La storia a portata di podcast su Spotify: da “Qui si fa l’Italia” e “Kult” spunti per conoscere e, quindi, discutere

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Podcast e Spotify
Podcast e Spotify

Se si potesse requisire per un attimo il cellulare a un qualsiasi ragazzo tra i 13 e i 35 anni (l’età dei… ragazzi è cresciuta), dopo l’icona verde di Whastapp e quella colorata di Instagram, si troverebbe quella nera e verde di Spotify. Una piattaforma molto diffusa con  515 milioni di utenti giornalieri, che  in soli quindici anni è divenuta  immancabile nei dispositivi elettronici di ogni tipo.

Spotify nasce in Svezia nel 2008 a partire da una startup locale  con il proposito di offrire lo streaming on demand di una selezione di brani di varie case discografiche ed etichette indipendenti. Tuttavia, ormai da qualche anno, ma non da troppo per essere considerato già quotidianità o moda passata, la piattaforma svedese ha prima “ospitato” e poi iniziato a produrre i cosiddetti podcast.

Questi possono essere facilmente assimilabili alle trasmissioni radio ma vengono diffusi via Internet e sono facilmente scaricabili e archiviabili in un qualsiasi dispositivo. Poiché chiunque può fare un podcast e deciderne il tema secondo la propria sensibilità e passione, su Spotify si possono trovare podcast vari e disparati dal true crime alla cronaca sportiva passando per un’accurata immersione nella storia.

Nelle scorse settimane, il cinema vicentino Odeon ha ospitato le voci italiane che rappresentano due tra i più amati podcast storici dell’app svedese: “Qui si fa l’Italia” e “Kult”.

Il primo a cui danno voce Lorenzo Pregliasco – cofondatore di YouTrend – e Lorenzo Baravalle  racconta la storia politica italiana e si rivolge proprio ai giovanissimi che non l’hanno vissuta soffermandosi sulla vita di personaggi eminenti come Bettino Craxi, Giulio Andreotti o sui momenti salienti del secolo scorso come la strage di Piazza Fontana e la Resistenza. Lo scopo di questo podcast non è solo educativo ma desidera tracciare un evidente nesso di causalità tra il passato e il presente, ricercando dunque nei protagonisti e nei fatti di ieri le basi da cui “trarre” la politica e la società di oggi.

Quando il moderatore Giovanni Diamanti – altro cofondatore di YouTrend nonché professore di Marketing politico presso l’Università di Padova – chiede all’amico Pregliasco quale sia la fortuna di questo podcast, che è riuscito con successo a rendere a portata di click la storia del secolo scorso, Lorenzo con voce profonda rivela quanto sia fondamentale come si spiega la storia. Il bravo podcaster – aggiunge – dovrebbe, dunque, essere talmente immersivo e chiaro nella sua spiegazione da non fare tornare indietro, nell’ascolto, chi per distrazione si fosse perso qualcosa. Insomma, secondo Lorenzo Pregliasco, l’arte dei podcast sta proprio nella chiarezza espositiva e nel modulo seguito dalla voce narrante per riuscire a tenere tutti gli ascoltatori incollati alle proprie cuffiette, ammaliati e incuriositi dalla storia, tra tutte, più ricca di colpi di scena: quella italiana.

Una settimana dopo Diamanti concede al curioso pubblico della sala Lampertico al cinema Odeon il bis. Questa volta gli interlocutori sono i due podcaster Angelo Zinna – giornalista toscano – e Eleonora Sacco – mediatrice culturale siciliana – che da gennaio 2023 sono sbarcati anche loro su Spotify con un podcast prodotto da Cemento che si dispiega attraverso l’immagine reale e al tempo stesso emblematica delle statue di Lenin, dalla loro costruzione alla caduta del fondatore del leninismo in un arco temporale che analizza le premesse, la nascita e la caduta del socialismo.

In particolar modo i due si concentrano su un risvolto tutto italiano: un busto di Lenin che tutt’oggi si trova nella piazza del piccolo comune reggiano di Cavriago. Come è arrivato lì? Perché è ancora in piedi? Le risposte a queste domande si possono trovare solo nelle tredici puntate di questo podcast che sembra riuscire a legare in una trama piena di colpi di scena il sapore speziato del Borsh (la più diffusa zuppa russa) con i cappelletti in brodo.

Queste due serate al cinema Odeon, hanno sicuramente puntato i riflettori sulla nuova frontiera dello studio della storia e dei suoi risvolti. I due podcast presentati costituiscono l’esempio pragmatico delle nuove forme in cui il racconto di ciò che è avvenuto prima si può incanalare.

“Qui si fa l’Italia “ e “Kult” sono due tra le tante opportunità, sfruttando il tragitto per andare a fare la spesa, il tempo di un lungo viaggio in auto o un qualunque altro momento morto per conoscere con facilità qualcosa di più sul mondo in cui viviamo e quindi su chi siamo. Sta a noi poi saper cogliere queste opportunità, per condividerne o meno i contenuti, ma discutendone, poi, “in presenza” con chi vogliamo, possiamo e dobbiamo coinvolgere.