Anche gli esodati del superbonus potrebbero risentire del decreto 39/2024, in vigore dal 30 marzo sulla cessione dei crediti e lo sconto in fattura, che impone limitazioni con effetto retroattivo.
Il Sole 24 Ore apre con questa notizia in prima pagina l’edizione in edicola oggi, parlando di “trappola” per almeno 15mila condomini in tutta Italia a causa degli effetti del provvedimento su lavori da avviare che ora rischiano di finire su un binario morto.
Lo spauracchio è molto chiaro: i cittadini che avevano avuto accesso al Superbonus non potendo più sfruttare la formula del credito di imposta ceduto o scontato nelle fatture dei lavori, per pagare i lavori, dovranno provvedere a pagare anticipatamente di tasca propria. Se è pur vero che potranno comunque contare sulla detrazione, resta il fatto che in molti potrebbero non avere la disponibilità economica per sostenere i costi delle ristrutturazioni.
“Anche se è impossibile misurare in maniera esatta quanti condomini saranno colpiti da queste difficoltà, una prima stima arriva dall’analisi dei dati Enea, che mensilmente rilevano l’andamento degli investimenti di super ecobonus. I lavori più colpiti saranno quelli nelle fasi di avvio. Guardando i trend delle asseverazioni da fine 2022 in poi, siamo nell’ordine di oltre 5mila cantieri condominiali attivati al mese. Così, ipotizzando problemi con la cessione per molti di quelli che sono partiti nel corso del 2024 (molti dei quali grazie a vecchie Cilas che davano diritto ancora alla cessione), in tre mesi la platea dei cantieri a rischio abbraccia circa 15mila condomini. Potrebbero in larga parte avere difficoltà, a meno che non abbiano già pagato una quota dei lavori già realizzati”.
Secondo il quotidiano economico rischiano quei condomini beneficiari del Superbonus che però al momento non hanno ancora pagato per opere fatturate in cantiere: dovranno rinunciare improvvisamente alla cessione del credito o allo sconto in fattura.
“Si tratta di una situazione piuttosto frequente, adesso che la detrazione del superbonus è al 70% e, quindi, una quota dei lavori è necessariamente a carico dei condomini. Questa quota, nella pratica degli accordi contrattuali, si traduce spesso in un anticipo per le imprese.
Anche in questo scenario bisognerà rifare i calcoli in corsa, affrontando problemi giganteschi. Consideriamo che si parte da una situazione nella quale, fino a pochi giorni fa, i condomini contavano, per la loro ristrutturazione, di pagare un cifra contenuta, grazie ad esempio allo sconto in fattura trasferito direttamente all’impresa. Adesso, questo strumento non sarà più disponibile e, a lavori iniziati, i condomini si troveranno a mettere di tasca propria i soldi necessari a far avanzare le opere, potendo poi contare sul recupero in dichiarazione.
Le difficoltà sono evidenti, perché non è detto che tutti abbiano a disposizione i soldi necessari. Le delibere condominiali, d’altronde, sono state approvate sulla base di un piano finanziario costruito su presupposti totalmente diversi, nel quale cioè molti pagamenti transitavano dallo sconto in fattura. In concreto, è più che verosimile che i lavori si blocchino, almeno per un periodo o, nelle situazioni peggiori, per sempre. Sarà il passaggio parlamentare a esaminare queste criticità. Si partirà dal Senato, dove il decreto dovrà essere incardinato presso la commissione Finanze”.
Fonte: Il Sole 24 Ore