Studenti del Vicentino dopo una “lectio” di ViPiu.it sul crac della BPVi interagiscono col suo direttore Giovanni Coviello

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Archiviazione 21 amministratori e sindaci ex BPVi, assemblea del 2015 (archivio)
Amministratori e sindaci ex BPVi, assemblea del 2015 (archivio)

Alla fine di marzo, dopo uno specifico loro invito d’accordo con una loro insegnante aperta al mondo esterno a quello dei soli libri, ho avuto la possibilità e il privilegio, visto l’uditorio, di spiegare a dei giovani studenti di un istituto superiore del Vicentino, rigorosamente a distanza e col supporto anche di un legale, attivo nella tutela di alcune parti civili, una vicenda storicamente e giuridicamente complessa ma allo stesso tempo ancora molto attuale, quella del flop della BPVi (ora in Liuidazione Coatta Amministrativa e non solo, visto che parallelamente è “saltata” anche Veneto Banca.

Vicenza. La città sbancata
Vicenza. La città sbancata

Ho, infatti, raccontato e documentato, in quasi un’ora e mezza, le sue premesse, viste da pochi se non solo da noi a Vicenza e in Veneto fin dall’agosto del 2010 (cfr. il nostro libro/raccolta di articoli “Vicenza. La città sbancata“, sottotitolo “Quello che dovevi sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo scritto. Da sempre” e uno analogo, ma opposto, sull’altra visione poi verificatasi tragicamente errata).

Ma ho potuto anche analizzare le conseguenze del crac della Banca Popolare di Vicenza che tanto ha segnato il territorio vicentino e veneto visto che il 40% dei suoi soci azzerati sono di questa area e alcuni lo erano visto che nel frattempo sono deceduti non solo per l’età ma anche per gli effetti “fisici” del dramma psicologico vissuto perdendo spesso tutti i loro risparmi.

Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo
Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo

Gli alunni della classe vicentina, magari, ma non l’ho chiesto, figli o nipoti o parenti o anche solo conoscenti di risparmiatori ingannati da chi dirigeva quella banca, su cui è terminato un primo processo in primo grado (cfr. “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo“),  non solo si sono dichiarati  “davvero molto contenti” dell’incontro, durante il quale hanno spesso interagito ponendo delle domande non banali, ma, poi, via mail e per il tramite dell’insegnante, me ne hanno poste altre tre che voglio sottoporre, insieme alle mie risposte, a chi legge ViPiu.it, ai tempi del crollo progressivo della banca nota come VicenzaPiu.com.

1. La vicenda BPVi ha a che fare con lo schema Ponzi?
2. Perché i funzionari della BPVi puntavano a far sì che le persone comprassero le azioni quando sapevano la verità?
3. Perché la Banca d’Italia non ha provveduto, a tempo debito, a svolgere la sua funzione di vigilanza?

Ecco le risposte che ho dato.

1. La vicenda BPVi ha a che fare con lo schema Ponzi?

In un certo senso sì, perché raccogliendo denaro per sottoscrivere azioni a prezzo gonfiato e magari finanziando l’acquisto con un prestito (le “baciate”) si generava un capitale fittizio sulla base del quale potevano essere erogati, da un lato, più finanziamenti, e, dall’altro, tenendo in piedi il meccanismo, si potevano ricomprare le azioni “fasulle” per poi rivenderle a risparmiatori inconsapevoli o a clienti “complici”. Tutto cadde quando il Fondo Riacquisto azioni proprie subì, oltre alla limitazione quantitativa di 250 milioni di euro, l’obbligo di essere azzerato a fine anno e quando le azioni “baciate” da acquistare e “girare” momentaneamente a nuovi “prestanome” raggiunsero livelli (oltre 1.1 miliardi ha accertato la sentenza di 1° grado) non più sostenibili in previsione anche dell’arrivo dei controlli più “reali” della Bce.
2. Perché i funzionari della BPVi puntavano a far sì che le persone comprassero le azioni quando sapevano la verità?

a) disonestà intellettuale e reale

b) carriera da supportare con il raggiungimento degli obiettivi posti (non esiste la scusa che non sapessero o non capissero, perché continuarono a farlo anche quando i segnali erano chiari e all’interno della banca circolavano con insistenza, questo anche in base alle testimonianze processuali.

Alcuni, pochi però, si dimisero e se ne andarono oppure si rifiutarono e furono declassati o trasferiti o messi in condizione di dimettersi

3. Perché la Banca d’Italia non ha provveduto, a tempo debito, a svolgere la sua funzione di vigilanza?
Non esiste una sentenza al riguardo perché, addirittura, Banca d’Italia è stata ammessa tra le parti civili “offese” nonostante vari avvocati e noi come VicenzaPiù e poi ViPiù ne avessimo evidenziato a dir poco le “dimenticanze”.
Ma è chiaro dagli atti e dai documenti (anche da quelli da noi pubblicati e mai considerati da chi di dovere) che ci fu un non voler vedere (per giunta a favore della BPVi e contro Veneto Banca) che
– se era stato volontario, va definito a dir poco doloso
– se, invece, come hanno sostenuto molti dei dirigenti, anche quelli ascoltati nel processo, erano “cascati” nelle comunicazioni artefatte della BPVi, questo certifica la loro, comunque colpevole, incapacità come “controllori”.
Tanto più che molti di loro, poi, quando indossarono il cappello BCE per effettuare i controlli furono miracolosamente in grado di vedere tutto il non visto prima…
È, impensabile, poi che questi dirigenti non agissero sotto input precisi o, a dir poco, sottintesi di Bankitalia e del sistema finanziario a cui risponde la nostra, anomala, Banca centrale.
Per individuare o “supporre” gli “ispiratori” di questo comportamento basta vedere chi è stato avvantaggiato, e non poco, dai crac non solo della ex Popolari Venete ma anche di Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche e CariChieti…
Lo steso potrebbe essere detto per MPS i cui primi, devastanti comportamenti (anomali?) furono avallati sempre da Bankitalia il cui governatore all’epoca era Mario Draghi..
Una chiosa: bisogna rispettare le Istituzioni, ma il loro operato dipende dagli uomini che le sostanziano.
Da tempo questi uomini (poche le donne per la verità), a mio parere (e questo vale per gran parte, se non, purtroppo, tutte le Istituzioni), non sono più al livello dei compiti che a loro affidano la Costituzione e i cittadini.
Sta a voi, ragazzi, tentare l’impossibile per sostituire i “paria” del sistema, ma, come state facendo, non sull’onda del qualunquismo ma col supporto della corretta conoscenza dei fatti, anche se difficili da far venire alla luce.
Spero nel mio piccolo di avervi dato un contributo, sia pure modesto, al riguardo.
Vi auguro un mondo migliore ma dovrete ricostruirlo voi, mentre noi, quelli della mia età, ce lo eravamo ritrovato migliore con la Costituzione.
Buona prosecuzione del vostro percorso di studenti e cittadini.