Sussurri e grida: in Francia sindacati hanno gridato e ottenuto ritiro sia pur “provvisorio” della riforma delle pensioni. E in Italia?

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Riforma delle pensioni, la lotta in Francia
Riforma delle pensioni, la lotta in Francia

Sarà anche un ritiro “provvisorio” della (contro)riforma delle pensioni francese (tipo “riforma Fornero”, anche se più blanda), ma la lotta decisa in corso da settimane, un primo risultato, come da agenzia Ansa riposata in fondo, lo ha ottenuto.

I sindacati francesi hanno gridato e hanno agito. E i nostri grandi sindacati che all’epoca hanno fatto 3 ore di sciopero “contro” la (contro)riforma Fornero e che oggi fanno poco o niente per i diritti che sono stati rubati ai lavoratori, cosa dicono adesso? Che non si può fare così? Che in Francia sono troppo “violenti”? Che “gridano” troppo? Che il conflitto non serve e che bisogna volersi bene? Che è giusto fare accordi con Confindustria a partire da quello che vogliono i padroni? Che al massimo si “contratta” o si “concerta” per ottenere il meno peggio? Che è necessario appoggiare il governo perché altrimenti arriva Salvini? Che lottare per il ripristino dell’articolo 18 e la diminuzione drastica dell’età pensionabile è qualcosa che appartiene “al secolo scorso”?

Si rimane sempre più allibiti (e delusi) dai sussurri (quando va bene) e quella specie di silenzio indifferente (o, forse, ostile?) che i “nostri” grandi sindacati (che hanno milioni di iscritti e almeno potenzialmente una forza bella grande) tengono nei confronti della lotta dei lavoratori e del sindacato francese.

Silenzio su tutta la linea … forse qualche rumore di fondo e nulla più. Adesso si possono leggere alcune dichiarazioni della CGIL sulla necessità di aprire un tavolo di confronto col governo sulla questione della previdenza. Se è un risveglio è certamente un segnale positivo.

Ma, intanto, in Italia si muore di lavoro (da inizio anno e nonostante le festività, sono già 13 i lavoratori morti per infortunio nei luoghi di lavoro) e di malattie professionali. E, mentre si sussurra, il precariato aumenta, la qualità del lavoro è sempre peggiore, ci sono sempre più malori e decessi durante il lavoro, i diritti di chi vive del proprio lavoro vengono progressivamente cancellati a fronte di sempre maggiori privilegi per chi sfrutta il lavoro altrui, i pensionati vengono tartassati, i lavoratori non riescono ad andare in pensione, i giovani emigrano per poter lavorare … un disastro.

Il paese è in decomposizione ma bisogna fare silenzio … i nostri grandi sindacati sono in dormiveglia.

Chi glielo dice che è con il conflitto e con la lotta (e non con la concertazione o con il timore) che si può ottenere qualcosa? L’esempio francese ne è dimostrazione.

*Notizia ANSA (11 gennaio 2020 ore 17.33)

Scontri a Parigi, il governo ritira la riforma delle pensioni

Revocato il punto di maggior attrito con i sindacati, l’instaurazione di un’età di equilibrio a 64 anni per ottenere la pensione a tasso pieno. Lacrimogeni e cassonetti bruciati.

Il governo francese ha annunciato il ritiro “provvisorio” dal progetto di legge per la riforma delle pensioni del punto che creava più problemi con i sindacati, l’instaurazione di un’età di equilibrio a 64 anni per ottenere la pensione a tasso pieno.

Intanto violenti scontri sono in corso a Parigi alla manifestazione contro la riforma delle pensioni. Lacrimogeni, cassonetti in fiamme, lancio di oggetti contro la polizia, cariche: l’intero quartiere è teatro di incidenti. I disordini sono diminuiti di intensità all’avvicinarsi della Bastiglia e il grosso del corteo, nel quale si trovano fra l’altro tutti i leader sindacali oltre a centinaia di gilet gialli, ha ripreso a sfilare nella calma.

Gruppi di black bloc hanno appiccato le fiamme a un grosso pannello pubblicitario accanto a un hotel a pochi metri dalla Bastiglia, rendendo necessario l’afflusso di camion di pompieri mentre sfila il corteo. L’arrivo della manifestazione sulla piazza della Bastiglia è avvenuto mentre si levavano alte, per circa 15 minuti, le fiamme dal pannello incendiato. Danneggiata la facciata del palazzo e l’ingresso dell’hotel.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.