“Ribadisco quanto avevo sostenuto ancora un mese fa: il carcere di Vicenza o, meglio, la casa circondariale Filippo Del Papa presenta problemi strutturali, organizzativi e di organigramma che devono essere affrontati. Ancora a luglio, dopo l’ennesima aggressione subita da un agente di Polizia penitenziaria, avevo già denunciato l’insostenibile turn over dei dirigenti, che acuisce le difficoltà organizzative e gestionali dettate da una struttura inadeguata alle esigenze contemporanee e oggi si capisce la gravità i quanto avevo detto”. Silvia Maino, consigliere regionale del gruppo Zaia Presidente da tempo sta seguendo le problematiche del carcere vicentino e dopo il suicidio di Renato Grisotto in comunicato si dice “amareggiata e scossa ma non esattamente sorpresa. Casomai mi sorprendo davanti a tante reazioni scandalizzate di tanti quando i responsabili sindacali della Polizia penitenziaria veneta avevano già da tempo individuato e denunciato i punti critici di uno scenario complesso di una struttura obsoleta e carente negli organici e professionalità specialistiche” “Con uno sforzo difficilmente comprensibile da chi non conosce le dinamiche della casa circondariale vicentina, proprio gli agenti avevano tentato di porre rimedio alle evidenti lacune anche con turni e carichi di lavoro insostenibili, sopportando aggressioni e intimidazioni. Non dobbiamo mai dimenticare il lavoro che hanno fatto e fanno in condizioni incredibili: bisogna ribadire la solidarietà e il sostegno a tutto il personale penitenziario che cerca di fare il meglio, pur in condizioni estreme e di crescente difficoltà, per assolvere al proprio dovere. Ripeto – conclude Maino – quello che dico da tempo: la casa circondariale di via della Scola è una struttura sorta negli anni Ottanta del secolo scorso come carcere di massima sicurezza e questo significa un carcere nato con caratteristiche strutturali particolari ed esigenze specifiche, compresa la dotazione di organico del personale, ben diverse dai bisogni della realtà attuale. Nato per ospitare pochi detenuti il carcere vicentino oggi è sovraffollato e sottodimensionato negli organici, senza poter contare su quelle professionalità necessarie per affrontare situazioni determinate dalla presenza di detenuti con chiare problematiche psichiatriche difficilmente gestibili nello scenario attuale: il caso del suicidio di Renato Grisotto purtroppo è la conferma, amara, amarissima, di ciò. I nodi stanno venendo al pettine: decine di aggressioni e intimidazioni agli agenti erano segnali chiari di una situazione che stava degenerando e alla quale non si è voluto porre rimedio”.