Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti ha preso parte alla prima edizione degli “Stati Generali dei Comuni Montani del Veneto” organizzata da Anci Veneto a Tonezza del Cimone, in provincia di Vicenza. L’incontro è stata l’occasione per affrontare le sfide a cui sono chiamati tutti i Comuni montani, e il quelli veneti non fanno eccezione: dallo spopolamento all’ecosistema, dal turismo al ruolo delle Unioni e delle Comunità.
Ciambetti ha ricordato che in Senato ha preso il via l’iter di approvazione del disegno di legge per lo sviluppo e la valorizzazione delle aree montane, che ridisegna l’assetto istituzionale dei territori montani e raccoglie in un testo unitario i sostegni dedicati. «Gli enti locali – ha sottolineato il presidente del consiglio veneto – chiedono maggiori coperture finanziarie, almeno per un importo pari a quanto attualmente destinato alla copertura delle misure di fiscalità, pari a circa 100 milioni. A ciò si aggiunge poi la discussione sulla sanità di montagna e la fiscalità agevolata in regime de minimis per gli imprenditori agricoli. Nel medesimo progetto di legge si vuole inserire anche il tema della gestione dei grandi carnivori, che stanno minacciando le attività zootecniche di montagna, creando significativi disagi ai malghesi. L’attenzione del legislatore testimonia quanto acclarato: i problemi della montagna sono noti e negli ultimi anni si sono aggravati a seguito dei mutamenti climatici, dello spopolamento con il conseguente aumento della popolazione anziana stanziale, e l’esplosione post-Covid di un turismo non sostenibile che non ha portato ad un incremento di introiti proporzionale al numero delle presenze aumentate».
Ciambetti ha poi citato le calamità – spesso innescate dall’attività umana – che hanno colpito le aree di montagna: «Dissesto idrogeologico, frane e valanghe danno vita ad emergenze drammatiche come abbiamo visto in queste ultime settimane da Asiago al passo Duran, per non parlare delle popolazioni della montagna valdostana e piemontese duramente colpite e alle quali va tutta la nostra solidarietà. Ci sono poi altri pericoli: la perdita di biodiversità, le conseguenze derivanti dalla diffusione dei grandi predatori che mettono in serio pericolo consolidati equilibri ambientali e attività economiche, a iniziare dalla pastorizia e l’allevamento di bestiame – ha proseguito.- Altro tema cruciale è quello infrastrutturale: solo una rete capillare può consentire alla montagna adeguate condizioni di vita e standard qualitativi tali da attrarre nuovi residenti, nuove attività, nuovi capitali e investimenti non legati esclusivamente al turismo. Perché ciò avvenga occorre un serio sforzo per garantire la rete socio-sanitaria, potenziando la medicina territoriale, di base, e quella d’urgenza in presenza e con punti adeguatamente strutturati e guardando anche alla telemedicina. Il post Covid ha convinto molti a riflettere sulle opportunità che vengono offerte dalla qualità di vita che la montagna può garantire: sta a noi tutti impegnarci affinché la montagna torni al centro del dibattito politico.»
Gli abitanti della montagna sono i custodi di un prezioso patrimonio di biodiversità, per questo, ha ribadito Ciambetti, è importante non solo il mantenimento dei prati-pascoli, dei sentieri, delle strade forestali, ma anche il sostegno ai servizi essenziali e il supporto alle imprese per evitare il continuo spopolamento verso la pianura: «Come Presidente del Consiglio regionale – ha concluso -, il mio obiettivo è quello di creare una macroregione alpina italiana, coinvolgendo gli altri Presidenti delle assemblee legislative in modo tale da avere delle progettualità comuni e delle strategie di sviluppo sostenibile condivise”.