Stati Uniti d’Europa, Polonia e Ungheria contestano la Ue e si rivolgono alla Ue. Aduc: “Sempre per i soldi. Il pericolo del sovranismo”

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Gira e rigira siamo sempre lì: i soldi. Il governo polacco, guidato da Mateusz Morawiecki, e quello ungherese di Viktor Orban, contestano la supremazia della Corte di Giustizia della Ue sui sistemi giudiziari nazionali. In questo modo, si mina dall’interno la possibilità di intervento della Corte europea i cui dettami fanno norma in tutti gli Stati della Ue, così come previsto dal Trattato sottoscritto anche da Polonia e Ungheria ben 17 anni fa. L’adesione alla Ue è stata confermata da un referendum che ha visto il sì del 77% dei polacchi e dall’83% degli ungheresi – afferma nel comunicato che pubblichiamo Primo Mastrantoni dell’associazione  Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr).

I due Paesi, chiedono, però, alla Corte di giustizia di eliminare le misure che collegano i finanziamenti comunitari al rispetto dello Stato di diritto. Insomma, Polonia e Ungheria, mentre contestano i poteri della Corte europea ne chiedono l’intervento per dirimere questioni inerenti i finanziamenti comunitari.  Della serie: cara Ue, dacci i soldi che poi li gestiamo come ci pare e non intendiamo rispettare il Trattato della Ue, che si fonda sullo Stato di diritto, cioè di quella forma di Stato che assicura la salvaguardia e il rispetto dei diritti e delle libertà delle persone. In sintesi, Polonia e Ungheria vedono la Ue come un bancomat. È bene che cambino occhiali. Infine, c’è un aspetto che non va sottovalutato: il sovranismo, rivendicato da Polonia e Ungheria, nasconde in realtà il nazionalismo che ha portato a due guerre mondiali nel secolo scorso: 70 milioni di morti, distruzioni, povertà, economie al collasso. Polonia e Ungheria vogliono ripetere la tragedia?

Primo Mastrantoni, Aduc