Stati Uniti e Ucraina: il ricatto che lega Starlink alle ricche risorse minerarie

177
Ucraina Starlink

Gli Stati Uniti stanno facendo pressioni sull’Ucraina per accedere alle risorse minerarie strategiche del Paese arrivando, secondo quanto riporta Reuters, a minacciare l’esclusione dal sistema Starlink, il servizio di connettività satellitare di proprietà di Elon Musk, uno dei pilastri delle comunicazioni nel Paese durante la guerra.

Starlink: la “stella polare” dell’Ucraina

Dallo scoppio del conflitto, Starlink è stato per l’Ucraina un’ancora di salvezza: migliaia sono i terminali che hanno sostituito le infrastrutture di comunicazione danneggiate dall’invasione russa del 2022. La sospensione di questo servizio, rappresenterebbe un colpo devastante per le operazioni militari e civili. Secondo una delle fonti di Reuters “l’Ucraina dipende da Starlink. Lo considerano la loro Stella Polare”. Perdere questo servizio sarebbe quindi gravissimo per Kiev.

La proposta statunitense: risorse in cambio di “assistenza”

Secondo la proposta di Washington formulata da Donald Trump e dal segretario al Tesoro Scott Bessent, gli Stati Uniti dovrebbero acquisire un’importante quota – fino al 50% – delle risorse minerarie critiche Ucraine, tra cui graphite, uranio, titanio e, soprattutto, litio, un elemento raro e fondamentale per la produzione delle batterie di veicoli elettrici. Secondo alcuni commentatori, questa acquisizione porterebbe circa 500 miliardi di dollari agli Stati Uniti, una cifra intesa da The Donald come “rimborso spese” per il supporto militare che gli Usa hanno prestato negli ultimi anni. 

Dal canto suo, Zelensky ha respinto in modo categorico la richiesta americana, sostenendo che prima di trattare sulle terre rare del Paese occorre sicurezza e protezione concerta verso altre aggressioni russe. Secondo il leader ucraino, il Paese dovrebbe ricevere garanzie di sicurezza senza essere costretto a vendere le proprie risorse. 

Tra “imperialismo” e resistenza

Alcuni commentatori hanno descritto l’ultimatum aggressivo di Trump come un “imperialismo mafioso”, un “accordo coloniale” e un richiamo a ciò che successe durante la spartizione dell’Africa nel XVIII. D’altronde, legare l’utilizzo di una tecnologia così fondamentale per l’Ucraina in guerra al controllo statunitense di risorse minerarie stimate in trilioni di dollari, non può che causare qualche critica nel contesto internazionale. Peraltro, a questa perdita economica ucraina non è stato legato un impegno reciproco. Infatti, La proposta statunitense non include promesse di mantenere il sostegno militare allo stesso livello garantito prima di Trump.  

Il caso del litio: tra potenzialità e realtà contadine

Secondo quello che riporta il Guardian, il minerale su cui si concentra maggiormente l’interesse statunitense è il litio, di cui la regione Kirovohrad, nell’Ucraina centrale, è particolarmente ricca. I depositi minerari presenti nella regione – come quello situato nel deserto ex-agricolo di Liodiane – hanno un potenziale estrattivo straordinario, stimato circa a 4.300 tonnellate al giorno, una ricchezza enorme che, se adeguatamente sfruttata, potrebbe dare un importante boost all’economia post-bellica.

Proprio per questo, gli abitanti del territorio sono i primi a ripudiare la prospettiva di cedere il controllo delle miniere a Washington e definiscono quello americano un vero e proprio “ricatto”. In un’intervista riportata dal Guardian, Tetiana Slyvenko, un’amministratrice locale, accusa Trump di voler togliere risorse a un Paese in tempo di guerra. Un po’ come sparare sulla Croce Rossa insomma.