(Adnkronos) – L’Unione Europea punta ad aumentare la quota di riciclo dei rifiuti prodotti all’interno dei suoi confini fissando al 2030 degli obiettivi superiori di almeno 5 punti percentuali rispetto a quelli del 2025 per ottemperare a un quadro normativo sempre più stringente in termini ambientali e più votato all’economia circolare. Alla filiera di gestione e riciclo del rifiuto e delle nuove soluzioni per un packaging più sostenibile che contenga materiali riciclati, si affianca la possibilità di scegliere sfuso. Tra gli ostacoli e barriere sull’acquisto di prodotti non imballati, problematiche legate all’igiene e alla sicurezza del prodotto, scarsa presenza di negozi e conoscenza della normativa vigente. Sono questi alcuni dei temi contenuti nello studio 'Sceglilo sfuso o riciclabile. Dati, contesto normativo e risultati di Altroconsumo', realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito di Sceglilo Sfuso o Riciclabile, il progetto finanziato dal Mimit D.M. 6/5/2022 art. 5, che si propone di informare ed educare ai consumi sostenibili e di economia circolare e creare consapevolezza rispetto al problema dell’over-packaging e più in generale alla scelta del buon packaging. Lo studio è stato presentato oggi a Roma nel corso di un convegno pubblico, organizzato in collaborazione con Altroconsumo, organizzazione di consumatori, al quale hanno preso parte numerosi tra esperti della materia, rappresentanti delle aziende, delle associazioni e delle istituzioni. Le emissioni complessive di gas climalteranti europee derivanti dalla gestione dei rifiuti hanno visto una generale diminuzione del 40,7% nell’arco di trent’anni, passando da 184,18 MtCO2 nel 1990 alle 109,28 MtCO2 del 2021. L’Unione Europea si è posta l’ambizioso obiettivo di raggiungere le net zero emissions entro il 2050 e per farlo dovrà modificare il suo approccio nei confronti della generazione dei rifiuti e, più specificamente, quelli derivanti dal packaging, rendendoli riutilizzabili, recuperabili o riciclabili. L’integrazione del processo di riciclo e quindi il recupero di materiali con la conseguente valorizzazione del rifiuto sta riscoprendo la sua importanza con un trend a livello europeo positivo da oltre vent’anni passando da una quantità di rifiuti comunali riciclata del 27,3% al 48,6% (+78%). L’andamento positivo è riscontrabile nei principali Stati membri. In particolare, tra il 2000 e il 2021 l’Italia ha visto crescere il tasso di riciclo dal 14,2% al 51,9% (+265,5%), la Spagna ha raddoppiato la percentuale da un valore pari a 18,4% al 38,6% (+109,8%) mentre la Francia ha segnato un +70,6% (dal 24,5% al 41,8%). La Germania ha sperimentato invece un aumento del tasso di riciclo più modesto rispetto agli altri Paesi, pur partendo da una soglia iniziale più alta (52,5%). Analizzando l’andamento della produzione di rifiuti da packaging, si nota un generale aumento che tra il 2005 e il 2021 va dai 158,34 kg ai 189,75 kg pro capite (+19,8%). Nello specifico, Germania e Italia si confermano gli Stati con il maggiore aumento della produzione pro capite tra quelli presi in esame, con incrementi rispettivamente del 41,6% e del 37,3%; seguiti dalla Spagna con un 25,4% e, per ultima, dalla Francia con un 6,9%. Per ciò che riguarda la produzione di quantità di scarto in base ai materiali di packaging utilizzati, sono soprattutto gli imballaggi in carta e cartone ad aver segnato un aumento del 7,9% a livello europeo, con Italia, Germania e Francia che hanno registrano un balzo a doppia cifra, rispettivamente del 20,4%, 22,4% e 15,9%. Gli imballaggi in plastica si assestano ad un +28,1%, tuttavia per i Paesi considerati sembra esserci un’elevata variabilità. Infatti, la Germania si conferma prima in termini di incremento con +43.1%, la Francia segna un +15,5%, l’Italia un +6% e la Spagna un +4,1%. Infine, per gli imballaggi in vetro si è registrato un aumento del 7,9% nel loro utilizzo, con l’Italia che mostra la crescita più elevata (+32%), seguita da Germania (+6,3%), mentre Spagna e Francia hanno diminuito la loro quota rispettivamente del 18,8% e del 12,6%. Per quanto concerne il corretto smaltimento dei rifiuti da imballaggio, Altroconsumo ha sottoposto ad un 'quiz' gli ACmakers, la sua community collaborativa: 7 persone su 10 sanno che le informazioni sul corretto riciclo si trovano sull’etichetta dell’imballaggio; quasi tutti, circa 9 persone su 10, sanno che i Raee (Rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici) vanno portati all’isola ecologica comunale e che le batterie vanno separate dai dispositivi prima di buttarli. In pochi, 4 su 10, sanno che possiamo chiedere di farci servire il cibo da asporto in un nostro contenitore, purché sia pulito e adatto all’uso alimentare (l’esercente potrà valutarlo). Da un punto di vista ambientale, la soluzione ottimale è sempre non produrre rifiuto fin dal principio e, ove possibile da un punto di vista sanitario, consumare prodotti sfusi dotandosi di contenitori riutilizzabili nel tempo. Dall’indagine Altroconsumo sulla domanda di prodotti sfusi da parte dei cittadini, e alla quale hanno partecipato più di 1.000 iscritti alla piattaforma ACmakers, emergono come barriere alla vendita di prodotti sfusi la bassa disponibilità di negozi che offrono tale opzione (528 preferenze), il maggior tempo e impegno richiesti dall’organizzazione dell’acquisto di prodotti sfusi (450), nonché la percezione che alcuni prodotti sfusi siano meno igienici rispetto alla loro controparte imballata (614). Di converso, tra i fattori che sembrano dare un contributo positivo si rintracciano la possibilità di scegliere la quantità necessaria di prodotto (200) e l’assenza di un packaging in plastica (150). Un’ulteriore indagine che si inserisce nell’ambito del perimetro di 'Sceglilo Sfuso o Riciclabile' è una sperimentazione, che ha riguardato 26 punti vendita, sulle possibilità dei clienti di acquistare prodotti sfusi e incartarli tramite imballaggi portati da casa, impattando positivamente sull’ambiente e anche riducendo i costi dei distributori di prodotti, condotta sempre da Altroconsumo e curata da Mercato Circolare. Questa possibilità è stata introdotta nel 2019 tramite il c.d. Decreto Clima e la sua applicazione sarebbe prevista dall’art. 7 bis della legge n.141 del 12/12/2019. Dei 26 punti vendita considerati, 24 non erano a conoscenza della possibilità offerta dal Decreto Clima ma, la maggior parte di essi (20), dopo essere stati informati, ha effettuato la pratica. In 6 casi su 26 (il 23%) il consumatore si è visto negare la possibilità di usufruire dei propri contenitori per il trasporto dei prodotti. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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