Libertè, Egalitè, Fraternitè era il motto della Rivoluzione francese quando, nel 1789, fu presa la Bastiglia. I rivoltosi non potevano immaginare che quel motto si sarebbe diffuso coinvolgendo i cittadini di numerosi Paesi – scrive nella nota sullo Stato di diritto che pubblichiamo Primo Mastrantoni di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.
Elemento caratterizzante delle democrazie è lo Stato di diritto di matrice liberale, che esige il rispetto del principio di legalità e della certezza del diritto. Lo Stato di diritto è uno dei valori fondanti dell’Unione europea, infatti, all’art. 2 del Trattato si ribadisce che “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.”
Ben vengano, quindi, le sentenze della Corte di giustizia europea che legano l’attribuzione dei fondi europei, e in particolare del Next Generation Eu, al rispetto dello Stato di diritto. La diatriba, come noto, coinvolge la Polonia e l’Ungheria, che dei valori fondanti della Ue ne avevano fatto carta straccia. Ora, i due Paesi, se vorranno accedere ai fondi europei, dovranno sostituire le proprie leggi illiberali con quelle proprie di uno Stato di diritto.
Primo Mastrantoni, Aduc