Secondo le previsioni, nella prima settimana di giugno la Banca centrale europea provvederà a un taglio dei tassi di interesse. Un provvedimento invocato spesso dal Governo Meloni. La Repubblica, oggi in edicola, valuta una sorta di “altra faccia della medaglia”. In un suo articolo, Carlotta Scozzari, ipotizza un effetto negativo sulla vendita dei Btp.
Questo perché – scrive la giornalista – “ogni riduzione dei tassi tende a comprimere i rendimenti dei titoli di Stato, cosa che per quelli di nuova emissione si traduce in una percentuale minore di interessi fin dal collocamento”. Dunque lo Stato “da una parte risparmia sui costi di un debito elevato rispetto al quale ancora venerdì ha messo in guardia anche il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta” e “dall’altro lato, però, il rischio è che rendimenti inferiori raffreddino l’entusiasmo verso i Btp da parte di famiglie e piccoli risparmiatori.
l’ipotesi è che la raccolta potrebbe ulteriormente risentire dei minori rendimenti indotti dal taglio dei tassi di interesse della Bce. “Eppure il Tesoro – prosegue l’articolo -, per il 2024 così come già per il 2023, ha necessità di battere cassa con i Btp per colmare un fabbisogno statale che continua a drenare risorse. L’anno scorso, il dato ha raggiunto 109 miliardi, quasi 42 in più del 2022. Per farvi fronte, evidenzia Bankitalia, nel 2023 le emissioni nette di titoli di Stato sono cresciute a 100 miliardi, dai 27 dell’anno prima.
Mentre nel Def (Documento di economia e finanza) di aprile, nonostante l’effetto legato alla riduzione dei tassi della Bce, si legge che «nel 2024 la spesa per interessi è prevista crescere, in primo luogo per finanziare un più elevato fabbisogno statale, che determina maggiori volumi in emissione».
A marzo, senza quindi tenere conto dei collocamenti successivi compreso l’ultimo Btp Valore, il Tesoro stimava per la restante parte del 2024 emissioni nette fino a 59 miliardi. Da giovedì la strada per raccoglierli diventerà un po’ più ripida”.
Fonte: La Repubblica