La stella cadente e la disperata rivolta contro la formalizzazione dei desideri

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stelle cadenti
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I funerali della speranza sono arrivati. Apriranno le porte all’alba della vita creativa e della liberazione. Stella dei desideri, gli uomini ti hanno creato con le loro lacrime e la loro forza di rivolta ti distruggerà

«Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa»[1]. Così Antonio Gramsci argomentava contro il capodanno e le date fisse, che secondo lui alienano la vita. Mettiamo tutte le nostre speranze in un giorno e pensiamo di godercelo ma poi dal giorno dopo viviamo la vita quotidiana con un’ansia estraniante, aspettando la prossima data per liberarci dalla tortura della vita quotidiana. Il giorno di capodanno non è altro che l’ennesima volontà di possesso dei nostri sentimenti e dei nostri desideri, vogliamo controllarli e ci sentiamo più al sicuro, liberandoli in un giorno solo, insieme a tutto il mondo, ma reprimendo le nostre emozioni nel resto dell’anno.

La bellissima stella candente, sfrecciando nel cielo, ci dà l’autorizzazione a liberare i nostri desideri, covati nella vita meccanizzata del quotidiano, esattamente come fa il capodanno. Ed è proprio qui che vorrei, nel piccolo spazio di questo articolo, mettere sotto processo la luccicante Meteora a cui fin da bambini affidiamo le nostre speranze. Possiamo ancora festeggiare i capodanni e esprimere i desideri quando vediamo una stella candente? Oppure sono solo simboli di una vecchia formalità e sintomi della società incentrata sull’avere e sul consumo?

Nelle case dell’eterna verità e dell’eterno destino, Chaos, viene messa sotto processo la speranza. Per secoli i mortali hanno affidato i loro desideri alle stelle cadenti piuttosto che ad altri simboli, hanno rinunciato alla loro di speranza in virtù della loro condizione sofferente. Nelle tempeste infuria il Chaos: «Meteora, luminosa raccoglitrice dei desideri degli uomini, sei accusata di aver violentemente alienato le loro anime! Senza pietà, li hai svuotati della loro coscienza e trasformati in una massa di schiavi adoranti quell’unico momento in cui possono liberare sé stessi. Aspettano ansiosi di affidarti le loro più recondite speranze, perché nel resto della loro vita sono oppressi. Sei solo la nuvola delle lacrime umane che evaporano nel cielo. Fugace illusione, nel tempo in cui sfrecci, togli ai mortali la facoltà di pensare spingendoli a esprimere un loro desiderio più in fretta possibile. Idola della velocità, del possesso e del profitto, mostro travestito da bella speranza. Hai ucciso il cigno che grida al cielo, sofferente, con le tue alienanti illusioni. Eserciti gli uomini all’ideologia del possesso e del profitto, cerchi di ingannarli e di far credere loro che in quel momento posseggono quel loro desiderio. Gli hai negato la vita, liberata dalle violente formalizzazioni dei sentimenti mortali. Non ci sono difese per questo, alleata della peggior meccanizzazione dell’esistenza! Figlia della sofferenza, come ti giustifichi di fronte alle tue vittime?»

Meteora: «Non avete il diritto di accusarmi, di mettermi sotto torchio e di addossare all’unica occasione di pace una vita da sofferenti, sottomessi e schiavi. Sono il sospiro di una creatura oppressa, è vero, ma sarebbe peggio abbandonare i poveri mortali alla loro oppressione senza fornirgli nemmeno un po’ di sollievo. Crudeltà è la vostra, vili credenti del Progresso, che hanno fede nella coscienza degli uomini. Io, solo in quanto raccoglitrice delle loro attese, sono l’anticamera della più grande speranza: quella verso l’aldilà. Inutili farisei dell’analisi, andate dallo schiavo e chiedete se vorrebbe abbandonare quella piccola speranza che ripone nel cielo! Andate, andate dal miserabile, schiacciato dalla pressa della vita e ditegli in faccia di abbandonare quelle poche illusioni che ancora ha! Andate ancora da chi, nelle piccole sofferenze quotidiane, ritrova la gioia nei momenti che voi chiamate “formali” e “alienanti”! Solo io assicuro loro una vita leggermente più bella, più serena e lontana almeno un moment…».

Chaos: «Basta! Non parlare! Come osi offendere con così tanta presunzione l’Uomo? Quell’essere buono così ucciso e oppresso dalla logica del profitto! Credo ancora nel fuoco dato ai mortali da Prometeo, nel nome dell’amore verso l’umanità… Vile illusionista, non ti permettere. Solo la Grande promessa ci garantirà pace e libertà. La società imperniata sul possesso non ha fatto altro che tradire quella promessa di infinita ricchezza e progresso. Ma come si…».

Meteora: «No! Siete stati voi a crearvi in testa la possibilità di una liberazione finale dai bisogni e quindi dai desideri. Siete stati voi ad autoproclamare l’inutilità della speranza e la sua origine sociale. Vi siete auto illusi e state processando me, l’unica che si è veramente preoccupata di cosa sentono i miserabili senza predicare loro grandi utopie o sacrifici in nome di grandi promesse

Chaos: «I funerali della speranza sono arrivati. Apriranno le porte all’alba della vita creativa e della liberazione. Stella dei desideri, gli uomini ti hanno creato con le loro lacrime e la loro forza di rivolta ti distruggerà».

Chaos e tutto l’universo uccisero quindi la speranza e la stella cadente, che disse infine, prima di venire trafitta dal fuoco di Prometeo: «Avete fatto dell’uomo un dio, trascurando che è l’ennesimo figlio della natura e preda dei suoi istinti e delle sue naturali tendenze. Non riusciranno mai a liberarsi dalla gabbia dell’autorità. Riponete la vostra fede solo nell’umanità, nuova religione, forse peggiore di quelle che rifiutate. Vi domando: gli uomini riusciranno mai a fare a meno di me, speranza e sollievo?»

[1] https://www.internazionale.it/notizie/2014/12/31/odio-il-capodanno-firmato-antonio-gramsci


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a cura di Michele Lucivero

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