“Sono rimasto sorpreso negativamente. Avevamo capito che era una trattativa complicata perché le somme di cui si parlava erano assai rilevanti. Da fonti di stampa Unicredit
chiedeva, per rilevare le parti buone di Mps, cifre esorbitanti. Faccio una riflessione: stiamo parlando della manovra del governo e si parla di 8 miliardi di tagli alle tasse. Orcel per comprare le parti buone di Mps chiedeva 8,5 mld. Io penso che il governo abbia fatto
bene a rifiutare questa condizione capestro”. Lo afferma all’Adnkronos il deputato vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin, componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, commentando la vicenda Mps e lo stop delle trattative con Unicredit per l’acquisizione della banca senese.
“Che si possa pensare di dare 8,5 mld a una banca perché si prenda le parti buone di una banca è uno schiaffo ai contribuenti”, osserva ancora il deputato di Fi che sulla possibilità che ci siano ancora le condizioni per arrivare a un accordo, osserva: “Il termometro migliore sono le quotazioni: dopo un crollo delle obbligazioni subordinate, che
pagherebbero il conto più pesante in caso di ‘burden sharing’, ieri c’è stato un rimbalzo. Ciò vuol dire che probabilmente gli operatori, che seguono in maniera professionale queste vicende, sperano che poi si possa trovare un punto di incontro”.
Secondo il componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, la “strada migliore oggi è lastricata di complicazioni. E’ un percorso iniziato nel 2017 con la presenza dello Stato in Mps e poi con gli accordi raggiunti con la Commissione
europea. Certo che se fallisce questa trattativa non resta altro che una proroga del termine, contando nell’autorevolezza del presidente del consiglio Mario Draghi in sede europea”. “Io sono liberale di cultura, tutte le situazioni devono essere aiutate dallo Stato, ma poi
devono stare in piedi da sole”, conclude Zanettin.