntare sui giovani, consentendo all’economia di crescere e generare benessere, in coerenza con la vocazione dei territori, facendo leva sul meglio di quanto le nuove generazioni possono dare, quando preparate e incoraggiate adeguatamente”. L’importante è “agire contestualmente su tutte le leve in modo interdipendente: quelle che operano sulle cause ma anche quelle che intervengono sulle conseguenze”.

“E anche la qualità della popolazione a essere determinante – ha proseguito il professor Sapelli – e dobbiamo ricordare che la procreazione non è legata solo a un fattore monetario: fare figli richiede speranza nel futuro. Serve una battaglia su cultura e formazione”. Il Presidente della Fondazione Germozzi ha dunque esplorato una dimensione più profonda che include anche i “percorsi educativi dei giovani”, un ritorno alla “cultura del sacrificio”. Perché “in una società di soli diritti, di figli non se ne fanno”.

“Non fare figli ha motivazioni complesse – ha detto il professor Magatti -. Riprendendo un detto africano: per crescere un bambino ci vuole un villaggio. In Italia le istituzioni non riescono a gestire le complessità e, in politica, c’è una componente ideologica. Noi italiani – ha detto – abbiamo galleggiato nell’oceano della globalizzazione, ma non abbiamo ancora capito che dobbiamo affrettarci ad investire. E l’investimento è anche la scelta di fare figli. Altrimenti non possiamo immaginare un futuro”. Alla radice della crisi demografica, secondo Magatti, si innesta una profonda “crisi d’identità. La dimensione identitaria, tuttavia, deve muoversi di pari passo con quella dello spirito. Perché è lo spirito a dare la spinta alla crescita”.

Tra gli effetti del calo demografico, il direttore del Censis, Massimiliano Valerii, ha evidenziato anche quelli politici. “Un Paese come l’Italia che dal 2015 si rimpicciolisce, drammaticamente perde anche il suo peso politico sul piano internazionale”. E l’inverno demografico è parzialmente imputabile anche alla “scarsa propensione al rischio da parte dei giovani”.

Un aspetto fondamentale proprio per le imprese, come hanno sottolineato i vertici di Confartigianato, preoccupati per le conseguenze della crisi demografica con il calo della forza lavoro e la difficoltà di trovare giovani qualificati ai quali trasmettere il prezioso ’saper fare’ che ha fatto grande l’Italia. Di questo passo si rischia di compromettere l’eccellenza manifatturiera espressa dagli artigiani e dalle piccole imprese italiane e di farci scivolare verso produzioni a minore valore aggiunto. Contro questi paradossali squilibri, sono indispensabili ed urgenti politiche coordinate e strutturali, anche a sostegno della famiglia e della natalità, in grado di farci recuperare terreno rispetto ai grandi Paesi europei.

DATI

Negli ultimi dieci anni, la popolazione italiana è diminuita di un milione e mezzo di abitanti. A fronte di 700mila morti nel 2022, si sono infatti registrate solo 339mila nascite, testimoniando una forte crisi demografica nel nostro Paese.

Il 56° rapporto Censis evidenzia come la crisi demografica stia influenzando la condizione attuale dei giovani italiani. Negli ultimi vent’anni, il numero di giovani di età inferiore ai 34 anni è diminuito di 4,7 milioni di unità. Nel 2021, il tasso di occupazione dei lavoratori 15-34enni in Italia è del 41,0% (media UE: 56,5%). Inoltre, il reddito medio lordo di un giovane di 18-24 anni in Italia (17.810 euro) è inferiore di 836 euro rispetto a quello di un coetaneo in Francia e circa 6.600 euro in confronto a quello di un ragazzo tedesco. Nonostante ciò, la generazione attuale di giovani italiani è la più istruita che sia mai esistita, con il 28,3% dei 25-34enni laureati.