Studio Confindustria, Mef e Mise: contiene dati superati e incompleti

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Carlo Bonomi (Confindustria) a confronto col premier Giuseppe Conte
Carlo Bonomi (Confindustria) a confronto col premier Giuseppe Conte

Il documento pubblicato ieri, 19 giugno, dal Centro Studi Confindustria sulla risposta economica italiana ed europea all’emergenza Covid ha generato una pronta replica congiunta del Mef (Ministero dell’economia e delle finanze) e del Mise (mistero dello sviluppo economico) in cui si sostiene sostanzialmente che il documento contenga «dati ormai superati, incompleti e fuorvianti»  e si auspica che, nell’individuare utilmente criticità e problemi, «le analisi e le valutazioni di tutti siano sempre fondate su un esame e un uso accurato dei dati».

Se infatti nel rapporto di Confindustria sostiene che «per quanto riguarda i sussidi, la Germania ha erogato oltre 13 miliardi di euro a piccole imprese e autonomi (in circa due mesi) contro i 4,7 della Francia (erogati in poco più di due mesi) e i 2,4 dell’Italia (per il solo mese di marzo)» Mef e Mise ribattono che «in realtà l’Italia ha erogato quasi 6 miliardi a quasi 5 milioni di persone per tutte le indennità di marzo e aprile, quindi più della Francia. Peraltro, per le piccole imprese è operativo anche il bonus affitti, lo sconto sulle bollette, l’abbuono Irap di giugno e dalla prossima settimana inizieranno le erogazioni dei contributi a fondo perduto, che porteranno l’importo complessivo a poco meno di 20 miliardi di euro».

Sempre secondo la nota «quanto alla liquidità, nel confronto Confindustria omette i 277 miliardi totali della moratoria sui crediti e mutui, di cui hanno beneficiato 2,6 milioni tra cittadini e imprese e la cui inclusione modificherebbe sensibilmente, a vantaggio dell’Italia, il paragone e le considerazioni critiche».

Se, infine, quanto ai tempi di adozione dei decreti rispetto all’inizio della diffusione del Covid, «il primo decreto contenente “misure urgenti di sostegno per famiglie lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID 19” risale al 2 marzo, a 10 giorni dal primo caso accertato in Lombardia», Mef e Mise danno atto che «naturalmente è vero che alcune misure hanno riscontrato criticità nei tempi di attuazione, prima fra tutte la Cassa integrazione in deroga, che ha scontato una procedura troppo complessa» per cui «il Governo ha riconosciuto il problema, e per questo ha introdotto modifiche importanti nel decreto Rilancio».

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